Sulle prime pagine di un libro di Woody Allen c’è la narrazione di un fatto che mi ha riportato alle dinamiche che intervengono quando andiamo a modificare la tecnica di corsa. Woody Allen ha un umorismo fine ed arguto, assolutamente non grossolano e, a tratti, un po’ difficile da comprendere, io lo trovo divertente perché invece di risultare scontato come spesso accade, sorprende sempre ed allena la mente a pensare in modo più ampio.
In breve, il personaggio del libro trova un vecchio amico che ha scoperto un’altra vita da quando ha fatto un certo corso dove ha imparato a librarsi nell’aria a mezzo metro di altezza, questa nuova capacità ha migliorato decisamente la sua vita. Il tal personaggio si iscrive al corso, non è in grado di seguirlo come dovrebbe ma insomma si impegna e qualcosa impara. Torna a casa dalla moglie che lo cercava insistentemente e dimostra che qualcosa ha imparato da questo corso miracoloso: in effetti riesce a sollevarsi di una quindicina di centimetri da terra, non una cosa esagerata ma certamente apprezzabile, il problema è che quando la moglie gli dice di tornare giù lui non è capace e questa è la cosa più grave e comica della situazione: anche con le bastonate continua a fluttuare a quindici centimetri da terra.
Quando andiamo ad intervenire con la tecnica di corsa facciamo una cosa un po’ simile a quella che ha fatto il personaggio del libro di Woody Allen.
E’ molto difficile rompere vecchi equilibri, soprattutto se sono molto consolidati, ma ci si può riuscire e l’instaurazione di nuovi equilibri può anche essere un processo irreversibile, nel bene e nel male. Mi viene in mente quando un osso si è saldato male in seguito ad una frattura, se si vuole risistemarlo bisogna romperlo di nuovo. Un osso saldato male è un equilibrio difficile da rompere anche se magari sconveniente. Se lo risistemi dopo non torni più indietro e c’è proprio da augurarsi che il nuovo equilibrio sia meglio del precedente. Con la tecnica di corsa è più facile agire sui ragazzini perché non hanno vecchi equilibri da rompere e se proprio ce li hanno non devono essere “fratturati” ma semplicemente smontati.
Con la tecnica di corsa lavoriamo sul sistema nervoso, sulle mappe cerebrali, non è come quando andiamo ad allenare il sistema condizionale che è un fatto puramente organico e muscolare. Quando alleni il sistema condizionale basta che stacchi il piede dall’acceleratore che la velocità torna quella di prima. E’ un processo quasi del tutto reversibile che viene tenuto in piedi ed alimentato dal continuo allenamento. Per certi versi è più “costoso” dell’intervento tecnico proprio perché ha continuamente bisogno di essere ripreso altrimenti fa tornare la condizione ai livelli precedenti. Mentre allenando il sistema condizionale dai un messaggio al tuo organismo del tipo “Oggi si fa così”, con l’allenamento tecnico ne dai uno più decisivo ed é “Da oggi si fa così”, è un messaggio che implica l’abbandono della situazione precedente con tutti gli annessi e connessi, tutti i pro ed i contro che ci possono essere.
Somiglia a quella di Woody Allen la situazione perché siamo tutti portati a pensare che fluttuare nell’aria sia una bella cosa, che correre bene sia importante, poi però quando ti accorgi che sai solo fluttuare nell’aria e non sai più tornare giù, che sai solo correre in quel nuovo modo ma non sai più correre come prima, ti domandi se per caso non hai sbagliato qualcosa, se per caso non si stava meglio quando si stava peggio.
E’ facile capire perché il personaggio di Woody Allen che sta a 15 centimetri da terra anche se la moglie gli da le bastonate per farlo tornare giù, si trovi un po’ a disagio, meno facile capire perché uno che ha acquisito uno schema di corsa più valido del precedente dovrebbe lamentarsi se non riesce più a correre come prima.
C’è che si fa fatica a dire in assoluto se uno schema di corsa sia sempre più valido di un altro e la considerazione deve essere riferita non ad un unico contesto ma ad una pluralità di situazioni. Non esiste un’unica buona corsa. L’ideale sarebbe avere un buon alfabeto motorio che consenta di selezionare il tipo di corsa adatta per ogni circostanza. E così per fare l’esempio più banale che ci sia il corridore di 5.000 e 10.000 metri che impara a correre ampio, con tensioni da mezzofondista veloce, potrebbe certamente migliorare il suo record sugli 800 grazie all’acquisizione di quello schema di corsa ma non è assolutamente detto che automaticamente migliori anche nei 5.000 e 10.000 metri come non è detto che in virtù di quel nuovo schema di corsa non sia più facilmente soggetto ad un certo tipo di infortuni che non venivano innescati dallo schema di corsa precedente.
Insomma siamo tutti concentrati a vedere se il cambio di situazione avverrà, se davvero il soggetto saprà librarsi nell’aria, ma siamo poco attenti a capire che nuove situazioni potrà procurare questa capacità. Probabilmente siamo troppo abituati a ragionare con le dinamiche dell’allenamento condizionale dove, sempre che l’atleta non ci rimetta la salute, più marcata è la variazione, più consistente è il miglioramento e più siamo contenti. Ma in quell’ambito facciamo poca fatica a definire cos’è il miglioramento. Quando l’atleta che faceva una fatica terribile a correre a 3′ per chilometro si trova a correre facilmente a quel ritmo, se non si è intervenuti da un punto di vista tecnico vuol proprio dire che ha avuto un significativo aumento delle doti condizionali. Poi dovremo certamente stare attenti agli effetti collaterali di quel miglioramento ma quello non è più un discorso che riguarda lo sport ma la medicina.
Con la tecnica di corsa non è così, uno può anche aver imparato in modo egregio, può esserci il fondista che aveva la tipica corsa trascinata ed economica dei divoratori di chilometri e adesso corre che sembra un ottocentista nato ma non è detto che quella acquisizione sia certamente vantaggiosa. Quello che è certo è che è successo qualcosa e proprio per questo dobbiamo stare molto attenti a capire cosa. Con la tecnica di corsa si va sempre sul pesante anche quando ci sono piccole variazioni, è come se fossimo sempre lì a “rompere l’osso” per riposizionarlo in un modo più corretto. Ma è su quel “più corretto” che dovremo sempre studiare con attenzione, altrimenti rischiamo di fare danni, e dopo la moglie del personaggio di Woody Allen ci bastona…