SI RILASSI…

Si rilassi, senta il peso della gamba destra, poi il peso della gamba sinistra… No, non mi rilasso, non sento il peso della gamba destra, sento il peso dell’incombente versamento dell’Iva, sento che mio cugino che stava benissimo se n’è andato per colpa del Covid e penso che anch’io, per ben che vada, sto perdendo un pezzo di esistenza per colpa di un virus che non si sa nemmeno da dove cacchio venga.

Sento il peso della gamba destra e pure quello della sinistra e anche delle braccia al decimo chilometro di una corsa nella quale sono anche partito un po’ troppo forte perché se sono partito giusto non sento proprio nessun peso e ho pure il coraggio di dire che sono quasi rilassato nonostante tutte le rogne dell’esistenza.

Siamo esseri pensanti, immersi in tante cose che ci fanno pensare e non riusciamo a rilassarci pensando a cose che hanno un basso potere “distrattivo” rispetto ai problemi che ci torturano.

Pertanto, almeno dal mio punto di vista, il sano intento di sentire il peso della gamba destra fallisce clamorosamente perché per sentire quello uno deve essere già rilassato di suo, a prescindere dalla seduta di educazione motoria che va a svolgere.

Mi si accusa spesso di pressapochismo, mi si dice che se non sento il peso della gamba destra non posso prendere consapevolezza del mio corpo e se a questa cosa non ci credo assolutamente non avrò i mezzi per trasmetterla ai miei allievi. Il fatto è che mi rifiuto di considerare la testa separata dal corpo e so che l’interrelazione fra i due non può essere bugiarda e ignorare la portata delle tensioni di entrambi. Uno può stare anche benissimo fisicamente ma se ha problemi esistenziali di portata rilevante rilassato non ci sta proprio. E allora un messaggio più sincero può essere molto diverso da quello del peso della gamba destra. Per esempio: va tutto male, non si sa cosa succede, non siamo nemmeno sicuri che i vaccini funzionino perché non si sa come si comportano le varie varianti. Al momento possiamo solo tentare di stordirci saltuariamente con un po’ di sana attività fisica per pensarci su meno possibile e avere almeno dei pochi istanti di ristoro nei quali la fatica fisica si fa sentire più dei pensieri.

L’attività fisica come terapia per affrontare situazioni altamente stressanti è poco considerata nella nostra società ed a volte al contrario non si ha nessuna voglia di affrontarla proprio perché ci si sente bloccati da problemi che si sentono ben più importanti di quella sana distrazione. Il fatto che siano vietate le esercitazioni di gruppo va a peggiorare il brodo perché il gruppo di ginnastica ha un suo valore sociale a prescindere dal tipo di attività che viene praticata. C’è da augurarsi di poter riconvocare almeno dei piccoli gruppi e almeno all’aperto perché chi non è abituato a svolgere attività fisica da solo è difficile che impari a farlo ora. Se ci prova lo farà con l’atteggiamento di chi deve prendere una medicina ma non come chi si appresta a fare qualcosa di divertente.

E questo per conto mio è anche il limite delle lezioni on-line dove l’allievo, anche se trova il suo istruttore con il quale si trova tanto bene, ne ha due scatole di stare in casa e vorrebbe proprio uscire e sarebbe disposto anche a fare lezione con un cane di istruttore pur di uscire e forse sarebbe pur disposto a “cambiare classe” pur di avere delle relazioni sociali.

Ecco, con il mio fare disfattista io dico che non è tanto importante che la gente ricominci a fare ginnastica ma è importante che i gruppi si ritrovino a costo di ritrovarsi a scaglioni, divisi in sottogruppi ma per tutti è importante uscire di casa e torno a sottolineare quanto sia stato devastante nei giorni peggiori costringere la gente a stare chiusa in casa. Io penso che con le dovute attenzioni quella fase avrebbe potuto essere molto più limitata e forse sarebbe anche riuscita ad evitare fasi successive nelle quali la gente appena ha potuto uscire se n’è fregata delle norme dettate dal buon senso. Non era importante eseguire i regolamenti alla lettera, era importante prevenire il Covid, non era importante andare al cassonetto dove non c’era nessuno con la mascherina sollevata era molto più importante non far durare quella sigaretta mezz’ora perché tecnicamente, da un punto di vista regolamentare era l’unica strategia per stare con la mascherina abbassata un po’ più tempo ma quella mascherina abbassata nel momento sbagliato può essere costata cara a parecchi soggetti anche se non c’è stata infrazione di regola così come quella splendida detenzione agli arresti domiciliari può aver causato danni rilevanti a chi ha pensato di potersi salvare in quel modo.

Adesso potrebbe essere che viene consentita la frequentazione delle palestre ai singoli soggetti in forma privata e sarebbe un ulteriore trionfo della mancanza di buon senso. La riabilitazione di tipo medico che si svolge singolarmente è sempre stata consentita e non c’era nessun motivo per vietarla, se si vuole adottare lo stesso stile anche per la normale ginnastica non si è capito proprio niente perché la normale profilassi sanitaria esercitata dalla ginnastica non a carattere riabilitativo si esplica con modalità che non hanno nulla a che vedere con la lezione di ginnastica di tipo riabilitativo. Qui si tratta di riabilitare le menti, non si tratta di sentire il peso della gamba destra perché c’è già il cervello che pesa abbastanza (per fortuna, se così non fosse sarebbe ancora peggio) e dunque bisogna riuscire a trovare gli strumenti per riuscire a ritrovarsi. Non è importante che gli esercizi siano gli stessi che si facevano prima perché se per stare distanziati si devono cambiare gli esercizi nessuno ha contestazioni in proposito. L’importante è che non continuiamo a fare i detenuti anche quando non strettamente necessario perché poi è inevitabile che l’esplosione all’apertura delle gabbie porterà a comportamenti sconsiderati ed anche ad esporsi nuovamente in modo pericoloso al virus. Una spiaggia deserta non serve a nessuno. Una spiaggia con centomila  persone ogni chilometro quadro era già follia anche prima che arrivasse il Covid. Possono esistere anche le vie di mezzo.