Se il trasporto pubblico è efficiente e funziona bene la gente cammina di più. Può apparire un curioso paradosso questo ma è presto spiegato da un’osservazione semplicissima: laddove il trasporto pubblico è efficiente la gente usa di meno l’automobile perché è incoraggiata a rinunciare all’auto. Il trasporto pubblico costringe a camminare un po’ anche dove è molto efficiente, l’automobile invece costringe a camminare solo dove i parcheggi sono veramente inesistenti cosa che, anche se reclamata da molti cittadini, non è mai reale.
In effetti per incentivare la gente ad utilizzare il trasporto pubblico si potrebbero semplicemente eliminare molti parcheggi che deturpano le nostre città e mettere i pochi che restano a prezzi impopolari ma tale mossa sa di presa in giro se prima non viene potenziato il trasporto pubblico. Possiamo ragionevolmente costringere la cittadinanza ad usare di meno l’auto solo dove ci si può spostare senza molti disagi con i mezzi pubblici. A quel punto davvero si potrebbero diminuire in modo drastico gli stalli per le auto lasciandoli a disposizione praticamente solo per i disabili e per i residenti senza parcheggio.
Tale mossa politica ad alto impatto è molto onerosa in modo diretto per almeno due motivi: le casse comunali ne soffrono per i minori introiti incassati con i parcheggi e per potenziare in modo efficace il servizio pubblico occorrono veramente investimenti consistenti che poi sono ad alto rischio perché non è detto che la popolazione, calcificata su abitudini secolari, reagisca positivamente al cambiamento in tempi brevi.
I costi indiretti sono ancora più considerevoli e sono quelli per i quali praticamente in tutto il nostro paese si sonnecchia su tali politiche. L’industria automobilistica ne subisce indubbiamente un gran danno e anche i consumi di petrolio calano in modo considerevole. In un’economia dove queste due voci sono ancora molto importanti, turbare questi equilibri non fa piacere a nessuno.
Purtroppo un conto economico reale va fatto anche considerando i danni patiti dall’immobilismo in tal senso e se questi, pur se mascherati, sono superiori ai pur esorbitanti costi di una vera rivoluzione verde bisogna anche prendere in considerazione l’ipotesi di una rivoluzione senza precedenti.
Ogni cittadino spende mediamente un paio di migliaia di euro in costi sostenuti per la mobilità privata ogni anno. Non sarebbe certamente disposto a spenderne altrettanti per la mobilità pubblica. C’è da considerare che ogni cittadino rischia di costare alla comunità cifre simili se non migliora la sua salute grazie a politiche che possano concretamente migliorarla.
Anche li si tratta di rivoluzionare un sistema complesso. E’ un sistema che prevede che il cittadino possa costare molto in termini di assistenza sanitaria tanto è vero che il sistema sanitario nazionale ha un bilancio che supera ampiamente i 100 miliardi l’anno che, guarda a caso, è la cifra che più o meno la popolazione italiana investe per muoversi con il mezzo privato.
Sembra quasi che il cittadino italiano paghi con l’automobile la sua costosa assistenza sanitaria.
E’ un sistema certamente difficile da scardinare ma che non può essere accettato nella sua falsa ineluttabilità. Non si può dire che il cittadino italiano deva ammalarsi per beneficiare di un sistema sanitario molto oneroso. Pare che non ci siano all’orizzonte, economico e tanto meno politico, soggetti in grado di lanciarsi in una colossale manovra di cambio dei costumi. Può essere solo la popolazione che pian piano prende consapevolezza di tali questioni e a quel punto non ci sono santi che tengano perché il cambiamento sarà obbligato. E’ un peccato che deva avvenire in modo affannoso per porre rimedio ai danni devastanti alla nostra salute e al nostro ambiente che sta creando la civiltà del petrolio.
Forse la vera guerra già innescata, silente ma inarrestabile, è quella che stiamo conducendo al petrolio in tutti i paesi del mondo. Ed è certamente una guerra mondiale che sta provocando molte vittime.