PROPOSTA PROVOCATORIA SULLE SQUALIFICHE COMMINATE DALL’ANTIDOPING

A volte vedo delle squalifiche che non stanno né in cielo né in terra assegnate ad atleti delle categorie amatoriali che per chissà quale motivo hanno preso sostanze vietate dall’antidoping.

Premesso che questi atleti sono atleti di livello bassissimo che non solo dalla loro attività sportiva non ci prendono una lira bucata ma passare dall’ottocentoquarantaseiesimo all’ottocentoventitreesimo posto (ammesso che quei farmaci aumentino davvero il rendimento sportivo) di un’accidenti di competizione amatoriale non cambia proprio nulla, non vedo assolutamente che senso possano avere squalifiche che possono arrivare addirittura a 4 anni. In questo modo si toglie la possibilità allo sportivo di fare esperienza con l’attività sportiva e di capire che quel farmaco che è stato buttato giù inavvertitamente non ha proprio nessuna utilità buttarlo giù. Al contrario se quel farmaco deve proprio essere assunto, magari perché l’ha prescritto il proprio medico di base, è veramente assurdo bloccare dall’attività sportiva un amatore che ha bisogno di prendere quel farmaco. L’attività sportiva gli serve per la sua salute come e forse più di quel farmaco e pertanto quella squalifica è razionalmente insensata.

Non solo ma quella squalifica è anche una forma di mistificazione del concetto di doping che fa credere che il doping siano quei farmaci che può prendere normalmente un atleta amatore. Se vogliamo combattere il doping dobbiamo andare ad indagare su ben altri tipi di atleti e allora sì che scopriamo che il 90% dei farmaci presi da un certo tipo di atleti servono solo per sostenere una preparazione sportiva che spesso è esagerata e per consentire all’organismo di sopportare stress che con le sole proprie forze non sarebbero in grado di sopportare. Lì sì che sarebbe il caso di fare una campagna di informazione che, squalifica o non squalifica, riporti i piani di preparazione degli atleti di alto livello su carichi che possano essere somministrati senza ricorrere all’ausilio di nessun farmaco. L’atleta di alto livello è sano per definizione e come tale non ha bisogno di farmaci.

Se invece ci si vuole incancrenire sulle squalifiche perché si ritiene che abbiano un potere educativo allora io propongo di squalificare tutti quei lavoratori (da cosa? Dal lavoro, visto che molti di esso sport non ne fanno nemmeno) che per un motivo o per l’altro assumono farmaci che potrebbero far benissimo a meno di prendere. Finiremmo per squalificare un numero indecente di italiani perché davvero gli italiani hanno la mania di prendere un sacco di farmaci anche quando stanno bene e non a caso si fa la pubblicità dei farmaci anche per televisione e questi si possono trovare anche al supermercato.

Pertanto sono d’accordo che bisogna diminuire il consumo di farmaci in questo paese ma smettiamola di bloccare l’attività sportiva a personaggi che prendono farmaci che probabilmente sono anche costretti a prendere.

Nello sport il farmaco inutile è quello dell’atleta che vince le Olimpiadi, non quello del quarantenne che fa la corsa del quartiere. O meglio, per certi versi è proprio più utile quello dell’atleta che vince le Olimpiadi ma diciamo che non è essenziale da un punto di vista medico. Smettiamola di prenderci in giro con le squalifiche degli atleti amatori e spendere tanti soldi in test antidoping impossibili che non possono assolutamente smascherare quanto avviene nell’attività di vertice.