SUI GRUPPI

Non voglio trattare dei famigerati gruppi sui social, anche se potrei partire proprio da quelli per un discorso di carattere generale, ma non sono certamente il soggetto giusto per discutere dei gruppi “social”.

Non ho “uozzap” e lo scrivo così perché già doverlo scrivere in inglese mi da fastidio, visto che ho studiato solo spagnolo e tedesco. Probabilmente il fatto che abbia studiato solo spagnolo e tedesco già mi inquadra un po’ su come posso pensarla sui gruppi.

Sui gruppi social posso scrivere solo una cosa. Io ero abituato al telefono, quello con il filo e con la cornetta, che se stavi al telefono tanto pagavi pure tanto e quindi telefonate brevi per non far aumentare la bolletta. Telefonate brevi e preferibilmente concentrate nell’orario pasti perché negli altri orari è difficile trovarmi. Nell’orario pasti a me che ti chiedo di farle in quell’orario e pure agli altri che so di trovare in quell’orario, salvo che espressamente non mi dicano di telefonare in altro orario e allora mi faccio un appunto scritto per ricordarmi di telefonarti in quell’orario. In questo modo ho sempre trovato tutti e tutti trovavano me.

Adesso nessuno ti risponde più al telefono perché ci sono i gruppi. Ma io devo telefonare a te, non al gruppo, devo dire una cosa a te, non al gruppo.

Se dico una cosa a te il linguaggio non è lo stesso che uso con il gruppo perché il linguaggio è altamente specifico e anche che sia italiano, spagnolo, tedesco o dialetto quello che uso con Caio non è quello che uso con Tizio perché diverso è il tipo di comunicazione con i due soggetti. Per scrivere questa cosa che mi ha fatto spendere un sacco di parole in un testo generico indirizzato ad un ipotetico gruppo (il gruppo dei miei lettori) con un certo mio amico avrei semplicemente potuto usare poche parole in dialetto e pure un po’ volgari per giungere all’obiettivo, fors’anche con più efficacia.

L’articolo non è sul telefono ma sui gruppi ed ho già messo a fuoco il problema. Qualsiasi gruppo, per piccolo che sia, pone un problema di comunicazione, la necessità di adottare un linguaggio comune per poter informare l’intero gruppo. Questa cosa in due o comunque in una ristretta minoranza di soggetti con uguale linguaggio in tutti i sensi (dove per linguaggio in realtà intendo qualcosa di più complesso del linguaggio) non esiste.

Il problema del linguaggio destinato ai gruppi piuttosto numerosi è che per la necessità di non escludere nessuno, deve essere piuttosto semplice, così perde inevitabilmente di precisione. In sintesi, comunicando con i “gruppi” ed all’interno di un gruppo un certo tipo di comunicazione diventa semplicemente impossibile senza rischio di fraintendimenti. Ed è il problema del nostro tempo dove la necessità di comunicare con tutti finisce per impedirci di comunicare in modo preciso con chiunque. Il linguaggio si è impoverito e non riusciamo proprio più a comunicare. Siamo soli in mezzo ad una marea di gruppi.

‘Mo sbarco sui gruppi non telefonici, i “mega gruppi”.

In questi giorni la mia città è invasa dagli scout, una marea immensa. Avevo visto gli Alpini ed erano tanti ma gli scout fanno più paura.

Forse scrivere fanno più paura è sbagliato. Gli Alpini non facevano paura. Al limite bevono un po’ ma non spaccano vetrine ed hanno la balla controllata perché essendo un gruppo sono fortemente controllati dai capi.

Gli scout un po’ paura la fanno ed un po’ scherzo ed un po’ no. Fanno paura perché fanno tutti le stesse cose, ancora di più degli Alpini. Metti che uno dia di matto, se tutti gli altri gli vanno dietro cosa succede? Ho toccato un tasto grossissimo ed ho citato la Storia perché questa è la storia. In tutte le nazioni, a tutti i livelli (non solo nel nazismo, anche qui da noi ed in ogni luogo quando si segue ciecamente un capo che ha la pretesa di guidare tutti) abbiamo fatto delle grandissime stronzate quando abbiamo seguito in modo acritico qualche illuminato che poi si è scoperto che non era troppo illuminato ed invece su certe cose ci vedeva molto male.

I grandi gruppi fanno male allo spirito critico. A mio parere abbastanza assente nella scuola che è un gruppo ben più grande di quello degli Alpini e pure di quello degli Scout. Se nella scuola seguiamo solo un capo e le sue linee di insegnamento non c’è possibilità di apprendimento, non c’è possibilità di crescita ed è quello che sta avvenendo attualmente nella scuola italiana che è un grande parcheggio e non a caso se si propone di iniziare le lezioni ad ottobre anziché a metà settembre ci sono i genitori che insorgono perché non sanno dove parcheggiare i figli. La scuola è quell’accidenti che ti tiene parcheggiati i figli fin che non diventano grandi. Ma se sono solo parcheggiati lì come fanno a diventare grandi? Potranno diventare ubbidienti, capaci di rispettare tutte le regole del parcheggio ma è difficile che diventino grandi, è difficile che imparino a cambiare il mondo perché non imparano nulla in tal senso, anzi imparano ad accettarlo proprio così com’è. Allora vengono fuori i giovani tipo “Ultima generazione” che non sono capaci di contestare perché non sanno nemmeno da che parte cominciare, che vengono costantemente presi in giro dalla classe dirigente e fatti passare per criminali che bloccano le ambulanze. L’incapacità di contestare in modo efficace e non violento da parte di questi giovani è la cartina al tornasole del funzionamento della scuola italiana. Questi non sono proprio allenati a far valere i loro diritti e quando lo fanno lo fanno in modo goffo rischiando di sembrare violenti, anche se violenti non lo sono.

Il difetto di comunicazione che ci perseguita probabilmente attecchisce molto bene nei grandi gruppi. Allora non dico di perseguitare i gruppi perché ogni coercizione non ha senso e i vari gruppi hanno tutto il diritto di sopravvivere, pure quelli che si spendono integralmente per la sopravvivenza della foca monaca, ma è opportuno vegliare sugli effetti collaterali sociali di questi gruppi perché se l’intento è quello di uniformare i comportamenti per tenere ulteriormente ingessata la società del controllo allora è proprio il caso di dire che si è più in compagnia ed efficaci in due o tre che in centomila. Buon gruppo a tutti ma non rinunciate mai ad esprimere le vostre opinioni anche se il gruppo è molto numeroso, tanto ci sarà sempre qualcuno che non vi capirà anche se siete in pochi. Questa cosa è decisamente fisiologica e non deve spaventare, come nemmeno gli scout, del resto.