SPORT SOCIALE E SPORT DELL’ECONOMIA DI MERCATO

Ho sempre fatto il tifo per lo sport sociale anche se devo ammettere che non è trasparente come quello dell’economia di mercato ma sono convinto che sia quello che può fare davvero bene alla salute della cittadinanza e sono convinto anche psichica oltre che fisica anche se dimostrare questo non è per nulla facile.

Lo sport dell’economia di mercato risponde ad una logica molto semplice, trasparente, cristallina: segue i flussi finanziari e promuove un  movimento dell’economia di mercato che deve viaggiare a prescindere dalle finalità che può prefiggersi lo sport. Questo sport obbedisce alle leggi del mercato e non ci sono altri fini, altri obiettivi nascosti più o meno apprezzabili. Il problema è che dichiaratamente uno sport così non si prefigge l’obiettivo di migliorare la salute generale dei cittadini e si arriva al paradosso che un certo tipo di sport promosso dall’economia di mercato invece di diffondere attività fisica diffonda sedentarietà: è lo sport spettacolo che serve a far funzionare le televisioni e quindi il sistema della pubblicità. Che il prodotto da vendere siano calzature sportive per la pratica dell’attività fisica di tutta la popolazione oppure televisioni o automobili o telefonini, l’importante è che qualcosa si venda, non c’è scritto da nessuna parte che deva passare un messaggio di utilità sociale e si è arrivati a passare addirittura la pubblicità delle medicine che penso che sia una delle cose più aberranti ed insulse del sistema dei consumi.

Tutto questo è alla luce del sole, lo vedono tutti, la gente non ci fa nemmeno caso ed i più trovano del tutto normale che sia così. In ogni caso ci sono pochi misteri, contestabile o meno è un meccanismo abbastanza semplice.

Cosa molto più complessa è lo sport sociale che per conto mio è comunque trasparente anche se ha finalità molto più complesse. Con lo sport sociale si vuole “drogare” la popolazione con una droga che fa bene alla salute (lo sport per tutti) e che comunque ha la finalità di mantenere la popolazione tranquilla,  rilassata e poco incline alla contestazione sociale. “Panem et circenses” si applica molto meglio allo sport per tutti praticato sul campo che non allo sport visto per televisione anche se il concetto originariamente era nato proprio per spiegare questa seconda logica.  Anche lo sport visto per televisione è una droga ma è una droga che a lungo andare rimbecillisce e non provoca benessere sociale. La droga dello sport per tutti è una finta droga perché in realtà è una cosa che fa davvero bene alla salute e che abbia un effetto tranquillizzante sulla popolazione è pur vero ma su questo non è giusto fare solo polemiche illazioni. Una classe politica che promuove il benessere sociale ha tutto il diritto di creare anche un consenso attorno a sé che può essere anche vagamente artificiale, se questo benessere è un qualcosa di autentico è comunque un qualcosa di apprezzabile. L’obiezione può essere che alla fine ci si difende meglio dallo sport televisivo che da quello realmente praticato che diventa più coinvolgente e può condizionare la vita sociale molto di più di quello subito per televisione. Insomma un cittadino che si cucca lo spettacolo televisivo è solo parzialmente sedato, un cittadino che si immerge nella sua pratica sportiva entusiasmante è deviato ancora di più da un certo tipo di problematiche.

Mi si chiederà a questo punto perché ho tanta fiducia nello sport per tutti visto che può essere uno strumento di manipolazione sociale ancora più forte di quello televisivo.

Il fatto è che io mi occupo di attività fisica e non credo che l’attività fisica somministrata a tutta la popolazione sia un atto criminale, sono troppo convinto che l’attività fisica faccia bene alla salute per pensare che questa sorta di “vaccinazione di massa” possa sortire effetti negativi per l’assetto sociale.

Visto che il concetto di “vaccinazione” è tanto di moda ai giorni nostri ci marcio un po’ sopra. Io non sono per un’attività fisica per tutti “obbligatoria” per la popolazione ma sono per un’attività fisica per tutti come opzione effettivamente disponibile per tutti praticamente e non solo a parole. Non c’è bisogno di obbligare la popolazione all’attività fisica basta pubblicizzarla a dovere e renderla realmente disponibile.

Affrontando sempre questioni molto attuali in questo momento storico si è teso a dare quasi più importanza allo sport di vertice che allo sport di base. E’ passato un velato concetto che siccome è importante che la gente stia a casa per lottare contro la pandemia allora forse è molto importante preservare lo spettacolo televisivo altrimenti la gente non trova nessun motivo per stare a casa. Per cui birra e patatine davanti alla tv mentre guardi la tua squadra del cuore ma non azzardarti ad uscire perché così favorisci la propagazione del virus. Tale modus operandi potrebbe anche trovare un giustificazione sociale razionale nel momento in cui si riuscisse a dimostrare che tenere a casa la popolazione riesce davvero a bloccare la diffusione del Covid. In tal caso gli sportivi di alto livello che rischiano l’infezione per continuare a sostenere lo sport spettacolo sarebbero dei mezzi gladiatori ma si giustifica la scelta affermando che in realtà sono controllati tutti i giorni, superassistiti e pertanto rischiano meno dei comuni cittadini.

