Ci sono più sistemi per rilevare i tempi di frazione dei singoli frazionisti nella staffetta 4×400.
Il più banale, istintivo ma soggetto a clamorosi errori di valutazione, è quello di prendere il passaggio del testimone. In questo modo misurando la distanza effettiva che l’atleta ha corso con il testimone in mano viene fuori che il primo ha corso 395 metri il secondo, che so, 406 il terzo, faccio per dire 399 metri, l’ultimo 400 metri esatti. E’ chiaro che se non teniamo conto di questa cosa ipotizzando che gli atleti abbiano corso tutti e quattro allo stesso ritmo rischiamo di attribuire per esempio a secondo frazionista un tempo superiore a quello del primo di circa un secondo e mezzo anche se hanno corso proprio allo stesso ritmo. E’ chiaramente un errore grossolano e non accettabile se si vuole avere un’idea abbastanza precisa del rendimento dei vari atleti.
Un metodo abbastanza preciso per evitare questa differenza di distanze è quella di fregarsene del vero passaggio del testimone e di misurare il tempo quando passa il testimone sulla riga dei 400 metri. In questo modo avremmo quattro frazioni uguali ma avremo che per esempio la prima frazione è composta da 390 metri dell’atleta “A” e dieci metri dell’atleta “B”. Non è una cosa molto grave se non fosse che nel computo del tempo dell’atleta “B” può finire sia il cambio fra “A” e “B” che, malauguratamente parte del cambio fra “B” e “C”. In tal modo va a finire che eventuali cambi poco fluidi pesano sul computo di un solo frazionista e nulla su quello del successivo.
Per evitare questo inconveniente si può semplicemente stabilire di attribuire il primo cambio al secondo frazionista, il secondo al terzo frazionista ed il terzo cambio al 4°. Come si fa? Molto semplice. Si rileva il tempo (dell’atleta a questo punto più che del testimone, ed è pure più preciso anche da questo punto di vista perché ala fine è l’atleta a tagliare il traguardo e non il testimone…) ai 390 metri, ai 790 metri, ai 1190 metri e alla fine, ovviamente. In questo modo siamo sicuri che su ogni atleta graverà il peso di uno solo cambio e, mal che vada, sarà quell’unico cambio a peggiorare di poco la prestazione. Ovvio che occorra poi una rielaborazione del tempo di primo e quarto frazionista e, più precisamente, lo sconto di 10 metri da togliere al tempo del quarto andrà ad aumentare il tempo del primo. Prendere per quei 10 metri il tempo medio di gara non sarà certamente errore grave considerando che pochi centesimi di secondo possono essere trascurabili quando con altri sistemi andiamo a rischiare errori che possono superare anche il mezzo secondo.
Domanda banale: “Ma come fai ad essere sicuro che in questo modo prendi i danni di un cambio solo?” Semplice: per regolamento prima dei 390 , dei 790 e dei 1190 non può iniziare il cambio dei rispettivi frazionisti e pertanto quella è una certezza.
Sono piccole fesserie alle quali ci si pensa poco eppure possono semplificare il modo per analizzare la prestazione dell’atleta, poi è chiaro che una staffetta 4×400 che è una delle gare più affascinanti dell’atletica presenta un sacco di variabili e così ci sarà l’atleta che si è fatto più seconda corsia di altri, quello che è stato tenuto all’esterno dall’avversario, quello che si è preso la ventata in un certo punto e pure quello che ha fatto tattica perché molto spesso battere l’avversario è più importante che cercare il crono. I 400 metri corsi in un’unica corsia sono certamente diversi da quelli corsi su 8 corsie e di questo se ne accorge subito anche il secondo frazionista che molte volte nel raccordo fra corsia e corda è indeciso se accelerare o rallentare un attimo per sfruttare la scia. Ogni decisione può essere valida o sbagliata a seconda di cosa succede dopo. Non esistono regole e molte volte decide l’istinto dove anche una curva corsa scandalosamente tutta al largo talvolta può rivelarsi una scelta azzeccata se in rettilineo finale accadono cose che magari erano difficili da prevedere. Per certi versi trattando di squadre di valori simili la 4×400 molto spesso è anche un po’ un terno al lotto. Se invece i valori in campo sono molto diversi allora l’aspetto tattico conta poco e l’atleta di testa può pure controllare con una certa calma e fiducia quanto avviene dietro. Il caos dei cambi è un inferno per chi lotta con atleti di pari valore. Per chi è, decisamente forte c’è la tranquillità di cambi fatti in solitudine. Anche per chi va molto piano, anche se è un’amara consolazione…