L’articolo di ieri ovviamente è stato inteso come una presa in giro, una provocazione. Il massiccio impiego del cargo bike, uno dei mezzi di trasporto del futuro, uno dei migliori alleati nella lotta all’inquinamento, è stata ritenuta una presa in giro, è chiaro che tale atteggiamento provocherebbe ingorghi incredibili nelle nostre città rigorosamente tarate sul fatto che la maggior parte delle persone si muovono in auto ed una ristretta minoranza in bici, a piedi e/o in autobus.
Allora, visto che ieri si è terminato il G20 e con tante parole belle (mi sembra un po’ troppo pericolosamente simili al famoso “bla, bla, bla” di Greta) si è parlato di anno 2050, io proporrei che da domani si applicasse in tutte le principali città italiane la regola di buon senso del metro e mezzo di distanza per superare i ciclisti. E’ una regola di buon senso che dovrebbe essere applicata in tutto il mondo, nelle città e nelle campagne, a prescindere dalle arretratezze di alcuni adeguamenti normativi che sembrano arrivare un po’ troppo in ritardo per motivi che viene il sospetto che non siano del tutto casuali.
La regola del metro e mezzo è una regola di buon senso e nessun automobilista verrà mai sanzionato per averla applicata anche dove non prevista da un codice della strada arcaico.
Perché questo passo indietro sulla questione “Cargo Bike”? Perchè i grandi parlano del 2050 ed è questo che ci fa capire che bisogna iniziare domani mattina, martedì 2 novembre 2021, senza aspettare il 2050. E allora arretro un momento sul cargo bike perché è ancora poco diffuso. In effetti un cargo bike fatto in casa può costare anche 150 euro perché ci sono 100 euro di bicicletta usata e almeno 50 euro di carriola da attaccargli dietro. Se poi lo vogliamo elettrico perchè perdalare con il cargo bike è pure impegnativo ci tocca spendere, sempre per averlo usato, almeno 500 euro perché ci sono 400 euro di bici elettrica usata e 100 euro di carrellino. Non ne parliamo di chi ha la necessità di fare lo snob. Il cargo bike modello risciò, quello che ti consente di trasportare anche la nonna al coperto, o i bambini, o il cane pure di grossa taglia e si alimenta pure con l’energia solare, può arrivare a costare anche 8.000 euro perché siccome ne producono pochi è ancora un prodotto di lusso. Una cifra improponibile anche per i nababbi che spendono circa 50.000 euro per vetture perfettamente inquinanti, cosa vuoi che tirino fuori 8.000 euro per un mezzo che non inquina niente e non sgomma nemmeno.
Pertanto il cargo bike potrà essere la soluzione del futuro ma non per domani mattina 2 novembre 2021.
Ecco, io, invece, per domani mattina proporrei molto semplicemente che venisse applicata sistematicamente la regola del metro e mezzo nei sorpassi nei confronti della bici che è una regola di buon senso a prescindere da ciò che viene costantemente controllato sulle nostre strade (essenzialmente i divieti di sosta perché per guida pericolosa non viene mai multato nessuno, eppure la maggior parte degli incidenti avvengono proprio in seguito ad un comportamento di guida pericolosa).
Questo 2 novembre passerebbe alla storia come il giorno della rivoluzione del blocco del traffico su tutto il territorio e la sera i telegiornali non parlerebbero d’altro. Ovviamente tutti penserebbero che è successo qualcosa si grave tipo il raddoppio del prezzo del gasolio e nessuno penserebbe che è semplicemente stata una mossa di civiltà per fare sulle strade ciò che gli amministratori non hanno il coraggio di mettere nero su bianco.
Gli obiettivi per contenere i cambiamenti climatici al 2050 sono una presa in giro. Qui bisogna iniziare domani mattina e bisogna iniziare dalla cose che si possono fare subito non dalla dismissione dei siti che producono carbone. Se superi un ciclista ad un metro e mezzo di distanza devi attendere che sulla corsia di lato non passi nessuno. Ciò equivale a dare costantemente 24 ore su 24 una corsia di due metri e mezzo ai ciclisti in tutte le strade dove non esiste la pista ciclabile il che vuol dire sulla maggior parte delle strade italiane. A quel punto si blocca il traffico. O meglio continuano ad andare solo le bici ed il traffico si può sbloccare solo nel momento in cui una ventina di milioni di italiani, quelli che lo possono fare perché sono in salute e non hanno nessun impedimento fisico, decidono di andare in bicicletta. A quel punto si risblocca anche il traffico automobilistico, rigorosamente rallentato e sanzionato nei comportamenti pericolosi ma che può comunque tornare a funzionare perché con la metà dei veicoli in circolazione lo spazio si trova anche per loro.
La rivoluzione delle biciclette è la più grande delle rivoluzioni, altro che quota 100 e reddito di cittadinanza, un vero cambio dell’economia e dello stile di vita. E’ la protezione della nostra salute ad imporcela. Per motivi di salute non si è esitato a bloccare in casa 60 milioni di italiani, non vedo perché per gli stessi motivi non di possono bloccare in garage 20 milioni di autovetture. E’ chiaro che l’economia cambia, ma chi l’ha detto che questo tipo di economia funziona?