Il mondo dei podisti si divide in due grandi categorie: i cosiddetti veloci o “velocisti”, capaci di offrire buone prestazioni sulle brevi distanze, 100, 200 e 400 metri e resistenti o “fondisti” capace di rendere meglio sulle lunghe distanze, 5000, 10.000 metri e Maratona. Esiste una terza categoria di “ibridi”che sono quelli che quelli che è un po’ difficile capire cosa cavolo sono, diciamo che sono sia veloci che resistenti e tendono a dare il meglio di sé su 800 e 1500 metri in atletica. Io ero uno di questi, ho ottenuto discreti risultati sia sugli 800 che sui 1500 ma non ero né veloce né resistente. Ma questo è un altro discorso, è piuttosto complicato e non voglio affrontarlo qui sopra dove tento di essere più semplice e chiaro possibile. Unica cosa per far capire come il mezzofondo sia un po’ più strano della velocità e del fondo: semmai io ero un po’ più resistente che veloce, tanto è vero che i miei risultati migliori li ho ottenuti sugli… 800 e non sui 1500 e allora qui caschiamo proprio in netta contraddizione.
Tornando alle cose semplici, è la genetica a spartirci in veloci e resistenti (e poi, un po’ indecisa, in “ibridi”) ed il test più semplice sarebbe proprio una bella biopsia muscolare. I veloci hanno molte fibre bianche nel muscolo, i resistenti, al contrario, ne hanno una prevalenza di rosse. Questo test ovviamente non lo vuole fare nessuno perché è terribilmente invasivo ed è decisamente meglio fare uno dei centomila test da campo per capire se uno è veloce o resistente in base al rendimento nella corsa, chi ama la bici può farlo in bici, chi il nuoto può farselo a nuoto. Comunque quando uno ha scoperto di essere resistente o veloce lo è in tutto l’ambito dell’attività motoria: è impossibile che sia veloce nella corsa e resistente nel nuoto o ibrido nella bici ma non negli altri sport a carattere ciclico dove van dentro pure sci di fondo, pattinaggio e tutte quelle cose che si prestano ad essere praticate su brevi, medie o lunghe distanze (lo sci di fondo sul breve è un po’ una contraddizione in termini ma poi si sono inventati lo sprint anche lì e così abbiamo inventato anche i fondisti veloci).
Il test che propongo io è molto semplice si basa sulla corsa e dal confronto di due numeri ci da interessanti indicazioni per capire se siamo veloci, resistenti o… ibridi.
L’idea, terribilmente semplice, è quella di correre una prova sui 250 metri in pista ed un’altra, sempre in pista o su percorso piatto, scorrevole e perfettamente misurato, sui 10.000 metri. Queste due prove, in due allenamenti distinti, devono essere corse ad intensità abbastanza elevata, non è detto che deva essere proprio quella massimale ma certamente non deve essere un’ intensità troppo bassa. In ogni caso, cosa molto importante, l’intensità delle due prove deve essere confrontabile. Improponibile confrontare un 250 al massimo con un 10.000 sub massimale o viceversa. Se si risparmia qualcosa su una delle due prove, ed è lecito farlo altrimenti il test risulta molto faticoso e pure pericoloso per chi è alle prime armi e/o in non buone condizioni fisiche, è giusto che questo “risparmio” sia equamente distribuito sulle due prove. La precisione assoluta non è richiesta, se una prova è all’88% e l’altra al 92% pazienza, ma che non accada che una sia al 98% (che è praticamente un’intensità massimale) e l’altra all’80% che non è assolutamente un’intensità massimale.
Sperando che l’atleta abbia questo minimo di sensibilità per capire se è riuscito a correre le due prove con il medesimo impegno a quel punto si possono confrontare i due numeri che, da un punto di vista squisitamente matematico, devono prima essere trattati perché uno, il 250, ha la frazione in centesimi e l’altro, il 10.000, ha la frazione in sessantesimi. Non è questa grande operazione ed i due dati diventano perfettamente confrontabili.
Allora io dico che quando i due numeri si pareggiano l’atleta è il classico ibrido e potrebbe, pertanto, con tutti i se ed i ma, essere proprio un corridore di 800 e/o 1500 metri. Quando la prova sui 250 è sensibilmente migliore di quella dei 10.000 siamo in presenza di un presunto velocista, quando la prova migliore è il 10.000 probabilmente stiamo trattando proprio con un personaggio geneticamente predisposto alle lunghe distanze. Esempi numerici con gli atleti di alto livello. Il super velocista che può andare anche sotto ai 26″ sui 250 ( e stiamo parlando di pochi eletti perché ce la può fare Bolt e qualche suo altro collega di merende ma non molti di più…) si sogna di fare poco più di 26′ sui 10.000 che praticamente sarebbe il record del mondo per il semplice motivo che la natura ha deciso che lui è un velocista e pertanto sui 10 chilometri, se riesce a portarli a termine, farà si e no 40 minuti riuscendo a battere un bel po’ di amatori di 50 anni e più che hanno deciso di dilettarsi sui 10 chilometri, ma certamente non tutti, perché, questa è la cosa curiosa, in genere il velocista puro ha dei seri problemi di resistenza, è praticamente “negato” per gli sport di resistenza. Lo stesso Bolt che, veloce com’è sui 200, dovrebbe fare il record del mondo dei 400 di slancio, solo per la forza di inerzia che gli viene data dai suoi 200 stratosferici, ha già dimostrato più volte di avere qualche problemino sui 400 deludendo chi aveva già pronosticato che lui era il primo uomo in grado di scendere sotto i 43″ sul giro di pista. Praticamente, finita l’inerzia, non va più avanti nemmeno a calci nel sedere perchè per lui il concetto di economia di corsa non esiste e se vorrà provare a fare i 400 ad alto livello dovrà sopportare delle fatiche in allenamento non irrilevanti.
