Mi arriva una domanda singolare sul modo di operare di un assistente tecnico per l’attività motoria al percorso della salute. Premesso che non si riesce a trovare facilmente un insegnante di buona esperienza che si metta a disposizione per questo servizio mi si chiede che consigli si possono dare ad un neo laureato in Scienze Motorie che voglia provare a fare assistenza agli avventori di un percorso della salute.
E’ opportuno specificare che in tutte le questioni che riguardano l’attività motoria non esiste il “verbo” e dunque, teoricamente, anche un neo laureato può inventarsi qualcosa che funziona meglio di ciò che propongo io, dal mio punto di vista posso solo limitarmi umilmente a descrivere ciò che suggerisce la mia esperienza per il tipo di servizio che mi sono inventato io che, nelle mie finalità, deve essere rivolto ad una fascia più ampia possibile di popolazione.
Posso dunque dare consigli solo su quella che è la figura di assistente che ho voluto incarnare io e non su altre ipotetiche figure che potrebbero essere ugualmente utili in un percorso della salute come punti di riferimento per chi svolge attività motoria.
Altra premessa è che una figura importantissima che non so assolutamente da chi possa essere interpretata è quella di un eventuale personaggio che fa in modo che i soggetti che hanno bisogno di fare movimento arrivino al percorso della salute. Quando un soggetto arriva la percorso della salute è già mezzo salvato anche se non sa assolutamente cosa fare. Nel momento in cui si è schiodato dalla televisione ha già capito che la salute non la trova lì davanti ed invece può cercarla al percorso della salute (lo dice anche il nome).
Passo dunque ad elencare una serie di cose che è importante valutare, a mio parere, quando il soggetto desideroso di muoversi arriva a chiedere consigli per il nobile intento. E’ chiaro che subito valuto ad un primo sommario esame le sue capacità di movimento; se arriva lì correndo so già che ho a che fare con un certo tipo di soggetto se arriva lì con i bastoncini da Nordic Walking che usa non perché sia appassionato di Nordic Walking ma per il semplice motivo che senza fa fatica a stare in piedi so già che ho a che fare con un altro tipo di soggetto. Ma, al di là delle apparenze, che possono anche essere importanti, io devo soprattutto ascoltarlo e dunque, scusatemi questo schematismo, ma per sommi capi io riprendo proprio uno schema mentale che ho in testa.
Punto primo: tento di capire perché è lì. Prima ancora di capire in che condizioni è tento di capire perché è lì. Poi è chiaro che se è lì per vincere le Olimpiadi dovrò sincerarmi se ho a che fare con un soggetto che può davvero vincere le Olimpiadi o se ho invece a che fare con un soggetto che ha guardato troppa televisione. Molto spesso si verifica il caso contrario: arriva lì un soggetto abbastanza normale che si sente quasi un disabile per il solo fatto che ha guardato troppa televisione ed è vero che troppa televisione a livello motorio può creare delle vere e proprie disabilità ma prima di arrivare a questo, per fortuna, ce ne vuole. Ciò che arriva piuttosto presto invece è una certa disabilità mentale a ritenersi soggetti potenzialmente perfettamente funzionanti e questa è una cosa urgente che io devo curare subito: ho pochi minuti a disposizione per far capire al mio interlocutore che è un soggetto assolutamente normale, ha solo guardato troppa televisione e anche questo, purtroppo, nella nostra società è terribilmente normale.
Punto secondo: tento di capire che resistenze e che incubi ha questo soggetto nei confronti del movimento. Tento di capire se è un “traumatizzato”, uno di quei soggetti che ha avuto a che fare con istruttori che hanno preteso troppo da lui.
Punto terzo: collegato al secondo, tento di capire se ha qualche punto di aggancio con qualcosa di entusiasmante che riguarda l’attività motoria e, contemporaneamente, tento di capire perché questa cosa entusiasmante non fa parte ancora delle sue abitudini motorie.
