Premesso che non saranno di certo i miei articoli a cambiare le sorti di una vicenda per niente divertente che vede implicata in primo luogo la WADA, organismo internazionale dell’antidoping ed in secondo luogo l’atleta Schwazer, marciatore trentaseienne che ha già vinto abbastanza e non ha bisogno di mostrare al mondo il suo valore di atleta, come sempre in un articolo sull’argomento ho fatto un po’ di casino e non si capisce perché ritengo che i contorni della vicenda siano sostanzialmente cambiati rispetto a tempo fa.
Mi ero anche prefissato l’obiettivo di non scriverne troppo per non creare caos attorno all’atleta che ha semplicemente bisogno di stare a tranquillo e riprendere a gareggiare serenamente, per il sano gusto della competizione, ma mi rendo perfettamente conto che il mio caos è pari a quello di una zanzara (di quelle silenziose, le “tigri” che sono più silenziose delle nostre che di notte ti accorgi che sono le nostre perché sono le uniche che fanno casino…) in un centro commerciale e pertanto posso pure tentare di spiegare perché, a mio parere, la situazione ha assunto contorni diversi rispetto a prima.
Per l’atleta sarebbe opportuno che la questione finisse a “tarallucci e vino”, che si ammettesse che la WADA è incappata in uno spiacevole inconveniente, che ha commesso un piccolo “errore di sbaglio” per dire una cosa che in italiano non esiste ma definisce piuttosto sinteticamente questa cosa e insomma tentiamo di metterci una pietra sopra riabilitando l’atleta e chi si è visto si è visto.
E’ difficile che possa finire così perché la WADA ha già una credibilità che è pari a zero nell’ambiente e farle subire un ulteriore smacco può essere letale per la sua immagine di organismo perfettamente funzionante che tutela l’immagine dello sport di alto livello.
Allora per non perdersi dietro alle cose di poco conto e per identificare la cosa nella sua interezza.
Per conto mio (ma sono sempre opinioni personali) l’antidoping è morto quel giorno che un atleta settantacinquenne è stato sospeso dalle gare amatoriali perché assumeva regolarmente la pastiglietta blu che come tutti sanno, senza fare tanta pubblicità alla pastiglietta blu, le persone un po’ su con l’età assumono non per fare il record del mondo dei master ma per altri motivi ben più terra terra che c’entrano ben poco con le gare master. Questo signore giustamente l’ha ammesso candidamente ed ha pure ammesso che se per colpa dell’antidoping doveva litigare con la moglie per lui la stagione delle gare di atletica era tristemente finita. Finita non per sopraggiunti limiti di età (quando uno sta bene questo momento non esiste mai) ma per ben più tristi vicende burocratiche legate alle procedure dell’antidoping.
Qualcuno mi dice che a dare tanta importanza a questa cosa esagero. Ma anche qui io sposto il punto di attenzione, il problema non è quel signore di settantacinque anni che si fa i cavoli suoi ed avrebbe tutto il diritto di fare anche le gare master oltre che a fare la sua normale vita di settantacinquenne, il problema è la WADA. Perchè? Perchè qui c’è la cosa che non si può dire anche se giustizia ordinaria e giustizia sportiva corrono su due binari diversi (ed è per questo che fregheranno Schwazer per l’ennesima volta…) ma se tu scrivi la verità sei passibile di denuncia per calunnia. Attorno alla WADA c’è un’omertà pazzesca, hanno tutti una fifa blu ad ammettere che non funziona per nulla ad ammettere che ha completamente cannato i propri fini istituzionali, che è un organismo assolutamente inutile che sperpera pure fondi pubblici e che fondamentalmente (e questo è il vero motivo per il quale non la si può attaccare) è tenuta in piedi dai grandi sponsor che hanno bisogno di tenere candida l’immagine dello sport di alto livello.
Se la WADA funziona a meraviglia lo sport di alto livello mantiene la sua immagine immacolata e gli sponsor possono stare tranquilli. Se per sbaglio si scopre che la WADA non funziona per niente e senza nessuna negligenza è già decisamente inefficiente di suo, anche quando non ci sono provette manomesse di mezzo, allora casca il palco e bisogna inventarsi qualcosa di diverso perché lo sport deve sembrare candido anche e soprattutto a livello di sport spettacolo e gli sponsor ne hanno un danno inestimabile se questa presunzione di assoluto candore viene un po’ minata.
Il problema non è Schwazer, il problema non è il settantacinquenne delle gare master, il problema è la WADA che rischia di restare così anche dopo la fine della splendida carriera dei due personaggi sopracitati che, molto diversi fra loro, hanno in comune la sfortuna di essere capitati a fare i conti con le contraddizioni della WADA.
Non tutti hanno capito che il giorno che sono state scoperte le provette manomesse la frittata si è un po’ girata non solo perché si poteva capire che la seconda positività dell’atleta Schwazer era un’autentica bufala, come ha sempre sostenuto l’atleta, ma anche perché da quel momento il vero imputato era la WADA che pur ammettendo il fattaccio non sapeva darne spiegazione.
Allora io mi domando, visto che Schwazer è stato sospeso 4 anni dopo la prima infrazione riconosciuta ed ammessa senza mezzi termini dall’atleta e sospeso per ulteriori 8 anni dopo la seconda infrazione sempre contestata dall’atleta, se qui con la WADA dobbiamo usare il primo criterio o il secondo. Se la WADA ammette candidamente l’errore, come pare che sia, allora se la potrebbe cavare con 4 anni di sospensione dell’attività. Se invece lo nega come qualcuno potrebbe sostenere perché non sanno darne spiegazione allora gli anni di sospensione potrebbero essere ragionevolmente otto quanti sono quelli determinati per l’atleta Schwazer nel secondo caso, quando ha sempre negato la colpevolezza.
Facciamo una via di mezzo, la WADA ammette la monomissione ma non sa dire come possa essere accaduto (sarebbe come dire che nel primo caso Schwazer ammetteva l’uso dell’EPO ma non sapeva chi gliel’aveva buttata dentro…) allora sei anni di sospensione potrebbero essere sufficienti, sono ben la metà di quelli che si sta scontando l’atleta Schwazer per una cosa meno grave.
Insomma la frittata è girata perché qui adesso il vero imputato è l’istituto dell’antidoping non l’atleta, l’atleta ha già pagato con otto anni di squalifica una cosa che tanti che stanno zitti se la cavano con molto meno, l’imputato è un organismo autoreferenziale che si difende attaccando a colpi di denunce per calunnia e nessuno può permettersi il lusso di mettere in discussione l’alta qualità ed efficienza del suo operato.
La questione è gigantesca e continuare a tenerci di mezzo l’atleta Schwazer per andarne a fondo a mio parere è ingiusto nei confronti dell’atleta.
Schwazer intanto ha diritto a marciare senza essere più ostaggio di questa squallida vicenda, dopo, se volete un mio parere sulla WADA, non va nemmeno sospesa per accertamenti ma va semplicemente chiusa perché non funziona assolutamente. C’era chi proponeva la radiazione a vita per l’atleta Schwazer quando i contorni di questa vicenda non erano ben chiari. Io la radiazione a vita la propongo per l’istituto dell’antidoping, visto che oltre a non servire a nulla utilizza anche in modo maldestro del danaro pubblico. Quel danaro invece di spenderlo per tenere candida l’immagine dello sport di alto livello, che ha bisogno di ben altre strategie per essere riabilitato, spendiamolo per finanziare lo sport di base che, anche se non ha l’attenzione dei grandi sponsor, ha comunque un’importanza fondamentale per la salute dell’intera società, non solo dei ragazzini che lo praticano con gioia.