Dall’altra parte della barricata, lo splendido Mo Farah che è probabilmente il diecimilametrista più veloce della storia anche se non ha fatto il record del mondo ma è quello che ha prodotto i finali di gara più brucianti in assoluto va, sì, vicino ai 26′ sui 10.000 se è vero che corre in 27′ anche quando va piano, ma di andare vicino ai 26″ sui 250 se lo scorda assolutamente perché, ad essere generosi, sui 250 riuscirà a correre forse attorno a 28″- 28″5 ma certamente non meglio. Intendiamoci, 28″ sui 250 è comunque un tempo stratosferico, ottima base addirittura per un ottocentista oltre che per un diecimilametrista, ma diciamo pure che tutti i velocisti di alto livello riescono a farlo e negli Stati Uniti se un ragazzo che vuole fare velocità non parte da quella base lo cacciano dal Campus.
Dunque abbiamo scoperto che quello che stupisce di più, nella somma dei tempi, è il corridore di lunghe distanze, ma inequivocabilmente, anche se questo è velocissimo non offrirà un risultato eccelso nella distanza breve in termini assoluti e, soprattutto questo risultato sarà comunque numericamente abbastanza superiore (cioè di valore sensibilmente inferiore) a quello dei 10.000 metri.
Andiamo un attimo sugli ibridi. Può esserci qualche millecinquecentista di valore immenso che riesce a correre i 250 anche in 27″ e mezzo. Però difficilmente questo millecinquecentista riuscirà a correre anche i 10.000 in 27 minuti e mezzo anche se mi viene in mente un leggendario Said Aouità che tale tempo sui 10.000 metri l’aveva proprio fatto. Aouita era un millecinquecentista di tipo resistente tanto è vero che oltre al record del mondo dei 1500 si è preso pure la soddisfazione di essere il primo cinquemilametrista da meno di 13′ della storia. Probabilmente non riusciva a correre i 250 in meno di 28-28″5 anche se pure lui, come Mo Farah era velocissimo.
Gli ottocentisti veri possono arrivare a tempi addirittura vicini ai 27″ sui 250 ma difficilmente corrono i 10.000 metri in meno di mezz’ora. tendono ad essere un po’ più veloci che resistenti e, non a caso, già dai tempi di Rudolf Harbig si diceva che gli 800 sono la più lunga delle gare di velocità più che la più breve delle gare di mezzofondo. Tale cosa era sancita ulteriormente dall’apparizione sulla scena del “Caballo” Juantorena (allora primatista del mondo degli 800, valori “presunti” sul test: 26″ e mezzo o giù di lì e attorno ai 35′ se non peggio sui 10.000) e rimessa in discussione dall’attuale presidente della Federazione Mondiale di Atletica, Lord Sebastian Coe che strapazzò il record del “Caballo” pur non essendo atleta con presunto test molto sbilanciato sulla velocità (28″ o poco meno sui 250, trenta minuti o anche meno sui 10.000 i suoi valori presunti).
Andando sui comuni mortali, l’uguaglianza dei due numeri scopre sempre un atleta abbastanza ibrido, sia esso di medio o di scarso livello. Un atleta che corre i 250 in 33″ ed i 10.000 in 33 minuti è un discreto atleta che si fa fatica a capire che cavolo di caratteristiche abbia. Potenzialmente può essere un millecinquecentista anche da 3’55” come potrebbe semplicemente essere un diecimilametrista con buone doti di velocità. In ogni caso si può dire che è abbastanza equilibrato nelle sue doti di velocità e resistenza. Così come un amatore che corre i 250 in 42″ ed i 10.000 metri in 42′ si può dire che ha un rapporto equilibrato fra velocità e resistenza.
Curiosità un po’ contraddittoria, l’invecchiamento porta normalmente ad un maggior scadimento delle doti di resistenza rispetto a quelle di velocità (che è l’esatto contrario di quello che abbiamo sempre creduto) ma, udite udite, la “moda” delle lunghe distanze fa si che soprattutto in età un po’ avanti siano più i podisti che hanno un “bel numero” sui 10 chilometri di quelli che vantano un buon risultato sui 250. Se è vero che la genetica ci distribuisce equamente ed anzi con l’età tende a danneggiarci di meno come velocisti che come soggetti resistenti è anche vero che la moda ha una sua grande potenza. E così se a vent’anni siamo un po’ velocisti e un po’ resistenti, a cinquant’anni siamo tutti maratoneti perché… la moda è quella. In ogni caso la genetica non cambia, se facessimo una bella biopsia ai 40.000 maratoneti di una grande maratona metropolitana scopriremmo che moltissimi di loro hanno predominanza di fibre bianche e cioè da velocista, alla faccia degli allenamenti di resistenza, ma anche senza nessuna biopsia solo portandoli in pista a fare un paio di prove di velocità potremmo scoprire che hanno doti da velocista più che da maratoneti.
Ed è anche per questo che io mi sono prodigato in questo polpettone stratosferico proponendo un test che contempli misurazione cronometrica di 250 e 10.000 metri. Mentre i 10.000 metri molti maratoneti li hanno provati (e comunque sanno cosa valgono su quella distanza, anche se la ritengono… una prova di velocità!) i 250 hanno addirittura paura a farli. Se avete paura, la prima volta che correte i 250 nella vostra vita state decisamente distanti dal vostro massimale, ma, almeno una volta nella vita, provate a farli! Oppure la vera paura è di scoprire che siete veloci e che sareste portati per gare ben più brevi della Maratona…