RESPONSABILITA’ DELL’INSEGNANTE DI EDUCAZIONE FISICA

Non alludo alla responsabilità tanto di moda al giorno d’oggi relativa al fatto che non bisogna che il figlio dell’avvocato influente si sbucci il ginocchio cascando mentre corre normalmente in cortile perché ti becchi una denuncia per maltrattamento di minore. No, di quel tipo di responsabilità non mi occupo e vi basti pensare che ho sequestrato anch’io dei cartelli nei cortili delle scuole sui quali c’era scritto “Vietato correre”. Non erano cartelli fuori dalla scuola che intimavano di non correre alle auto, no, erano cartelli dentro alla scuola che intimavano di non correre ai ragazzi durante la ricreazione. Sarebbe stato da fare un indagine per sapere chi ha scritto quei cartelli e metterlo in galera, altro che cause idiote per motivi idioti.

La responsabilità alla quale alludo ora è ben diversa, è ben più pesante e mi farà attirare le ire degli insegnanti di latino perché è con loro che ho deciso di prendermela per spiegare delle cose nel senso che l’insegnamento del latino solletica la mia fantasia su questo argomento.

Premetto che ritengo l’insegnamento del latino molto complesso e molto nobile. Però, e vengo subito al dunque, se un insegnante di latino, per quanto bravo e preparato è una pizza terribile che non riesce minimamente a trasmettere entusiasmo per l’insegnamento del latino e la maggior parte dei ragazzi vedono il latino come una materia inutile e noiosa mi spiace tanto per il latino ma non ci vedo questa grande disgrazia.

L’altra parte del discorso l’avete già capita. Se un insegnante di educazione fisica, per quanto bravo e preparato è talmente palloso che non riesce a trasmettere nemmeno un po’ di entusiasmo per l’attività fisica la questione non è per niente irrilevante. Purtroppo mi tocca dire che quell’insegnante non sa fare il suo mestiere ed è proprio il caso che cambi mestiere perché ha sulla coscienza una cosa troppo importante: la salute dei ragazzi.

Mai come in questo periodo si sta evidenziando una specie di pandemia pericolosissima nella scuola italiana che è l’emergenza “secchioni”. Praticamente i secchioni che una volta erano una razza piuttosto rara e pure un po’ bistratta con fenomeni di derisione che sfioravano il bullismo è diventata la razza di gran lunga prevalente nella scuola attuale. Alla secchioneria si abbina in modo sempre più frequente e drammatico un altro flagello che è la sedentarietà (guardate che io ci scherzo ma sto scherzando con argomenti che sono terribilmente autentici e non pensate che voglia fare basso umorismo di un argomento che è importantissimo). Pertanto abbiamo un pericolosissimo alto numero di secchioni-sedentari in praticamente tutte le classi. Questi sono talmente tanti che non solo è giustamente finito l’esecrabile bullismo nei loro confronti ma si sono messi pure a dettare legge come se l’unico stile per affrontare la scuola fosse il loro, assolutamente irrazionale e pure pericoloso per la salute psicofisica.

In tale contesto che è più tragico che comico, l’insegnante di educazione fisica è l’unico che ha davvero le armi per far riscoprire il gusto della sana attività fisica di prevenzione e per conto mio deve davvero coordinarsi con gli altri insegnanti per promuovere un cambiamento di rotta dello stile di vita per questi studenti che hanno scambiato la scuola per un ambiente terribilmente agonistico dove sopravvive solo l’allievo con i voti migliori. Mi viene da pensare che guardino troppi programmi televisivi di cucina o di cantanti dove vanno avanti solo i migliori e se non dai il massimo ti tocca abbandonare il programma e tornare a casa.

Se l’insegnante di educazione fisica trasmette abilmente la passione per l’attività fisica e gli studenti prendono giustamente passione per un qualsiasi sport che richiede un razionale impegno quotidiano di un paio d’ore  (non dico 5 ore al giorno come se fosse una professione: solo un paio d’ore dove di quelle due ore la vera attività fisica al netto dei trasporti è sì e no un’ora, visto che  purtroppo per i ragazzi italiani l’attività sportiva non si riesce quasi mai a fare a scuola…) allora va in conflitto con i tempi della scuola moderna. Questo conflitto è sacrosanto ed è la salvezza del ragazzo che deve augurarsi di essere in classe con almeno una decina di altri soggetti sani che hanno la stessa idea di praticare quotidianamente una sana attività sportiva altrimenti rischia di essere emarginato, unico pirla normale in una classe di secchioni sedentari patologici che a colpi di sette e otto non si rendono conto che si stanno rovinando la salute precocemente e non  stanno gettando le basi per nessun successo professionale futuro ma solo per la quasi garanzia di problemi di salute precoci.

Dunque la responsabilità dell’insegnante di educazione fisica è notevolissima perché è l’unica sentinella di una situazione potenzialmente molto pericolosa che ha una sua rappresentazione fisica in un problema sul quale io dico spesso che l’insegnante di educazione fisica dovrebbe esprimersi e dare il suo contributo: il problema degli zaini troppo pesanti degli studenti.

Il problema degli zaini pesanti è fisico e metaforico nel senso che la concretizzazione di questo avviene con lo stesso sistema con il quale si crea il sedentario patologico. Gli insegnanti non sono coordinati fra loro e non pensano che se ognuno di loro pensa al suo orticello e pertanto al rigido svolgimento dei programmi ministeriali per non fare in modo che a fine anno il ragazzo non sia drammaticamente in ritardo proprio nella loro materia alla fine succede che… lo zaino pesa 10 chilogrammi perché nessun insegnante rinuncia al fatto che l’allievo abbia sempre dietro anche il testo della propria materia. Un tempo ci arrangiavamo con gli appunti e di libri se ne portavano a scuola praticamente zero ma un tempo la maggior parte degli studenti studiavano molto meno di adesso e pertanto è proprio tutta la scuola che è cambiata come filosofia. E’ una scuola molto più competitiva. In compenso siamo in presenza di uno sport che salvo eccezioni è meno competitivo di quello di un tempo e ci sono giovani che per non ostacolare gli impegni scolastici accettano di allenarsi solo un paio di volte alla settimana come se avessero quarant’anni e fossero animati dalla necessità di buttare giù la panza più che dall’ambizione di primeggiare in un certo sport.

Abbiamo trasferito la competizione dai campi sportivi ai banchi di scuola ed è stato un grave errore per la salute dei ragazzi e pure per la qualità del processo di apprendimento che rischia di evolvere verso lo stile adatto agli accumulatori seriali acritici di informazioni.

Gli insegnanti di educazione fisica hanno il compito di evidenziare tale tendenza e di studiare le strategie per contrastarla prima che faccia danni irreparabili.