Le vittorie e le sconfitte ci sono nello sport ma ci sono anche le vittorie e le sconfitte “dello” sport ed è a quest’ultime che voglio accennare brevemente.
Lo sport vince quando diventa strumento di salute e di prevenzione per contrastare molte malattie tipiche del nostro tempo legate essenzialmente allo stress e all’eccessivo lavoro. Perde quando viene altamente medicalizzato come nel carrozzone dello sport spettacolo e comincia ad aver a che fare con troppi protocolli più che con una sana e fantasiosa improvvisazione.
L’etichetta della programmazione sportiva è dura a morire, viene da dire che non è mai stata così bene ed ha fatto un’infinità di danni anche nello sport di base.
Abbiamo bisogno dello sport che fa fede all’etimologia del suo nome ed è davvero motivo di divagazione, di distrazione e di sano distacco dalle innumerevoli attività stressanti, non solo legate alla professione, che caratterizzano la nostra giornata.
Quel tipo di sport non può essere programmato altrimenti casca in contraddizione con sé stesso, deve lasciare ampio spazio alla fantasia, alle emozioni ed ai sentimenti. Negli irreverenti paragoni che faccio fra le questioni sentimentali e le questioni di sport io affermo che lo sport deve essere un amante e non un altro coniuge. Le emozioni che in tante situazioni devono essere controllate, canalizzate e regolate, in modo da poter sopravvivere nella giungla degli obblighi, devono essere lasciate libere nello sport, altrimenti non è un buon amante, non ci aiuta ad affrontare con serenità ed entusiasmo le altre cose della vita. Si dice che a volte il miglior coniuge è proprio quello che ha l’amante, almeno fin tanto che non viene scoperto, proprio perché raggiunge un suo equilibrio ideale e fa di tutto per mantenerlo. Lo sport è proprio così ed ha pure il vantaggio che continua ad andare bene anche quando viene scoperto dal coniuge che non si incazza ma se ne fa una ragione.
Purtroppo una delle sconfitte dello sport è che viene visto davvero come un amante, a tutti gli effetti, e pertanto come una divagazione impossibile, un capriccio al quale un buon padre di famiglia dovrebbe rinunciare ed è questa l’assurdità del nostro tempo. Praticamente ci viene imposto di rinunciare alla salute, perché alla fine si tratta proprio di salute, di prevenzione autentica e tutto tondo, più importante ancora della diagnostica tempestiva, per portare avanti il tran tran dell’ipocrisia legato ad un sistema sociale che si fonda sullo stress, sull’incremento costante del prodotto interno lordo, che è davvero lordo in tutti i sensi, e sul mantenimento di equilibri che sono funzionali solo alla perpetuazione della società dell’iperproduzione.
Lo sport che ci salva da questo tipo di società non è quello dei protocolli medici, dell’integrazione alimentare vista come irrinunciabile per poter fare sport come si deve e non è certamente quello della programmazione esasperata che non lascia spazio alla fantasia. E’ uno sport più naif che libera la fantasia e ci da idee anche per tutto il nostro stile di vita, arrivando a condizionare i rapporti sociali e rendendoli meno inquadrati e funzionali alla produzione.
In una parola lo sport vince quando ci fa bene alla salute, non quando ci mette nelle condizioni di massacrarci con la massima efficienza sul posto di lavoro. E’ uno sport che per certi versi confligge con alcuni aspetti della società ma non per questo deve essere relegato a lusso proponibile solo per pochi. Lo sport non è quasi mai un lusso e se lo è bisogna domandarsi seriamente cosa abbiamo sbagliato nella nostra vita per fare in modo che lo fosse.