“… ma, in soldoni, come può lo studio delle neuroscienze determinare la strutturazione di una seduta di allenamento con i pesi?”
E’ questo ciò che non riuscite a capire dello studio delle neuroscienze applicate all’attività motoria e che probabilmente non riuscite a capire nemmeno del mio sito nel quale purtroppo non tratto molto delle neuroscienze e soprattutto le affronto in modo superficiale ma dove almeno tento di far capire come l’attività motoria vada molto al di là degli stereotipi culturali e delle proposte generalmente propagandate e propinate dai media per accontentare il mercato.
Le neuroscienze non ci danno indicazioni pratiche per come strutturare una seduta con i pesi per il semplice motivo che spostano drammaticamente il punto di osservazione ed il più delle volte ci portano invece a capire quanto sia inutile e pure potenzialmente dannosa quella seduta di allenamento con i pesi in un processo di addestramento calibrato e razionale finalizzato al miglioramento del rendimento sportivo ed allo stato di salute generale e non a fantomatici obiettivi di carattere estetico e rimodellamento corporeo che dovrebbero essere sconsigliati vivamente dal medico di base che segue l’atleta-paziente (l’atleta che vuole ristrutturare clamorosamente il suo corpo in modo netto è un paziente più che un atleta e come tale ha bisogno preventivamente di un parere medico per non andare ad instradare la preparazione su binari pericolosi).
In soldoni le neuroscienze applicate all’attività motoria sono veramente rivoluzionarie nel modo di intendere la preparazione fisica perché spostano il punto di osservazione dal muscolo alla coordinazione neuromuscolare, non conta più gonfiare i muscoli ma solo mettersi in grado di fare gesti motori di alto livello con la propria struttura, non entrare nel corpo di un altro ma far funzionare il proprio.
Il limite della diffusione delle neuroscienze nell’attività motoria è dettato proprio dal lavaggio del cervello mediatico che fa si che molti degli utenti che frequentano le palestre non siano minimamente interessati a migliorare le loro capacità prestative ed il loro livello di salute ma solo a dimagrire e/o incrementare la massa muscolare. Questi in realtà possono essere effetti collaterali più o meno graditi di una preparazione fisica che non deve mai essere troppo consistente in volume per non turbare delicati equilibri bioumorali ma non devono certamente essere l’obiettivo primario della preparazione. Grazie allo studio delle neuroscienze applicate all’attività motoria possiamo avere l’ambizione di ricercare i migliori adattamenti per l’affinamento delle capacità motorie senza stravolgere il nostro fisico. Ed è questo il grosso messaggio che dobbiamo ricevere dallo studio delle neuroscienze che è un messaggio quasi biblico: il nostro corpo va rispettato, non va cambiato e pertanto ogni preparazione deve essere studiata per rispettarlo e metterlo in grado di funzionare meglio possibile non per metterlo sotto stress e costringerlo ad adattamenti strutturali che nel lungo periodo possono essere anche sovraccaricanti a livello cardiaco.
Le neuroscienze minano alla base la filosofia della ristrutturazione muscolare perché inducono a rivedere tutta la motivazione che informa l’attività motoria, nel momento in cui gli obiettivi cambiano perché si capisce che la salute è più importante dell’aspetto estetico che è meglio essere padroni del proprio corpo che esserne schiavi cambia completamente anche l’approccio con l’attività fisica che non è più vista come uno strumento per gonfiare i muscoli ma come un’ attività divertente, che può anche essere fine a sé stessa, che fa bene alla salute e che può portare al miglioramento di molte capacità anche senza provocare traumatiche variazioni strutturali.
Mentre nell’approccio consumistico dell’attività motoria si parte da un modello di mercato che propone una preparazione standardizzata per tutti che implica certi consumi (gli integratori alimentari, la frequentazione di sale attrezzate per una preparazione squisitamente “muscolare” priva di ogni addestramento tecnico-tattico utile a qualsiasi sport) nella preparazione suggerita dallo studio delle neuroscienze si parte da un’attenta analisi della motivazione che se affrontato con pazienza porta certamente a sbugiardare i modelli di mercato e pertanto a mettersi in atteggiamento critico ed a chiedere all’attività motoria un qualcosa che ci faccia andare al di là della ricerca dell’aumento di massa muscolare.
E’ chiaro che un soggetto che pensa è anche un soggetto libero e come tale può pure essere anche un po’ scomodo. Se tutti capiscono che pedalare in una palestra al chiuso di una città fantastica che ha solo bisogno di liberarsi dall’incubo delle auto è assurdo, vengono fuori anche delle esigenze della cittadinanza che possono mettere un po’ in crisi il modello attuale. In fin dei conti chi si gonfia i muscoli in palestra non richiede poi agli amministratori locali questi grandi interventi. Chi invece pretende di muoversi anche fuori dalla palestra ha ambizioni un po’ più fastidiose. In questo senso lo studio delle neuroscienze è forse politicamente poco corretto in un sistema che promuove solo l’informazione funzionale ad un ben preciso sistema ben collaudato e che non si ha molta voglia di modificare.
Insomma per formulare una seduta con i pesi, più o meno utile per gonfiare i muscoli non c’è bisogno di scomodare le neuroscienze e la motivazione che sta alla base di quella richiesta è fin troppo trasparente anche se assolutamente opinabile. Se invece vogliamo riconsiderare l’attività motoria a 360° come un qualcosa che ci può aiutare a stare bene più che a servire il mercato allora è necessario scomodare le neuroscienze perché il muscolo funziona principalmente grazie ad uno stimolo nervoso, quello che succede dopo… succede dopo ma senza l’impulso nervoso non succede proprio nulla. Per dirla con un immagine proprio terra terra il cane non muove mai la coda per niente. Senza motivazione non c’è movimento, senza studio della motivazione non può esserci un vero studio del movimento.