Purtroppo non è per niente provato che la diffusione del Covid si blocca semplicemente stando a casa ed in tal senso gli spot messi in giro sulle televisione tedesche in questi giorni che inneggiano alla sana pigrizia di chi si chiude in casa rischiano di essere delle immani idiozie. Per combattere davvero il Covid occorrono una serie di attenzioni fra le quali una troppo sottovalutata fino ad ora è quella di tenere nella massima efficienza il sistema immunitario. Se è vero che uscire di casa implica una serie di attenzioni che non devono essere assolutamente disattese (una fra tutte quella di evitare luoghi affollati quali centri commerciali e pure strette vie del centro città dove c’è una densità di passaggio paragonabile a quella di un angusto ufficio pubblico) è anche vero che la necessità di cambiare aria è fondamentale soprattutto per soggetti che non vivono da soli e rischiano di avere in casa il positivo asintomatico al di fuori di ogni sospetto che se continua a ronzarti attorno prima o poi ti contagia se non esci tutti i giorni. Si dirà che in questo modo il virus è lasciato libero di circolare ed è proprio vero ma mentre all’esterno si propaga solo con grandi disattenzioni nelle abitazioni si propaga con facilità nonostante le migliori attenzioni. La lotta contro il virus è  molto più facile combatterla all’aria aperta che fra le mura domestiche. Se siamo decisamente sicuri che fra le mura domestiche non ci sia nessun positivo si può anche correre quel rischio ma comunque la salute viene minata chiudendosi in casa e non è bello nemmeno ammalarsi di qualcos’altro per sfuggire in quello che non è detto che sia il migliore dei modi per combattere il Covid. Insomma stare chiusi in casa è decisamente pericoloso per il Covid e per tante altre cose alla faccia della martellante campagna pubblicitaria che ha inondato le televisioni italiane nella primavera scorsa. Adesso che noi finalmente abbiamo capito che forse abbiamo fatto una grande scemata a chiuderci in casa e dovevamo solo prendere una serie di precauzioni che non siamo ancora capaci di prendere con una certa precisione (leggi comportamenti scriteriati nei bar, nei ristoranti ed in altri luoghi pubblici dove il virus circola alla grande) ci cascano i tedeschi che, forse senza rendersene conto, avevano avuto un comportamento pregevole nella prima fase della pandemia.

Certezze non ce ne sono ma senza fare illazioni di alcun tipo pare che anche lì lo sport dell’economia di mercato si giochi una carta in più sullo sport sociale. Dobbiamo attendere che il Covid si plachi, che gli studi sulla sua diffusione si evolvano e forse poi potremo affrontare con più serenità questa disputa fra sport “visto” e sport “praticato”. Sono d’accordo che quello praticato sia molto più invadente sulle abitudini di vita della popolazione ma non sono convinto che una sua diffusione su larga scala peggiori la qualità della vita. Tutt’altro, arrivo addirittura ad ipotizzare che ci possa far affrontare con più vigore e determinazione anche la lotta contro il Covid che ci sta logorando a tutti i livelli, a livello fisico, a livello economico e pure a livello psicologico. Una popolazione alleviata nel suo stress psichico dallo svago dello sport a mio parere non è una popolazione anestetizzata ma è una popolazione aiutata anche in istanze che sembrano superflue ma non lo sono per nulla. Ovviamente c’è chi la pensa diversamente e non ritiene tutto questo essenziale. Come minimo diciamo che non è essenziale nemmeno lo sport dei gladiatori, almeno con riferimento al benessere della popolazione.

P.s: se qualcuno ritiene che io con questo articolo abbia inteso dire che per combattere il Covid è più sensato fare una partita di calcio fra dilettanti che non guardare una partita di calcio fra professionisti alla TV vuol dire che non ha capito niente o fa finta di non aver capito niente. Sono il primo a sostenere la severità di tutte le misure necessarie a contrastare il Covid anche e soprattutto all’aperto ma sono anche convinto che esistano delle attività motorie che si possono praticare all’aperto (anche sport, perché no, una cronometro con i dovuti distanziamenti è proprio sport) con le necessarie precauzioni e che aiutano tutta la popolazione a tenere più efficiente il sistema immunitario. Ovviamente queste sono supposizioni e non abbiamo certamente l’opportunità di condurre studi in proposito. Ci tengo solo a non essere travisato nell’essenza delle mie convinzioni che non sono certamente quelle di strafregarsene della circolazione del virus sul modello svedese o inglese della primavera scorsa.