Fondamentalmente siamo una società di vecchi dove i giovani contano poco o niente e contano per quanto riescono ad adeguarsi alla società degli adulti senza portare un minimo di innovazione. La classe politica rispecchia in pieno questo andazzo e funziona con le logiche ed i metodi del secolo scorso. L’economia è ancora fortemente ancorata al sistema capitalista che è ormai bollito e strabollito e vive sugli allori dell’ipotetico trionfo sul sistema comunista che non ha nemmeno mai provato a proporsi come valida alternativa in quanto sperimentato solo in sistemi fondamentalmente dittatoriali.
Le speranze in un mondo migliore in questo quadro sembrano una pia illusione ma è giusto dire che fin che c’è vita c’è speranza.
E qual’è la speranza? Che i giovani si rendano conto che li stiamo prendendo in giro e capiscano che se non sono loro a prendere la politica nelle loro mani questa continuerà a sfruttarli ed a proporre la finta disoccupazione e tutte quelle menate funzionali al sistema dell’obbedienza.
L’ultimo tentativo di rinnovamento della scuola risale al 1968 ed è naufragato nel peggiore dei modi, con la diffusione delle droghe ed una restaurazione che ha dato vita ad un modello di scuola rigido come e più di quello di prima e pure vaccinato contro ogni tentativo di rinnovamento.
E’ la scuola dei professori e non degli studenti dove se qualche professore vuole lasciare spazio agli studenti viene contestato dai genitori che hanno subito questo tipo di scuola e la ritengono la migliore possibile.
Lo sport potrebbe essere la miccia per una riforma della scuola perché è quella cosa che fa capire come della salute fisica e psichica dei ragazzi a questa società gliene freghi piuttosto poco.
A scuola non c’è tempo per fare sport perché c’è il sapere dei libri da acquisire ed il sapere dei libri è terribilmente ingolfante per le menti dei ragazzi che non hanno più tempo per pensare. Ci manca solo che il sapere dei libri invada anche lo sport per trasformarlo nello sport dei libri che dovrà necessariamente essere funzionale alle esigenze di questa scuola e di questa società. E allora è per questo che io confido nello sport come in quel barlume di speranza che può aiutare i giovani ad aprire le loro menti. Se i giovani sperimentano davvero le dinamiche dello sport autentico sul campo si rendono conto ben presto che molte cose scritte sui libri sono delle autentiche fesserie e come imparano a diffidare dei libri che trattano l’attività fisica così possono imparare a diffidare anche dei libri che trattano altre materie. A quel punto si apre lo spiraglio di speranza per una scuola di contenuti autentici e non di assimilazione del credo dei libri. Una scuola dove i professori servono per un confronto sincero e schietto e non per verificare che sia stata imparata la filastrocca a memoria.
Nella società del controllo dell’informazione l’unica speranza sono i giovani e la loro scuola che per essere autentica deve essere loro e non nostra. La speranza è che si possa passare dall’informazione controllata all’informazione libera. Se saltano i sistemi di controllo dell’informazione può nascere un qualcosa di nuovo, una nuova politica, un nuovo modo di intendere la società e le cariatidi che sostengono ancora questo tipo di società possono pure farsi da parte fiduciose in un mondo migliore.
Si tratta di dar spazio ai giovani com’è nella natura delle cose e di abbandonare la presunzione che il nostro mondo deva essere necessariamente migliore del loro. Se i vecchi accettano di imparare dai giovani allora forse c’è la speranza in un qualcosa di buono, almeno nel fatto che i giovani imparino a discernere fra ciò che deve essere accettato della società dei vecchi e ciò che deve essere assolutamente rivisto e pure con una certa urgenza.