“La magia non esiste…” Questa è una delle frasi di comodo che si utilizzano quando non si ha voglia di affrontare un certo argomento. Se non fosse anche solo per i suoi connotati negativi che alimentano un business di proporzioni da far paura bisogna proprio ammettere che la magia esiste. Che poi sia un concetto dove gli ignoranti ci guazzano e dove i furbi se ne approfittano per far soldi a palate quello è altrettanto vero. La scienza non ha nessun interesse ad affrontare in modo serio l’argomento magia perché affrontandolo mette a nudo i suoi limiti, la religione va giustamente in conflitto con la magia perché visto che gli scienziati si rifiutano di trattarla questa ha assunto sfumature che possono creare equivoci a tutti i livelli. Che la magia non deva interferire con la religione penso che siano un po’ tutti d’accordo. Non mischiamo il sacro con il profano. La magia è un gioco, la religione è una cosa seria.
Penso che non sia sacrilego accostare il concetto di magia a quello di sport ed ammettere che lo sport, in quanto gioco imprevedibile, ha in sé qualcosa di magico.
Lo sport ha in sé dei suoi contenuti magici e, tutto sommato, sono quelli che lo fanno sopravvivere anche ad alto livello dove tutto sembra orchestrato nei minimi dettagli e pare che nulla sia lasciato al caso. C’è certamente più magia nello sport degli ultimi che nello sport di alto livello e sfido i grandi scommettitori a puntare grosse cifre su una partita scapoli-ammogliati dove davvero è assolutamente impossibile prevedere con certezza chi sarà il vincitore. Le grandi scommesse si fanno solo nei teatri del grande sport dove va in scena un copione già scritto del quale nessuno deve essere al corrente dei dettagli altrimenti casca il palco e dove la magia è confinata ad alcune modalità della messa in scena ma non certamente al risultato finale.
Insomma una certa magia esiste anche nello sport di alto livello perché il “predestinato alla sconfitta” non sempre ci sta a perdere (come minimo perché vuole alzare il suo prezzo di “perdente”) e gioca nel miglior modo possibile le sue possibilità. Che tutto ciò non sia sufficiente a farlo vincere poi non conta tanto ai fini dello spettacolo. A volte le partite più spettacolari sono proprio quelle che si capisce fin da subito che dovranno finire in un certo modo ma proprio per quello si vedono delle cose allucinanti, che rendono lo spettacolo autentico. Quando l’arbitro fa una gran brutta figura state tranquilli che un minimo di autenticità c’è, altrimenti non sarebbe andato in scena uno spettacolo che crea molti dubbi. Le clamorose irregolarità di un incontro pilotato ne sono la dimostrazione della sua autenticità. Quando l’incontro è davvero pilotato, a tutti i livelli, non se ne accorge nessuno. Può sembrare un paradosso ciò ma questa cosa continua a distinguere lo sport dal teatro. E quando diciamo che lo sport di alto livello è uno squallido teatrino mentiamo sapendo di mentire. Lo sport di alto livello non è uno squallido teatrino, è un grande teatro di una complessità sublime dove l’agguato è sempre dietro l’angolo e dove anche i grandi sponsor hanno sempre una paura terribile di aver sbagliato i propri investimenti perché l’incognita è sempre presente, alla faccia di un sistema di corruzione che sembra orchestrato nei minimi dettagli, alla faccia di un colossale antidoping che ormai sembra tenuto in piedi solo per aver una carta in più per controllare i risultati.
E’ chiaro che con queste premesse è più facile parlare di vera magia dello sport solo con riferimento allo sport veramente dilettantistico, quello dove non vi sono interessi economici sotto, ma dire “vera magia” è un po’ un controsenso. Se diciamo vera magia andiamo davvero in conflitto con la religione che ci mette in guardia dall’accettare la magia come cosa seria. La magia è un gioco e come tale esiste sia nello sport vero che nello sport finto al punto tale che non ti fa più capire quale dei due sia quello vero e quale quello finto. Quante volte guardando una partita fra scapoli ed ammogliati avrete pensato che quello era un incontro finto e vi siete resi conto che invece era vero solo quando uno dei giocatori è finito al pronto soccorso per un vero incidente dovuto ad un’azione di gioco decisamente “mal orchestrata”. Molte altre volte, giustamente, avrete pensato che un importante incontro di cartello fra professionisti non era del tutto vero soprattutto se siete stati testimoni di episodi assolutamente trascurati dalla stampa. In ogni caso vi siete gustati gesti atletici di rara bellezza che hanno giustificato il pagamento del prezzo del biglietto, che poi l’esito dell’incontro non sia stato quello che una presunta “giustizia sportiva” doveva reclamare… quello non era compreso nel prezzo del biglietto che solo per quella scusa non vi potrà certamente essere rimborsato.
Se volete lo sport autentico in tutto e per tutto andate a vederlo nei campi di periferia. Ha in sé una componente magica decisamente elevata e fa bene alla salute anche se non fa miracoli perché la magia è un gioco. Se sperate di vedere qualcosa di strano ed imprevedibile anche nello sport di alto livello andate a vedere pure quello. Un po’ di magia c’è anche lì anche se è legata a dinamiche un po’ più difficili da comprendere. Però è sempre magia, non dategli in modo sacrilego un significato religioso è chiaro che se qualcosa è sfuggito “stranamente” ai grandi padroni dello sport è sfuggito per una strana magia ma i miracoli non ci sono nemmeno lì. Lo sponsor può anche sbagliare ma alla fine ha sempre ragione anche se lo sport mantiene “magicamente” una certa imprevedibilità a tutti i livelli. Diciamo pure che grazie alla magia lo sport sopravvive… nonostante gli sponsor. Questa forse è quasi più che magia (non me ne abbiano i teologi…) : è un mezzo miracolo.