Una società dove i giovani non protestano è una società morta senza nessuna speranza di evoluzione.
Se speriamo che siano i vecchi a rinnovare il mondo possiamo sperare molto a lungo.
Siamo in una società bloccata dove i giovani non sono più capaci di protestare e del resto glielo abbiamo insegnato noi come protestare, dicendo che si può scioperare dalle 17:30 alle 18:20.
Il testo “L’obbedienza non è più una virtù” di Don Lorenzo Milani è un antico scritto del 1965 del quale la maggior parte dei giovani non conoscono l’esistenza. Pare un po’ come quel manoscritto che cercavano con affanno nel romanzo “Il nome della rosa” e la cui ricerca ha messo a soqquadro l’intero convento.
Siamo praticamente rimasti fermi lì e non potrebbe essere diversamente nella società del danaro dove il potere politico è fagocitato dal potere economico e chi comanda ha mediamente ben più di 50 anni perché senza un buon potere economico non si comanda proprio per nulla.
I giovani avrebbero a disposizione una gran carta da giocare: incominciare a pulirsi il sedere con le nostre banconote. Rifiutare la società del danaro per rifondarne un’ altra più equa. Il problema è che non sanno da che parte iniziare e non hanno le capacità e la voglia per scardinare questo sistema.
Sono convinti che se crolla la borsa implode il pianeta e finisce tutto e questo probabilmente è quello che hanno studiato sui nostri libri ed hanno imparato a scuola.
La scuola dell’obbedienza prosegue senza intoppi, tranquilla, tanto lo sciopero dalle 17.30 alle 18.20 non fa molti danni.
La nostra colpa più grave è quella di essere fieri di una gioventù perfettamente obbediente ed adeguata che accetta di buon grado tutte le assurde contraddizioni del nostro tempo. Se questi ragazzi non protestano o non sanno protestare la colpa è nostra. Abbiamo insegnato loro ad obbedire ciecamente e che senza danaro non si va da nessuna parte. Invece quelli che non vanno da nessuna parte senza danaro siamo proprio noi perché loro avrebbero mille risorse anche per sopravvivere ad un mondo completamente diverso da questo. Un mondo che noi non siamo stati capaci di sognare e che non vogliamo che neppure loro riescano a sognare. Dobbiamo stare attenti che la nostra ignoranza non sfoci nell’egoismo. Il mondo é pur sempre dei giovani e questa è l’unica speranza. Nonostante i social e le cretinate di cui li abbiamo imbottiti per tenerli buoni ed obbedienti.