SPORT ED ECONOMIA CAPITALISTA

C’è un solo sport che può servire a contrastare le aberrazioni e gli squilibri patologici dell’economia capitalista e non è lo sport spettacolo.

Lo sport spettacolo serve all’economia capitalista perché alimenta il telespettatore che è il personaggio più buono, fedele ed obbediente all’economia capitalista. Questi si guarda lo sport per televisione consuma come un ossesso e lavora come un disperato per poter sostenere questi consumi. Di sport vero ne pratica poco perché non ha tempo: ha troppo da lavorare per sostenere l’economia capitalista.

Lo sportivo vero non è un grande telespettatore: di sport in televisione ne guarda poco perché ha poco tempo visto che lui lo sport lo pratica. Inoltre non è nemmeno un grande consumatore perché “rifiuta” di aderire alla società dei rifiuti nel senso che non vuole e non può comprare cose inutili visto che non se le può permettere anche per il fatto che praticando sport davvero non riesce a lavorare le dieci ore al giorno necessarie per inserirsi bene nell’economia capitalista. Insomma, molte volte lo sportivo vero è un disadattato che di salute sta mediamente meglio del cittadino medio perché lavora meno di questo e si mantiene in salute con lo sport piuttosto che trangugiando farmaci a tutto spiano, è in conflitto con l’economia capitalista e non la sostiene perché spinge per la diffusione dello sport per tutti e non da ossigeno allo sport spettacolo.

Lo sport per tutti fa a cazzotti con l’economia capitalista perché tende a liberare il cittadino e a renderlo un po’ meno schiavo dei consumi. Senza schiavi che lavorano indefessamente a salari da fame l’economia capitalista non sta in piedi perché si fonda essenzialmente sullo sfruttamento della manodopera.

I tumulti che stanno sconquassando la Francia difficilmente riusciranno a produrre qualcosa di concreto. Perché con la violenza ci si mette dalla parte degli sfruttatori. La polizia giustamente mena chi devasta la città e non accade proprio nulla. Perché accada qualcosa di interessante è opportuno che la polizia cominci a lavorare per chi protesta andando a pigliare ad uno ad uno i personaggi più corrotti di una classe dirigente incapace che non ne azzecca una e che mantiene i posti di comando solo grazie al proprio potere economico e politico. Se la polizia deve occuparsi di mantenere l’ordine pubblico e di menare i contestatori allora questa è la situazione migliore perché non accada proprio nulla e resti tutto come prima.

Se vogliamo che cambi qualcosa dobbiamo smetterla di raccontare balle ai nostri ragazzi nelle scuole. Dopo diventano naturalmente violenti se si rendono conto che gli abbiamo raccontato un sacco di balle. Pare uno scontro generazionale questo più che una lotta di classe. Da una parte i ragazzi che devono adattarsi ad una società che non funziona e da una parte i professori che siamo noi e che sosteniamo che l’unica società possibile è questa corrotta e decisamente squilibrata che abbiamo costruito. Quando interroghiamo vogliamo farci raccontare la filastrocca a memoria e premiamo quelli che ce la raccontano come l’abbiamo descritta noi senza rilevare che è una filastrocca marcia e superata.

Forse il tempo delle interrogazioni è finito e non può certamente sfociare nel tempo della protesta violenta perché quello è il miglior sistema per tornare alle interrogazioni in un amen.

Senza violenza è venuto il momento che i giovani partecipino davvero all’evoluzione della società e la rinnovino con le loro idee e non con quelle di chi si è incancrenito sull’economia capitalista come unico sistema sociale possibile.