UNA PROPOSTA PER LA SCUOLA: L’ACCETTAZIONE DEL MODELLO SPORTIVO ATTUALE

Mi è sempre stato contestato che sulla scuola ho solo critiche e non proposte concrete. Questo atteggiamento nasce dal fatto che vedo la scuola attuale distante anni luce dalla presa di coscienza del problema grave di mancanza di movimento nei nostri ragazzi, in ogni caso in assenza di una qualsiasi politica di considerazione del problema mi va di formulare una proposta concreta.

Premesso che, come ho sempre scritto, la scuola non ha né le strutture, né le risorse economiche e, soprattutto, nemmeno la buona volontà di affrontare il problema ormai cronico e dilagante della mancanza di movimento per i nostri figli, problema che nei paesi evoluti è affrontato proprio dalla scuola, nel nostro Paese, per allinearlo almeno vagamente a quelli più evoluti, sarebbe il caso di proporre almeno un concreto patto di “non belligeranza” nei confronti del sistema sportivo attuale.

In effetti, in mancanza di una programmazione organica ed efficace sullo sport per i nostri figli, si potrebbe almeno tentare di non ostacolare ciò di buono che già, in qualche modo, esiste.

Praticamente io vado concretamente a proporre una valutazione della situazione sul territorio proprio per porre rimedio a quella cosa che più spesso denuncio come intollerabile nell’attuale sistema scolastico: l’ostruzionismo nei confronti delle iniziative del sistema sportivo allestito dall’associazionismo retto sul volontariato.

Non c’è dubbio che tale sistema si regga su iniziative a “spot” che non hanno nessuna regolamentazione e che a volte sono anche di difficile individuazione in un panorama decisamente spontaneo e molto variegato, ma bisogna ammettere che, laddove non arriva l’istituzione, l’associazionismo sportivo spinto dall’entusiasmo di molti volontari prova a metterci una pezza sulle enormi falle lasciate dal sistema scolastico.

Ebbene, come si potrebbe concretamente tentare di evitare questo conflitto che teoricamente non esiste (perché il modello sportivo attuale proprio non è considerato dalla scuola) ma praticamente fa danni inestimabili istigando milioni di adolescenti all’abbandono precoce dello sport per la mancanza di una qualsiasi programmazione in merito?

Si tratterebbe in modo molto semplice di lasciare alle associazioni (anche perché la scuola non ha nemmeno il tempo per fare questa semplice cosa…) l’opportunità di regolarizzare da un punto di vista formale la loro attività mettendo nero su bianco ed inviando comunicazioni scritte alla scuola per segnalare quelli che sono i loro tempi di intervento.

Sia ben chiaro che questa “regolarizzazione” sarebbe meramente di tipo organizzativo nei confronti della scuola fatta solo con l’obiettivo di agevolare la pratica sportiva dei ragazzini e senza nessun intento di regolarizzare in senso lato la pratica sportiva, intento per il quale occorre una legge quadro sullo sport, che probabilmente in Italia verrà approntata non prima dello scadere del terzo millennio.

Praticamente il concetto sarebbe che così come durante l’ora di matematica non puoi fare contemporaneamente anche storia o geografia nell’ora di attività sportiva non puoi assolvere contemporaneamente ad assillanti impegni scolastici che di fatto stritolano e comprimono in modo inaccettabile il tempo libero del ragazzino adolescente e anche preadolescente (problema che riguarda addirittura la scuola primaria di primo grado).

La proposta sembra semplice, razionale e condivisibile e lo è talmente tanto che viene contestata alla base nei suoi aspetti ideologici: non si possono porre ulteriori vincoli ad una scuola che fa già fatica a svolgere i  programmi didattici ministeriali.

Su questo aspetto io non dovrei metterci becco ma rilevo semplicemente che nell’organizzazione attuale della didattica c’è un infiltrazione talmente stordente e fastidiosa (per tutti, per insegnanti ed allievi) di verifiche che se fosse eliminata potrebbe liberare tanto di quel tempo per la didattica da farci stare anche nuove materie di insegnamento. In ogni caso sui metodi didattici non sta a me disquisire e bisogna prendere solo atto in modo coscienzioso che c’è un problema urgente di tutela della salute dei nostri figli (deve certificarlo il Ministero della Salute con una con una circolare al MIUR?) da affrontare considerando la pratica sportiva per il giusto peso che deve avere.

Inutile precisare che se un modello all’americana dove il ragazzo viene promosso  per soli meriti sportivi  nella nostra cultura non è proponibile è auspicabile almeno un sistema dettato dal buon senso dove l’impegno sportivo conta comunque molto e riesce a condizionare in modo decisivo la situazione del ragazzino. Ditemi fino ad ora quanti insegnanti di attività motoria sono riusciti a salvare da bocciatura dei ragazzini che avevano deficit di apprendimento ma potevano vantare un impegno sportivo inequivocabile e facilmente documentabile.

La presa di coscienza del valore insostituibile dello sport per la salute dei nostri ragazzi da parte dell’istituzione scolastica è fondamentale se si vogliono gettare le basi per qualcosa di concreto che potrebbe portarci in futuro magari ad ipotizzare davvero una scuola che si occupa in modo autentico anche dell’attività fisica.

Allo stato attuale delle cose il problema non è nemmeno strutturale, è proprio culturale. Lasciamo lavorare le società sportive nei tempi che sono a loro necessari, mettiamole in grado di documentare il loro lavoro e forse avremo già fatto una mossa concreta e importante per limitare il fenomeno gravissimo dell’abbandono precoce della pratica sportiva da parte dei ragazzini demotivati e stritolati dagli impegni scolastici.