RIASSUNTO DEGLI ULTIMI 15 ANNI

Sono ormai 15 anni che mi è venuta questa idea bislacca di dare consigli generici sull’attività motoria un po’ come può fare un personal trainer. In un primo tempo l’ho fatto direttamente mettendomi a disposizione su un percorso della salute (quello del Parco San Giacomo a Verona) e poi facendo partire questo sito un po’ strano dove oltre a rispondere a domande specifiche getto uno sguardo d’assieme su quelle che sono le problematiche dell’attività fisica e dello sport per tutti nel nostro paese.

E’ lecito chiedersi se in questi 15 anni il mio punto di vista si sia un po’ evoluto o se sia rimasto ancorato a quei quattro punti fermi dai quali sembra proprio che non riesca a muovermi.

Ecco, forse questa seconda ipotesi è la più attendibile e probabilmente lo è perché sono semplicemente invecchiato e, come tutti i vecchi, tendo a calcificarmi sulle mie posizioni, ma potrebbe pure essere che questo invecchiamento dipenda anche dal contatto con le problematiche di tante, tante persone che mi hanno fatto capire che quei quattro accidenti dei quali continuo a disquisire sono davvero determinanti nel regolare la fruizione dell’attività fisica presso la maggior parte della popolazione.

Quei “quattro accidenti” a ben guardare sono proprio quattro e più precisamente sono 1°) scuola; 2) controllo dell’informazione; 3) mercificazione dell’attività motoria e 4) “campionismo” ovvero celebrazione dello sport spettacolo in modo soffocante sullo sport di base.

Erano concetti sui quali marciavo già 15 anni fa e da lì non mi sono più mosso.

Sinteticamente posso spiegare perché non mi sono più mosso anzi mi sono pericolosamente calcificato nei miei convincimenti.

1°) Scuola. Il matto dice che i matti sono gli altri. Ecco, sulla scuola io dico che non sono io che mi sono calcificato è la scuola che si è calcificata. E’ sempre più un “verificatoio”, noioso e quasi insidioso per l’equilibrio psichico dei ragazzi dove i ragazzi vanno essenzialmente per prendere un pezzo di carta con tono difensivo e senza entusiasmo e dove imparano a dribblare un sacco di insidie che ostacolano il loro percorso di apprendimento. Se un ragazzo ha entusiasmo e vuole imparare davvero la scuola glielo stronca perché toglie il tempo per studiare davvero. La maggior parte del tempo passa per superare le varie verifiche è c’è un sapere ben pilotato che non può uscire da certi programmi. Ciò che esula dai programmi ministeriali non serve per il pezzo di carta e se certe cose non sono ben studiate (anche a memoria, non è nemmeno necessario interiorizzarle davvero) non si riesce ad andare avanti. l’addestramento é ad obbedire ad apprendere ciò che gli insegnanti hanno già deciso per te che dovrai apprendere. E’ un percorso ben chiaro che non lascia spazio a sorprese. Ed è questa la vera tragedia perché in questo modo la scuola non si può evolvere ed i contenuti rischiano di restare sempre quelli.

2°) Controllo dell’informazione. Siamo nell’era del controllo dell’informazione e lo siamo sempre di più. Chi ci comanda ci comanda grazie al controllo dell’informazione e grazie al dilagare degli smartphone questo controllo è sempre più capillare e perfetto. Le nostre vite sono scritte sugli smartphone. Neanche un eremita sfugge da ciò e non è che la cosa sia drammatica in sé ma il fatto è che se qualche illuminato avesse la follia di sovvertire il sistema del controllo dell’informazione sarebbe subito reso innocuo perché questo controlla proprio tutto ed ovviamente tutela sé stesso. In una finta libertà siamo dei veri e propri schiavi del sistema di informazioni. Si può sopravvivere lo stesso ma ci vuole una gran fantasia per sentirsi davvero liberi.

3°) Mercificazione dell’attività fisica. E’ il motivo per cui è nato il sito e se fosse cambiato qualcosa probabilmente il sito sarebbe fortunatamente morto. Invece mi tocca rilevare che il sito è quanto mai attuale perché l’attività motoria è sempre più mercificata e se andare a piedi tranquillamente nelle nostre città è la più grande mossa per diffondere la salute della vera attività fisica bisogna constatare che la salute dell’industria automobilistica è sempre più importante della nostra e si può tranquillamente continuare a camminare e pedalare in palestra anche se è palese che queste cose vanno fatte all’aperto e non in palestra.

4°) Il campionismo. Il campionismo è eterno, quasi romantico. Peccato che sia soffocante nei confronti dello sport per tutti e venga fuori che un giovane ha ragione a praticare sport come si deve solo se ha i numeri per diventare un campione altrimenti è tempo perso. Praticamente se puoi diventare un campione puoi pure allenarti due volte al giorno che tutti ti spronano e chiudono pure un occhio se per allenarti così tanto hai bisogno di un’assistenza medica che dovrebbe essere riservata ai malati più che ai sani. Se invece sei un pirla qualsiasi e pretendi di allenarti tutti i giorni (ma.. solo una volta al giorno!) allora sei un perditempo perché nella società dello stress non c’è tempo per allenarsi tutti i giorni, è un lusso improponibile, non sei mica un campione che deve andare alle Olimpiadi…

Queste cose negli ultimi 15 anni non sono cambiate molto. Di curioso (e pure drammatico) c’è stata una pandemia di mezzo che non ha cambiato proprio nulla perché a scuola nel momento in cui si poteva incominciare a ragionare un po’ c’erano i professori che ti controllavano se andavi al cesso per bleffare sullo svolgimento delle verifiche, l’informazione è stata controllata in un modo indicibile e se qualcuno si è sognato di rilevarlo veniva bollato per pazzo, sovversivo, criminale pericoloso che osava mettere in dubbio il dogma di stato, l’attività motoria è tornata ad essere mercificata come e più di prima perché sul più bello che avevano bloccato le auto sono stati costretti a liberarle altrimenti crollava questo sistema economico. Praticamente quando ci hanno bloccato in casa con risultati disastrosi alla fine ci hanno liberato non perché ci stavamo ammalando tutti ma perché c’era la necessità di liberare le nostre auto dai garage e per liberare quelle c’era bisogno della nostra presenza.

Quanto al campionismo è stato probabilmente il fenomeno più tutelato durante la pandemia. La gente era chiusa in casa e se bloccavi pure lo sport spettacolo c’era il rischio di una vera rivoluzione. Pertanto gli atleti gladiatori dovevano continuare ad allenarsi in qualche modo. Questa cosa è stata vista in modo diverso a seconda dei gusti. Per alcuni era la dimostrazione dell’essenzialità e la necessità degli atleti gladiatori per altri era l’ennesima discriminazione dello sport spettacolo su quello di base e ci si domandava se fosse lecito che certi atleti potessero allenarsi solo perché avevano un certo livello prestativo mentre altri erano costretti a star chiusi in casa perché erano dei comuni mortali.

Non c’è stato nulla che mi abbia fatto cambiare idea sulle mie quattro idee calcificate in questi 15 anni, nemmeno la pandemia. E’ proprio possibile che sia la vecchiaia che avanza. Da questo punto di vista non mi da nemmeno fastidio.