UNA O TANTE TECNICHE DI CORSA?

Per conto mio esistono tante tecniche di corsa quanti sono i soggetti che corrono ma temo che siamo un po’ distantini dal metterci d’accordo su questo fatto visto che ci abbiamo impiegato mezzo secolo per ammettere che come minimo esiste una tecnica del velocista ed una tecnica del corridore di lunghe distanze, ci sono ancora in giro i tecnici che urlano “usa i piedi” ed “alza le ginocchia” e orde di ragazzini si divertono a fare i primi appoggi dello sprint come Marcell Jacobs sperando di correre i 100 in meno di dieci secondi.

Il modello è sempre esistito, come esiste la moda e la tragedia della moda è che è sempre in mezzo alle scatole. Se fosse vera moda durerebbe poco ed invece nella sua essenza non è per niente una moda ma una delle cose più arcaiche della nostra esistenza: continua a rinnovare sempre sé stessa. L’unica moda veramente moderna sarebbe quella di rinunciare a tutte le mode ma di quello non gliene frega niente a nessuno, siamo dei terribili ed incalliti conservatori e ci teniamo tutte le nostre mode con tanto di modelli assurdi ed inopportuni.

Così, adesso per partire bene in uno sprint bisogna partire come Marcell Jacobs, altrimenti sei fuori dai tempi, se parti come Livio Berruti non sei nessuno, al massimo farai 10″2 sui 100 metri sulla terra rossa ma poi la terra rossa non la trovi più da nessuna parte e dunque a che ti serve?

Il buon allenatore non è quello che modifica la tecnica di corsa del suo allievo ma quello che la capisce. Se non la capisce non può modificarla perché non sa nemmeno da che parte cominciare. Se la capisce, più che avere la presunzione di modificarla, ha i numeri per valutare con attendibilità le variazioni su questa tecnica e dunque può capire se eventuali modificazioni della stessa possono avere un effetto positivo o non sono invece un’ inutile forzatura ed una possibile fonte di infortuni.

Variare la tecnica di corsa, soprattutto su un atleta che ha già corso abbastanza, può portare anche a dei vantaggi ma è certamente uno dei più pericolosi fattori di infortunio.

Quando scrivo che per conto mio esistono tante tecniche di corsa quanti sono gli atleti oltre a smontare un ipotetico modello da libro di scuola voglio portare in campo il concetto che se uno corre in un certo modo è perché ha delicati equilibri che non sono frutto del caso ma di una complessa messa a punto di uno schema motorio che ha mille motivazioni diverse alla sua base alcune delle quali anche decisamente incomprensibili. Dire anche semplicemente “Alza le ginocchia” ad un soggetto che ha già sul groppone magari migliaia di chilometri di corsa (un buon master che ha cominciato a correre giovane ne ha tranquillamente 100.000…) è come dirgli “Dimentica chi sei, fai finta di essere un altro…”.

A volte sento terribili dispute sulla corsa di avampiede ignorando il fatto che il soggetto che dovrebbe usare questo avampiede magari porta il 46 di scarpa e gli si chiede di correre come il collega di allenamento che ha il 41. Ho visto dei veri e autentici scarponi che correvano sui talloni correre gli 800 in meno di 1’50” e ho visto atleti decisamente eleganti correre per tutta la prova sull’avampiede gare tristemente concluse sopra i 2 minuti.

Non ho nulla contro il soggetto che corre naturalmente sull’avampiede anche tutta la prova degli 800 (il sottoscritto tendenzialmente correva sull’avampiede solo gli ultimi 300 metri, quando andava bene, dopo aver tranquillamente riposato sui talloni per 500 metri buoni…) ma non è certamente detto che questo atleta sia predestinato a chissà quali risultati solo per il fatto che corre di avampiede così come non è detto che l’ottocentista che appoggia comodamente sul tallone non possa ottenere risultati di alto livello e deva, per questo, cambiare tecnica di corsa.

Insomma il primo quesito che dobbiamo porci quando trattiamo di tecnica di corsa non è cosa sbaglia l’atleta ma cosa sbaglia il tecnico perché se c’è qualcosa che non va nove volte su dieci è il tecnico che non riesce a capire la tecnica di corsa e non l’atleta che corre male.

E’ su quel corre male che ci giochiamo l’equivoco e dovremmo pensare se è “male” perché è poco bello da vedere o se è male perché è poco funzionale.

In quest’epoca di lustrini, di palestre in vetrina, dove è quasi più importante farsi vedere che fare attività fisica per divertirsi e stare bene, si è creato anche un modello di corsa del frequentatore di palestra. Avete mai visto come corrono quelli che frequentano le palestre private senza praticare uno sport ben preciso? Non ce n’è uno che sappia correre in modo decente, Eppure sono tutti molto eleganti da vedere e chi non ci capisce un cavolo di corsa dice: “Guarda come corre bene quello, si vede proprio che va in palestra…”. Ed in effetti si vede proprio che vanno in palestra perché corrono tutti in modo molto antieconomico, certamente elegante ma non funzionale e usando un aggettivo orribile in modo molto “muscolare” perché generalmente questi soggetti hanno masse muscolari ipertrofiche e non è che quando corrono possano lasciarle a casa.

Dunque anche li c’è un modello di corsa universalmente accettato che è quello del frequentatore di palestra che sarà anche bello da vedere, di moda, ma non è per nulla razionale, prova ne sia che chi corre davvero veloce non corre certamente così.

Io ritengo che ognuno deva pensare alla sua corsa che sia bella o meno da vedere (che poi anche lì il giudizio è soggettivo, a mio parere, per esempio era molto gradevole da vedere la corsa di Gelindo Bordin, altri dicevano che era una forza della natura perché riusciva correre a 3′ per chilometro con una tecnica di corsa da centochilometrista…). Poi è chiaro che ogni tecnica di corsa è perfettibile e anche senza che non ce lo dica nessuno continuiamo a modificare giorno dopo giorno la nostra tecnica di corsa se non altro perché cresciamo o invecchiamo e pertanto non siamo mai uguali a noi stessi del giorno prima.

Insisto nel dire, però, che dobbiamo meditare attentamente sull’opportunità di modificare la tecnica di corsa di un certo soggetto solo perché corre in un modo strano che si fa fatica ad inquadrare secondo certi canoni classici dello stile di corsa. La partenza di Marcell Jacobs va certamente bene per Jacobs ma quando la vedo imitare dai ragazzini mi fa terribilmente ridere e mi attenderei che il loro tecnico dicesse “Bene adesso corri come sai correre tu invece di fare l’imitazione di Jacobs..” Ma non è così perché molti tecnici purtroppo sono convinti che per fare meno di 10″ sui 100 bisogna correre come Jacobs. Ognuno ha le sue convinzioni.