La maggior parte delle correzioni nella ginnastica a corpo libero, soprattutto se riferite a soggetti “stagionati” sono inopportune o addirittura dannose perché non tengono conto dei limiti articolari del soggetto destinatario della correzione. Questa cosa ce la insegnavano abbastanza chiaramente all’ISEF e mi auguro che la insegnino anche adesso perché è basilare per poter mettere a proprio agio l’utente non più proprio giovincello. Purtroppo ho la sensazione che molti miei colleghi, soprattutto quelli con poca esperienza, non abbiano ben presente questa cosa ed invece tendano a prodigarsi in una serie di correzioni che alla fine stordiscono l’allievo e lo fanno scappare via.
Oggi ero al percorso della salute con un gruppetto di soggetti non più in verde età e mentre dicevo: “Se il braccio non passa proprio alto sulla nuca non forzate troppo, qui non siamo in acqua e possiamo permetterci il lusso di cercare tensioni inferiori che sono ugualmente utili” è passata una signora che non c’entrava niente ed ha sbottato: “Finalmente un buon insegnante…!”. Questo complimento in realtà è un falso complimento e deve essere tradotto. Più che un complimento al sottoscritto è un’ aspra critica alla mia categoria e va tradotto più o meno così: “Non se ne può più di gente che continua a correggerti ogni trenta secondi e non ti lascia muoverti in pace…”.
In effetti io non posso essere definito un buon insegnante solo perché ammonisco a non controllare in modo troppo rigido l’esercizio ed invito a svolgerlo a tensioni più basse. Semmai, per questa precisazione potrei essere definito un pressapochista, uno che se ne frega se il proprio allievo non esegue nel modo corretto un certo esercizio. Purtroppo il mondo pullula di correttori incalliti e così si è parallelamente creata la figura dell’utente esasperato. L’utente esasperato è quello che dice: “Io andrei anche in palestra ma appena comincio a muovermi l’istruttore comincia subito a correggermi ed a pretendere chissà cosa, a quel punto mi annoio, non mi trovo a mio agio e smetto di frequentare la palestra.”
Allora io, che non sono un buon insegnante ma solo un insegnante normale, devo dire una cosa a questi miei colleghi che vogliono a tutti i costi fare i “buoni insegnanti”. C’è necessità, non per motivi di marketing ma per motivi di salute pubblica, di riuscire ad avvicinare all’attività motoria più persone possibile, se stroncate gli allievi con le vostre esigenze di perfezione avete disatteso uno dei vostri compiti principali che è quello di fare in modo che l’attività motoria sia divertente e se non proprio divertente almeno “digeribile”.
Ammesso e non concesso (ma qui si può aprire un grande dibattito tecnico) che l’esercizio migliore sia quello eseguito in un certo modo che l’ortodossia della disciplina fatica a definire, se anche esistesse ciò comunque la persecuzione di un modello ideale dovrebbe essere in ogni caso subordinata alla sopportabilità dell’esercitazione.
Quando, al contrario, io mi appello a tensioni molto basse di esercizio, ad esecuzioni quasi disattente e per nulla forzate lo faccio non solo perché ritengo che ciò costi molta meno fatica in termini di attenzione e di carico psicologico della lezione ma anche perché ritengo che per certe categorie di utenti, soprattutto nella fase iniziale, questa sia l’unica via perseguibile per arrivare a risultati soddisfacenti.
Ho sempre sostenuto che in una classe di 20 personaggi se nell’esecuzione di un certo esercizio si vede che tutti si muovono nello stesso modo o siamo in presenza di 20 robot fatti con lo stampino oppure stanno sbagliando tutti e 20 o forse solo 19… Al contrario se lo stesso esercizio è svolto in 20 modi diversi vuol dire che quella classe ha capito come ci si muove ed ognuno sta pensando al suo esercizio utile e non all’ortodossia della ginnastica e dei mille manuali scritti più o meno tutti nello stesso modo.
Lo so che questi sono discorsi un po’ difficili da interpretare e nell’era dell’adeguamento poter rivendicare la propria fisicità, la propria unicità, la propria soggettività, pare blasfemo ma noi contiamo molto di più di tutte le regole della ginnastica, regole che fra l’altro non esistono perché se non stiamo trattando di ginnastica agonistica, che è tutt’altra cosa, non esistono delle regole della ginnastica se non che questa è stata inventata per stare bene e non per mettersi a fare gli esercizi “come dice l’istruttore”. Non sono un buon insegnante, ho solo la sfrontatezza di giocare contro i falsi miti e contro la fatica (peraltro inutile) altrui.