SPORT: NON TI DIVERTI? LASCIA PERDERE…

Ovviamente anche questo è un titolo provocatorio come la maggior parte dei titoli bislacchi che assegno ad articoli altrettanto bislacchi in tema di sport e “filosofia dello sport”.

Se non ti diverti nello sport lascia perdere… Ne sono anche abbastanza convinto.

Così come fare sport dovrebbe essere un diritto dei cittadini che abitano in un paese civile anche praticarlo con divertimento dovrebbe essere altrettanto un diritto. Purtroppo in poco più di mezzo secolo (diciamo dal ’68) siamo passati dalla società della folle utopia alla società della ragionata depressione. Penso che la vera follia sia adesso almeno in termini di salute fisica e dell’anima.

Siamo passati dalla società dei mille diritti impossibili alla società dei centomila doveri ancora più impossibili. Questo è avvenuto pian piano con una repressione silente che non ci ha fatto accorgere di nulla.

Così oggi si può fare sport anche perché si “deve” farlo e con lo spirito di dover “servire” la società con le proprie fatiche. La società deve essere servita doppiamente, con il dovere di stare in forma per essere più efficienti e produrre di più e con l’accessorio dovere di fornire grandi prestazioni per esaltare la Patria e/o il gruppo sportivo di appartenenza. Praticamente per noi stessi non facciamo proprio un cavolo, tutto in funzione di un qualcosa di più grande di noi.

Se proprio vogliamo richiamarci ad un qualcosa di più grande allora io porterei in campo il credo religioso ma parlando del Cristianesimo, per esempio, non mi pare che Gesù Cristo abbia mai detto che dobbiamo fare sport per salvare la Patria. Semmai ha parlato di corpo come tempio da custodire e mi pare che abbia invitato ad aver cura di sé invece che di buttarsi per cause improbabili.

Per non essere blasfemo ed incorrere in madornali errori dottrinali dovuti a strane interpretazioni è meglio che mi attenga alle norme di comune buon senso senza sconfinare nel religioso. Il comune buon senso ci dice che lo sport è stato inventato per stare meglio, non per creare ulteriori problemi esistenziali e l’etimologia della parola non crea dubbi. Sport vuol dire “divagazione”, “distrazione” pertanto è un qualcosa che ci porta fuori dagli affanni della vita quotidiana.

Nella nostra società invece talvolta (non sempre per fortuna…) lo sport è diventato uno dei centomila impegni nel quale l’imperativo impegno è il connotato principale e così si deve impegnare il bambino di sette anni per far vincere la squadra di calcio, si deve impegnare il cinquantenne con la panza per tenere alti i colori del gruppo podistico, figuriamoci quanto stracavolo si deve impegnare l’atleta di alto livello che va in televisione e deve far salire alto il tricolore.

Peccato che il vero compito per tutti sia quello di fare sport per stare meglio e per raggiungere questo obiettivo “bisogna” divertirsi.

L’unico imperativo dello sport, l’unico “dovere” è che bisogna divertirsi perché siccome la fatica fisica si fa, anche se esiste un esercito di tecnici del movimento che teoricamente dovrebbero insegnarti a fare sport con un grande rendimento ma con fatiche più che sopportabili, se non ti diverti molli tutto anzitempo.

Il fidanzato che porta avanti il rapporto con la fidanzata fa grandi fatiche e grandi sacrifici perché si diverte, eccome se si diverte, al punto tale che quelle grandi fatiche e grandi sacrifici non sono per niente grandi sacrifici, tutt’altro. Nella mia mania di accostare la passione per lo sport ad una specie di innamoramento, dico che anche lo sportivo può fare fatiche di una certa rilevanza (ma io consiglio sempre non troppo elevate per motivi squisitamente fisiologici anche se al giorno d’oggi con i farmaci si fanno miracoli…) se la contropartita è un sano ed inequivocabile divertimento. E diciamolo chiaro e tondo il divertimento vero è un qualcosa che va ben oltre il servizio al club sportivo o alla Patria. Sarebbe come se la coppia stesse in piedi perché glielo impone la Patria. Nello sport tiri avanti perché ti diverti, poi far vincere il tuo club o anche la tua nazione può essere un ulteriore divertimento ma se non ti diverti tu personalmente non vai da nessuna parte.

Non dobbiamo mollare lo sport perché non ci fa divertire (il mio solito titolo fuorviante…), dobbiamo cambiare lo sport perché possa essere divertente per tutti, anche per chi fa fatica a trovare spazio in una strutturazione di sport eccessivamente elitario e confezionato per i vincenti. E’ chiaro che chi vince si diverte di più, ci si allena per vincere, non c’è dubbio, ma il solo fatto di allenarsi, di partecipare, deve già essere divertente e non c’è nessun motivo per cui non deva esserlo. Il nostro compito istituzionale come insegnanti di educazione fisica più che quello di far vincere gli atleti deve essere quello di far scoprire il potere catartico e disintossicante dello sport e quello deve essere per tutti, dal vincitore all’ultimo classificato che regge il palco al vincitore e può trovare motivo di soddisfazione anche se la classifica non lo premia. L’allenamento migliore è quello che ti fa andare a casa stanco ma soddisfatto. Se vai a casa stanco e depresso vuol dire che qualcosa non ha funzionato, non cambiare sport ma cambia qualcosa del tuo approccio allo sport perché ha tutti i numeri per funzionare meglio. Basta pensarci nel modo giusto.