Punto quarto: inquadrati velocemente le passioni e gli incubi in attività motoria del soggetto passo a valutare quali possibilità ha il soggetto di svolgere una qualsiasi attività motoria agganciandosi certamente più alle passioni che agli incubi.
Punto quinto: tento di studiare assieme al soggetto che soluzioni applicative ci possono essere per inserire nella propria vita certe abitudini motorie.
Punto sesto: do le raccomandazioni iniziali per lo svolgimento dell’attività avendo cura di sottolineare l’importanza del rispetto del principio della gradualità e formulando delle ipotesi concrete di carico sulla base di quanto mi ha raccontato come storia recente (e non solo) della sua attività motoria.
Dettaglio organizzativo: quando saluto io dò sempre il riferimento di quando posso essere rintracciato al percorso della salute oppure il riferimento di questo sito per poter essere contattato tramite Internet.
Scritta così sulla carta sembra facile, facile. Chiunque se armato di buona volontà, con una laurea in Scienze Motorie (e pure con il vecchio diploma ISEF) si può mettere a fare l’assistente per l’attività motoria al percorso della salute. Poi, in realtà ci si trova ad aver a che fare con le resistenze al cambiamento della gente e così se uno è un sedentario incallito e ciononostante è riuscito a trovare la strada del percorso della salute e pure un tecnico in grado di dare consigli su questa strada non è detto che per quel fortuito incontro sia disposto a cambiare abitudini. Il sedentario vero ha un’assuefazione al “non movimento” che è paragonabile a quella delle sigarette per il fumatore di lungo corso. Alcuni hanno un modello “televisivo” in testa che deve essere rispettato perché secondo loro ciò che non è riconosciuto dalla televisione non esiste e non può esistere. Pertanto questi anche se sarebbero chiaramente soggetti da attività all’aria aperta e magari te l’hanno anche fatto capire senza mezzi termini andranno a chiudersi in una palestra a fare cose per le quali dureranno si e no pochi mesi perché “Insomma uno straccio di istruttore che ti possa seguire con un po’ di continuità occorre certamente e non posso mica io a mettermi a fare l’istruttore di me stesso…”.
Non sono forti solo le resistenze dei sedentari, sono forti anche le resistenze di coloro che hanno in testa un solo modello di movimento e anche se non sono entusiasmati da questo lo ritengono come l’unico possibile perché è quello comunemente adottato dai più. Tu prova a dire a questi che si può cominciare a fare attività motoria anche semplicemente usando meno l’auto e vedrai che risultati fallimentari ottieni. A volte la soluzione ideale, quella ottimale, non è quella che si può proporre ad un certo soggetto perché fa i conti con blocchi psicologici molto difficili da sgretolare. Io li chiamo blocchi ma più correttamente andrebbero chiamate convinzioni. Mi sono arrivati dei soggetti che mi chiedevano che pesi dovevano usare per dimagrire e alla mia atterrante risposta che per dimagrire non servono assolutamente i pesi restavano sconvolti e si chiedevano da che pianeta veniva questo tecnico che osava mettere in discussione il mondo dei pesi e delle macchine da palestra.
Riassumendo questo polpettone dico che al di là di un certo metodo per inquadrare in fretta le esigenze del soggetto con cui ci si relaziona, occorre una capacità ben sviluppata di saper ascoltare e di calarsi nei panni di chi ti sta chiedendo consigli perché puoi dare anche il migliore dei consigli di questo mondo ma se questo consiglio sulla sua storia ci sta proprio male come “il consiglio giusto nel momento sbagliato” allora è proprio il caso di ascoltare un po’ di più e, a costo di tentare compromessi, arrivare ad un linguaggio comune perché l’importante è creare una comunicazione, se questa esiste poi si possono trasferire tutti i consigli immaginabili, se questa non esiste sarà tutto tempo perso o meglio, esperienza per poter mediare più efficacemente con un altro personaggio altrettanto difficile da ascoltare.