Stiamo rimbecillendo i nostri giovani di sensazionalismo e così a 15 anni se non prima smettono con la pratica sportiva agonistica per dedicarsi ad una sana attività sportiva da quarantenni con la panza e poter aver tempo per studiare di più. Nessuno oppone freno perchè questo atteggiamento è da persone mature e coscienziose, peccato che questi giovani abbiano 15 anni e non 40 ed abbiano bisogno dello sport come del pane che mangiano, non di una sana attività amatoriale da quarantenni con la pancetta.
Perchè il sensazionalismo fa danni incommensurabili? Perchè questi giovani si confrontano con quelli di qualche anno di più che fanno prestazioni spettacolari supportati dai due allenamenti al giorno e da livelli di assistenza medica che i comuni mortali possono tranquillamente dimenticarsi. Tale confronto è inpietoso, uno più uno da due, non c’è nulla da fare, in tre anni non ce la faccio a colmare il gap che separa me dal mito della televisione. E’ allora siccome il mito della televisione è l’unico modello perseguibile se si vuole fare sport ad alto livello si abbandona, non si riesce ad immaginare un’attività sportiva di alto livello che non produca risultati sensazionali e che non produca reddito, a quel punto tanto vale concentrarsi sulla competizione scolastica. Forse faremmo bene ad avvisare i nostri giovani che anche la competizione scolastica non produce reddito visto che cominciano a ragionare in termini di futuri guadagni già quando sono ancora alla scuola primaria.
Invece di imbottirli di sensazionalismo provocando il loro abbandono precoce dall’attivittà sportiva vera, quella fatta per migliorare e vedere dove si può arrivare, sarebbe il caso di ascolarli di più, di chiedere loro di raccontare delle loro sensazioni, allenarli a percepirle e aiutarli perchè facciano in modo di non abbandonare la pratica sportiva anzitempo invece di premiarli con un atteggiamento ancora più remissivo del loro dicendo “Beh, del resto se non riesci ad ottenere risultati di un certo valore è inutile che dedichi così tanto tempo allo sport, sottraendone alla scuola…”. Premesso che non sono assolutamente per la ricerca del risultato sportivo a tutti i costi, caso mai il ragionamento da fare sarebbe l’opposto: “Fra i 15 ed i 18 anni impegnati nello sport, soprattutto se non hai un rendimento molto elevato perchè se non ti impegni in quella fascia di età dopo rischi di restare tagliato fuori dai numeri uno del tuo sport e rischi di dover fare la comparsa per sempre passando allo sport amatoriale prima dei vent’anni”. Per studiare c’è sempre tempo, per fare sport come si deve no perchè se ti ci metti a 40 anni sei semplicemente patetico e vuol dire che non hai capito nulla (non parliamone poi se pretendi di migliorare le prestazioni con certi integratori, visto che non avendo più vent’anni… ti devi aiutare in qualche modo).
E’ chiaro che non si può rischiare la bocciatura a sedici anni per svolgere al meglio l’attività sportiva ma non si può nemmeno soffocare questa in nome di una competizione scolastica che non ha nessun senso e deve invece essere disincentivata e controllata per evitare atteggiamenti patologici nei confronti dello studio.
Anche a livello sportivo ci preoccupiamo di bombardare i ragazzi di informazioni invece di ascoltarli. Offriamo modelli precostituiti e non lasciamo spazio alla loro fantasia. Ricalchiamo il modello scolastico anche nello sport e così otteniamo atleti che emergono oppure abbandonano perchè sono educati a valutare lo sport per i risultati che riesce a dare e non per il bagaglio di sensazioni che può produrre. Abbiamo barattato il sensazionalismo che ditribuiamo in grandi dosi con la televisione per le sensazioni che limitiamo perchè chiaramente vanno a complicare il processo di perfezionamento sportivo. Ma abbiamo fretta ed un ragazzo che a diciotto anni non è già un campione è in ritardo sulla tabella di marcia, non si possono attendere i 22 o 25 anni perchè non ha senso, troppa fatica, un investimento sprecato. Il ragazzo che si allena coscienziosamente invece che come un investimento sulla salute per il resto della vita viene visto come un investimento in termini monetari. Siamo riusciti a monetizzare anche l’attività dei ragazzi ed in tal senso un giovane di 18 anni che fa già i conti di entrare in un corpo militare dopo poco non perchè gli interessi nulla della carriera militare ma solo perchè quello è il miglior modo per fare sport e guadagnare un po’ di soldi è già sulla strada sbagliata, è un ragazzo che ha già perso il gusto per lo sport vero ed ha iniziato già a ragionare in termini di monetizzazione della carriera sportiva.
Tornare alle sensazioni non è utopia ma dobbiamo dare il giusto spazio allo sport, per tutti, non solo per quelli che possono avere la possibilità di emergere ad alto livello, così come a scuola, almeno fino ad un certo punto ci vanno tutti e non solo quelli che possono garantire un rendimento scolastico da vero genio.