Si discute molto della candidatura di Roma come possibile città organizzatrice dei Giochi Olimpici del 2024.
Non voglio entrare nel merito dell’opportunità o meno per il nostro paese (più che per la città di Roma) di lanciarsi in questa colossale avventura.
Penso che sia un discorso che possa essere affrontato con competenza da economisti che conoscano bene sia le dinamiche economiche dell’organizzazione dei Giochi Olimpici sia quelle che riguardano specificamente un colossale evento sul territorio del nostro paese.
Se il sindaco della città che dovrebbe organizzare questi Giochi si dichiara contrario a tale ipotesi vuol dire che almeno qualche problema di natura economica potrebbe esistere. Non penso che il nuovo sindaco di Roma abbia nulla in contrario all’idea dei Giochi Olimpici come evento culturale, temo proprio che i freni siano di altra natura. A livello istintivo tutti vorremmo che l’Italia potesse ospitare i Giochi Olimpici fra otto anni, poi bisogna capire se è un lusso che ci possiamo permettere, è difficile a capire se tale evento può venire a costare due o tremila euro ad ogni italiano e sono convinto che se ad ogni italiano venissero chiesti subito 3.000 euro a titolo di deposito cauzionale per porci al riparo delle sorprese economiche che possono riservarci i Giochi Olimpici allora questo slancio istintivo verrebbe probabilmente smorzato e qualcuno obietterebbe che ci sono tante città in giro per il mondo, più ricche di Roma, che hanno molta voglia di ospitare i Giochi Olimpici.
Tuttavia, pur valutando bene l’opportunità economica di provare a sostenere la candidatura sono convinto che almeno il “progetto” non faccia male allo spirito sportivo del nostro paese. E’ chiaro che poi non ti puoi tirare indietro all’ultimo secondo e dire che hai cambiato idea ma c’è una cosa della quale abbiamo bisogno nel nostro paese ed è più importante dell’organizzazione dei Giochi Olimpici anche se può ad essa essere associata.
Che riusciamo o no ad organizzare i Giochi, con riferimento al 2024 noi dovremmo cominciare a pensare che nel nostro territorio vivono circa dieci milioni di “Probabili Olimpici”. Questi “Probabili Olimpici” come tali e proprio perché l’Italia potrebbe essere sede dei Giochi del 2024 dovrebbero essere seguiti con molta attenzione.
Un passo indietro perché come al solito qui ho travisato un concetto per spostarlo in un’altra dimensione. Il Probabile Olimpico vero, comunemente detto in sigla P.O. (ed in gergo “piò”), è un atleta di alto livello che un po’ di tempo prima dei Giochi Olimpici (non certamente otto anni prima…) viene dichiarato di interesse nazionale quale probabile partecipante ai Giochi e pertanto la sua preparazione sportiva viene particolarmente seguita perché si ritiene che su quell’atleta sia opportuno investire tempo e danaro per quanto potrà dare in futuro allo sport italiano. E’ un concetto molto elitario che purtroppo riguarda poche decine di atleti e non potrebbe essere altrimenti perché già così questa operazione di tutela di tali atleti è piuttosto onerosa. Quando io parlo di milioni di “Probabili Olimpici” storpio il concetto ed intendo che a otto anni dai Giochi, praticamente tutti gli italiani di età compresa fra i 10 ed i 20 anni dovrebbero essere dichiarati “Probabili Olimpici”. Ovviamente questo è frutto della mia fantasia e non è certamente vero che tutti gli italiani in quella fascia di età hanno apprezzabili possibilità di poter partecipare ai Giochi del 2024. Ci sono ragazzini che già a 10 anni si capisce purtroppo che quasi di sicuro non hanno i numeri per eccellere in nessuno sport, figuriamoci se questa triste previsione non è possibile anche su molti ventenni con il fisico già strutturato e poco modificabile.
La mia definizione di “Probabile Olimpico” si sposta su un altro territorio e va a comprendere anche gli spettatori. A Rio più che gli atleti brasiliani sono mancati di preparazione gli spettatori brasiliani ed hanno fatto capire che questi Giochi, per quanto ben organizzati, non sono stati accompagnati da un lavoro di diffusione della cultura sportiva a tutti i livelli. Ci si è preparati a guardare i campioni, non ci si è preparati a capire e conoscere lo sport. In sintesi temo che questi Giochi Olimpici siano serviti un po’ pochino ai brasiliani.
Un pubblico preparato è un pubblico che pratica lo sport oltre a guardarlo. I fischi a Gatlin c’entrano poco con il fatto che lui ha dovuto superare anche una squalifica per doping, i fischi a Lavillenie c’entrano poco con il fatto che il suo rivale fosse un brasiliano. Il fatto che gli atleti della qualificazione del salto in alto siano stati lasciati a saltare in uno stadio vuoto alla misura di 2.29 c’entra poco con il fatto che Bolt doveva lasciare lo stadio per andare a riposare. Tutto ciò ha a che fare con la cultura sportiva di un determinato paese che se non c’è può produrre queste e ben altre tristezze.
Al di là della possibilità di Roma per una candidatura per il 2024 abbiamo bisogno di considerare che sul nostro territorio ci sono milioni di Probabili Olimpici, più importanti della stessa Roma. Se Roma fallisce, nel 2024, pazienza, ma se questi falliscono nella loro cultura sportiva e si troveranno allo stadio a fischiare durante chissà quale manifestazione sportiva in luogo dei Giochi Olimpici, senza minimamente comprendere le dinamiche reali dello sport che vanno a vedere perché lo sport non lo hanno mai praticato, allora avremo fallito come nazione più che come possibili organizzatori di Giochi Olimpici.
Non so se sia conveniente gettarsi nell’organizzazione dei Giochi Olimpici, so che è certamente conveniente diffondere la pratica sportiva come se fosse sicuro che i Giochi del 2024 li organizziamo noi e a quei Giochi dobbiamo vincere un numero strepitoso di medaglie. L’obiettivo vero non è il numero strepitoso di medaglie ma la diffusione di una pratica sportiva capillare che possa promuovere l’adozione di stili di vita sani per i ragazzi italiani e, per contagio, anche per i “non più ragazzi”.