PERCHE’ UN AUTODIDATTA MOLTE VOLTE FA MEGLIO DI CHI E’ ASSISTITO

Il segreto sta nel diffidare di Internet. Coloro che si affidano ad Internet al percorso della salute li vedo lontano un miglio, sono affaticati, sbuffanti e si capisce subito che stanno facendo qualcosa che non è tarato sulle loro caratteristiche. Al contrario, chi fa da vero autodidatta, senza farsi condizionare dalle informazioni prese da Internet, fa sempre qualcosa di utile e abbastanza razionale, certamente calibrato meglio in base alle proprie caratteristiche fisiche.

La cosa curiosa è che i dubbi li hanno proprio questi ultimi mentre quelli che sbagliano alla grande sono convinti di fare giusto perché… l’hanno letto su Internet.

Dunque, in linea di massima, non ho proprio nulla contro chi fa da autodidatta anzi, in genere, chi studia da sé la propria preparazione è un soggetto abbastanza attrezzato a percepire alcuni dettagli del movimento che tendono a sfuggire in primo luogo a chi si fa traviare da Internet ed in secondo luogo anche a chi è abituato a farsi seguire da un istruttore un po’ sbrigativo che non instaura alcun rapporto di rettifica dei programmi con l’allievo ed applica un sistema di formulazione del carico di stampo decisamente arcaico.

Alla faccia della moda nelle cattedrali del fitness, tanto alla moda, molte volte si applica proprio questo metodo perché è quello più conveniente per chi deve dirigere il supermercato. Meno menate, meno personale, la sala è piena di macchine scintillanti e anche se il personale è finto la clientela accorre lo stesso.

Per cui non bisogna aver paura di studiare la propria preparazione, bisogna semplicemente fare attenzione che dubbi ingiustificati portino verso Internet perché a quel punto si rischia di commettere gravi errori e mi tocca ammettere che piuttosto delle pessime indicazioni di Internet è comunque meglio avere uno straccio di istruttore che fa finta di seguirti, anche se non ha tempo, perché almeno ti tiene protetto (o ci prova) dalle insidie di Internet.

Quando do consigli qui sopra premetto sempre che il rapporto con un istruttore da sicuramente informazioni più attendibili di quelle che possono essere trasmesse qui sopra e se un istruttore sbotta che “Non me ne frega niente di quello che ha ipotizzato il tuo cretino di turno che hai letto su Internet…” alludendo al sottoscritto, mi tocca ammettere che ha abbastanza ragione, salvo verificare che alla base dei miei consigli c’era appunto l’ammonimento a considerare la cosa anzitutto con un istruttore, se presente.

Dunque l’autodidatta per “necessità”, quello che non ha soldi da spendere o, pur avendoli, non ha la possibilità di frequentare luoghi dove sia disponibile un istruttore, deve avere una certa attenzione, deve affinare in modo accorto delle capacità di propriocezione che sono quelle che possono illuminare la strada del corretto carico di allenamento, dopo di che, se le sensazioni sono buone, deve farsi passare strane paure conscio che c’è gente che sta sbagliando molto più di lui e continuerà farlo a lungo perché ha pure inibito i segnali di protesta dell’organismo (potenza di Internet e di un certo tipo di istruttori scarsi inseriti in un contesto accattivante).

L’autodidatta è costretto a pensare alla preparazione che affronta, non ha modelli precostituiti se non esperienze di cose che ha già fatto che sono un’ottima base di partenza. Tende sempre a partire da ciò che ha già fatto lui più che da ciò che vede fare agli altri e questo è un ottimo approccio per indovinare il giusto carico di allenamento. Rispetto a chi si affida ad un istruttore un po’ troppo sbrigativo o, peggio ancora, a fantomatici modelli ipotetici di Internet, pensa di più, rielabora di più l’attività che svolge e la rettifica meglio mettendola più spesso in dubbio come è giusto fare. Diciamo che comincia a sbagliare proprio nel momento in cui vuole cancellare questi dubbi perché è come se dicesse: “Basta adesso voglio solo muovermi senza pensarci su e mi affido a qualcuno che mi detti la preparazione: lui detta ed io seguo, sono stufo di aver paura di sbagliare…”. Non c’è da aver nessuna paura quando uno sbaglia, soprattutto se è attento a quello che fa se ne accorge in tempi abbastanza brevi ed è pronto a rettificare il carico. I dubbi invece, anche se sono noiosi, sono utili ed è giusto averli perché sono quelli che ci possono far ipotizzare approcci diversi man mano che si evolve il processo di addestramento. L’istruttore può non aver molto tempo da dedicarvi, soprattutto se siete capitati in un grosso centro dove la qualità dell’assistenza non è quella che si poteva sperare, ma voi dovete avere molto tempo per voi stessi e dovete avere la sana curiosità di mettere in dubbio tutto ciò che state facendo, le costrizioni, le scelte obbligate con una sola modalità operativa le subite già in altri ambiti dell’esistenza, non siete costretti a subirle anche nell’attività motoria che, fondamentalmente, oltre ad essere qualcosa di salutare deve essere anche qualcosa di divertente.

Poi, inutile negarlo, quando sarete diventati buoni autodidatti sarete anche potenziali clienti scomodi per eventuali istruttori poco accorti perché avrete una buona capacità nel discernere ciò che è sensato da ciò che non sta né in cielo né in terra. Ma questo, fondamentalmente, è un problema dell’istruttore ed il buon istruttore da un autodidatta abbastanza evoluto ha solo che da imparare e riesce sempre ad instaurare un proficuo rapporto di collaborazione. Proficuo per entrambi perché in attività motoria continuano ad imparare sia il maestro che l’allievo nel senso che anche il maestro più esperto continua a sbagliare e sbaglia certamente meno se l’allievo è molto accorto.