Il saltatore in alto si concentra al massimo per produrre un gesto sportivo di grande qualità che è il risultato del “miglior pensiero” che riesce a fare su quel tema.
Non salta come gli capita, salta secondo uno schema “ben pensato” che tenta di riprendere nel modo migliore per poter andare più in alto possibile. Non possiamo dire che fa quello che gli passa per la testa perché se così fosse probabilmente farebbe un salto del cavolo. Fa solamente e semplicemente la miglior cosa che riesce a pensare per quel salto. Pensa a più cose di quelle che poi fa ed il suo delicato lavoro di concentrazione consiste proprio nel selezionare quel pensiero che serve a eseguire il gesto migliore. Dire che non sia spontaneo è una fesseria. Per certi versi non sarà spontaneo ma quella è la miglior strada per produrre il gesto migliore. Se fosse “troppo” spontaneo probabilmente produrrebbe un gesto di qualità inferiore a meno che l’atleta in questione non abbia degli automatismi fantastici che gli permettono di produrre quel gesto semplicemente, istintivamente, in automatico, come se nulla fosse.
Nella comunicazione di buon livello più o meno il giochino è così. Se comunichi tutto ciò che pensi non puoi sperare di ottenere una comunicazione di buon livello e puoi fare così solo se il tuo interlocutore è una persona che conosci molto bene e che ti può perdonare anche clamorosi errori di comunicazione. Insomma una persona che ti conosce e che ti vuole bene dovrebbe darti tutti i tentativi che vuoi per permetterti di valicare l’asticella alla quota più alta possibile anche se hai già sbagliato a quote molto basse.
Nella comunicazione sociale, purtroppo non è così perché siamo in una società decisamente competitiva e stressata che non perdona, che non ti da tempo e che ti boccia subito al primo errore di comunicazione. Per questo è importante pensare a ciò che si fa e ciò che si dice.
Quando qualcuno si fa vanto di dire ciò che pensa ignora questa cosa. Si può essere spontanei con il proprio partner e bisogna anche capire se questa è una cosa gentile nei suoi confronti perché uno che al proprio partner ci tiene, se è vero che si fida e pertanto non ha paura di essere bocciato subito, ha anche un po’ di attenzione e tenta di comunicare in modo efficace per non essere travisato.
Per cui a tutti i livelli è bene pensare a ciò che si dice, forse anche nei confronti di sé stessi è opportuno “pensare a ciò che si pensa” perché se si prende per buono tutto ciò che si è pensato si rischia di imbrogliare anche sé stessi. L’esempio del saltatore in alto è abbastanza trasparente ma io sostengo che in tutta l’attività motoria è opportuno pensare bene a ciò che si fa anche se a volte è divertente muoversi in modo proprio “spontaneo”, un po’ come gli animali. Lo sport ci insegna a pensare a ciò che facciamo in quanto il pensiero nella maggior parte dei casi è più veloce dell’azione e pertanto con il pensiero possiamo anticipare l’azione e addirittura riprogrammarla più volte in tempi brevi a seconda delle circostanze.
Bisogna quindi smontare il concetto che chi fa quello che dice sia una persona spontanea e sincera. Probabilmente quella è semplicemente una persona tonta che ha un pensiero molto lento, almeno non più veloce delle azioni che compie e delle cose che dice. Nello sport se si vuole arrivare a buoni livelli prestativi bisogna imparare anche a pensare velocemente e pertanto l’allenamento fisico è anche un allenamento a pensare bene. Ovviamente bisogna anche pensare allo sport ed all’attività fisica in genere per poterla condurre con raziocinio e nel modo più efficace possibile. Ipotizzare che questo sia un limite alla giocosità dello sport ed un freno alla sua spontaneità non è del tutto sensato. Come esseri umani siamo infatti istintivamente pensanti e pertanto portati a pensare ed anticipare tutte le azioni ed i discorsi che facciamo. Il gioco nello sport è anche la capacità di selezionare soluzioni tattiche originali, sorprendenti e anche “elucubrate” a dovere. Il solo sfoggio di forza ed abilità considerate “istintive” non è né troppo frequente e nemmeno auspicabile in un’attività che se è umana può essere condotta solo nella modalità “umana” di riflessione, anticipazione ed esecuzione “ponderata”.