Stanotte ho sognato il prof. Bragagnolo, mitico direttore dell’Isef di Verona che a fine anni ’80 era diventata una delle strutture più all’avanguardia di tutta Europa nello studio del movimento.
Come in tutti i sogni c’erano delle incongrenze. Per esempio che ero a bordo della sua famosa Alfa Romeo GT Junior che ha tenuto per un gran numero di anni ma evidentemente eravamo collocati un po’ stranamente nel tempo nel senso che lui aveva proprio l’aspetto di quel tempo ma entrambi avevamo le consapevolezze di adesso e lui, per misteri che solo i sogni sanno spiegare, aveva pure ulteriori consapevolezze maturate nel periodo ormai più nemmeno tanto breve dalla sua dipartita. Io nel mio farfugliare ero terribilmente attuale tanto è vero che stavo parlando proprio di ciò che andrò a scrivere adesso.
Premetto che mi sono addormentato pensando già a parte di ciò che voglio scrivere ma specificamente non avevo immaginato a ciò che potesse pensarne il compianto prof. Bragagnolo.
Sulla sua GT Junior, lui in perfetta forma fisica io con le spalle un po’ incriccate come sono in questi giorni, esordisco perentorio: “Professore, mi spiace perché lei è un professore (per me lo è sempre stato) mentre io mi sento ancora uno studente ma mi tocca dirle che stasera scriverò un articolo sul quale affermerò che questa scuola è fatta per i professori e non per gli studenti.” Lui non reagisce e quando non reagiva era già buon segno perché voleva dire che come minimo era incuriosito di quanto gli stavi raccontando, se aveva qualcosa da obiettare non ti faceva certamente attendere molto.
Vado avanti ed in un modo che sembrava più realtà che sogno (talvolta nei sogni mi rendo conto che sto sognando e non pongo quesiti al mio interlocutore, soprattutto se non è più qui fra noi, per non far svanire il sogno…) e polemicamente chiedo: “Ma lo vede con che faccia vanno a scuola i ragazzi?” La mia convinzione è talmente forte che sono lì ad attendermi una risposta del tipo “In effetti la situazione è peggiorata ulteriormente…” invece lui annuisce con un sorriso senza proferire parola.
Allora proseguo: “Voglio scrivere un articolo sul quale dico che è necessario cambiare la scuola perché i ragazzi non hanno più tempo per fare sport e questa è già una scusa più che sufficiente ed importante per mettere mano a questa scuola che è ferma immobile, paralizzata nelle sue dinamiche secolari. Ma il vero obiettivo non è solo lasciare spazio allo sport e dunque snellire l’orario scolastico che è troppo gravoso e pure contenere il tempo dedicato allo studio che si sta dilatando sempre più in tutti i tipi di scuole, bensì stravolgere completamente l’impostazione di questa scuola che com’è adesso serve solo a supportare questo tipo di società e non ha la minima ambizione di volerla cambiare. L’obiettivo finale, decisamente rivoluzionario, è quello di riuscire a cambiare la società facendo partecipare attivamente alla vita sociale e politica i giovani come ormai non avviene più da troppo tempo”.
Il profe, che non era certo un sessantottino, continua ad annuire ed ammette che per il solo fatto che questa scuola non riesca a lasciare abbastanza spazio per lo sport dei giovani vuol dire comunque che c’è qualcosa che non quadra. Pertanto l’articolo che ho intenzione di scrivere ha una sua motivazione logica e mi da la sua benedizione eterna.
E’ chiaro che lui era d’accordo solo su alcune cose che volevo scrivere e non su tutto il senso della pappardella che devo ancora sviluppare, ma per cose che, proprio perché sono sogno, si fanno fatica a spiegare vi dico che era stranamente d’accordo sul fatto che è arrivato davvero il momento di mettere mano a questa scuola arcaica e che ciò avvenga per protesta da parte dei giovani o per magnanima elargizione da parte degli adulti, poco cambia, il momento è maturo.
Adesso io ho voglia di spararle talmente grosse che poi il prof. mi apparirà di nuovo in sogno dicendo “Hai esagerato…” comunque sappiate che mi sono sognato che pure lui era d’accordo sul fatto che questa scuola non funziona più e penso che lo sarebbe stato davvero se solo fosse campato qualche anno di più.
Io dico che bisogna partire dallo sport per cambiare la scuola e per cambiare la società perché l’obiettivo ultimo è trasformare il caratteristico “Le faremo sapere” al quale sono condannati tutti i giovani italiani che restano in Italia in un più strano “Vi faremo sapere” dei giovani italiani all’attuale classe dirigente che ha clamorosamente fallito e non ha il coraggio di ammetterlo. Il fallimento dell’attuale classe dirigente è sotto gli occhi di tutti, è una classe dirigente che ha lavorato solo per gli interessi dei ricchi impoverendo una fetta troppo grossa di popolazione e riuscendo a mantenere il consenso popolare solo grazie a sofisticati metodi di controllo dell’informazione. E’ comunque una classe dirigente bollita, incapace e che non ha nessuna possibilità di sanare gli incredibili squilibri sociali che ha prodotto. Che questa classe dirigente abbia anche il potere di controllare la scuola impedendone una sacrosanta evoluzione e che i giovani possano finalmente occuparsi di politica diventandone protagonisti è una cosa inammissibile.
Il problema centrale è proprio questo. I giovani non si occupano di politica, ne sono completamente fuori, a scuola non se ne fa ed il primo passo per cambiare è proprio quello di cominciare a far politica a scuola per portare avanti le istanze degli studenti che devono essere importanti come e più di quelle dei professori visto che istituzionalmente la scuola è concepita per preparare gli studenti e non per dare lavoro ai professori.
Una scuola asettica che ti porta a subire senza protestare i soliti colloqui che finiscono con “Le faremo sapere” non è una scuola al passo con i tempi perché serve un mondo del lavoro che non funziona più. Una scuola che forma davvero i giovani li rende più capaci di svincolarsi da tali logiche ed una gioventù che dichiara ai vecchi dirigenti “Vi faremo sapere” è l’unica che può dare speranze per una società migliore.
E’ chiaro che questa scuola è una scuola fastidiosa e non si sa nemmeno da che parte farla partire. E’ una scuola che mina fortemente alcune certezze dei professori che si trovano improvvisamente e reinventare il loro ruolo non più protetti dalla scuola delle verifiche e dal voto che sostiene una falsa meritocrazia fondata solo sulla capacità di adeguarsi invece che sul vero merito.
Lo sport è la miccia, lo strumento è la scuola, l’obiettivo finale è migliorare la società e sostituire la cultura dell’efficientismo, del danaro con quella della solidarietà.
Se vogliamo, oltre che un problema culturale è un problema religioso. Io che mi sono sempre dichiarato per una Chiesa tollerante e poco legata ai dogmi mi scopro più bigotto dei bigotti. Deve esserci un’informazione base che deve guidare tutto il sistema di apprendimento ed è quella che la solidarietà sociale deve prevalere sulle esigenze di arricchimento. Se il PIL diminuisce non è un dramma se gli squilibri sociali vengono mitigati e anche se siamo tutti più poveri perché non abbiamo servito l’economia come dovevamo servirla non crepiamo tristi perché abbiamo perso il lusso se abbiamo un’organizzazione sociale che ci permette di sostenere dignitosamente tutti. Questo tutto sommato è un pensiero di stampo comunista ma non è per niente detto che deva provenire da forze politiche di sinistra. Destra o sinistra c’è bisogno di politiche fatte per la povera gente e non per il mantenimento della classe dirigente bollita. Alla stessa stregua c’è bisogno di una scuola per far crescere con sani principi gli studenti e non solo per dar da lavorare ai professori.
In tutto questo pare che lo sport non c’entri nulla ed invece può partire proprio tutto da lì perché un errore madornale della scuola attuale è di essere troppo soffocante (proprio come il mondo del lavoro e si direbbe quasi per preparare ad un lavoro che sarà peggio della scuola…) e dunque di non concedere abbastanza spazio per la pratica sportiva. La stessa pratica sportiva che poi è un lusso anche per gli adulti perché “Non c’è tempo per praticarla”.
La rivoluzione che parte dal basso è una rivoluzione non violenta senza cassonetti bruciati e dove del prezzo della benzina non ce ne frega proprio niente perché se tutto funziona come deve funzionare la benzina non ci serve proprio più. E’ chiaro che c’è tutto un mondo intorno che spinge in direzione opposta e così se un giovane va in televisione a reclamare che deve essere potenziato il trasporto pubblico perché è l’unico sistema per liberarsi dalla schiavitù dell’auto viene preso per pazzo utopista e come un criminale che vuole affossare l’economia italiana.
La lotta fra potere del danaro e forza delle idee per vivere meglio è una lotta attualmente a favore del sistema del danaro supportato da una politica chiusa che fa il verso a sé stessa e da una diffusione della corruzione che è radicata a tutti i livelli. E’ possibile che tali equilibri cambino, io dico che la scuola in questo può essere fondamentale, chiaramente non questo tipo di scuola ma una scuola diversa, meno schiava del mondo del lavoro. Forse una scuola più bigotta dove la religione ed i principi morali pesano di più.
Non c’è bisogno di sconfinare nel fanatismo religioso per voler cambiare questo tipo di scuola, anzi io dico che ci si può provare partendo da qualsiasi religione, basta che non sia quella del dio danaro che anche se non hanno il coraggio di chiamarla religione è quella che fa più proseliti e che sta comandando attualmente.