Se è vero che la spesa annua degli italiani per l’assistenza sanitaria supera i 100 miliardi è anche vero che la spesa per i carburanti raggiunge comunque cifre da capogiro. Mentre l’auspicio di poter ridurre la prima è collegato alla speranza di stare meglio e quindi poter ridurre i costi dell’assistenza sanitaria perché abbiamo meno bisogno di cure, la riduzione della spesa per i carburanti non è legata a questo meccanismo e segue invece un processo inverso. Non dobbiamo stare meglio per spendere meno in carburante, dobbiamo semplicemente spendere meno in carburante per stare meglio. Per certi versi è molto più facile risparmiare sul carburante che sull’assistenza sanitaria. Per risparmiare sull’assistenza sanitaria dobbiamo prima stare meglio, per risparmiare sul carburante dobbiamo solo deciderlo noi, ancora prima di stare meglio.
Le due cose sono collegate ed è questo il motivo per cui su questo sito, invece di trattare tanto di bilancieri o nuove tecniche per il potenziamento muscolare, insisto pedantemente sulla necessità di cambiare il nostro tipo di movimento soprattutto con riferimento alla mobilità urbana.
Noi non ci muoviamo poco, ci muoviamo tantissimo, molto più dei nostri genitori e dei nostri nonni. Il problema è che ci muoviamo su mezzi motorizzati. Non con le nostre gambe ma grazie alla propulsione di un accidenti di carburante per il quale spendiamo una fortuna, quasi più che per mangiare. Se vogliamo è abbastanza logico, quando ci muovevamo grazie alla nostra energia dovevamo spendere per alimentare noi stessi, adesso che ci muoviamo grazie ad un mezzo a motore dobbiamo spendere per alimentare quel mezzo, la nostra energia la risparmiamo, teoricamente potremmo spendere anche meno dei nostri antenati per alimentare noi stessi.
I due piccioni con una fava non li pigliamo modificando le strategie di potenziamento muscolare ma solo cambiando il nostro tipo di movimento. Abbiamo bisogno di muoverci perché fa bene alla salute, abbiamo bisogno di usare il movimento per poter contenere il consumo di carburante non solo per risparmiare ma anche per proteggere l’ambiente che mal sopporta le nostre nuove abitudini in tema di movimento. Il costo del carburante non si esaurisce nel momento in cui lo acquistiamo e lo buttiamo dentro al serbatoio del nostro mezzo ma continua a gravare in tempi successivi, sotto forma di danno alla nostra salute per carenza di movimento e come danno ambientale (andando ad aumentare indirettamente i danni sulla nostra salute).
Quando pubblicizzo in modo spudorato la bici elettrica che, per conto mio, anche se è stata inventata nel ventesimo secolo, è il mezzo del terzo millennio, lo faccio perché è sull’evoluzione di quella che io vedo la possibilità di poter coniugare le necessità di movimento per lavoro e per le faccende del vivere quotidiano con le necessità di attività fisica. Il tempo che prima era destinato a spostamenti su mezzi a motore diventa tempo dedicato ad un’attività fisica che essendo abbastanza ridotta e comunque modulabile a seconda delle proprie esigenze (qualsiasi bicicletta elettrica ti consente di scegliere quanta energia elettrica utilizzare per farti aiutare sul tuo percorso) è alla portata di tutti. Una volta ci si muoveva in bicicletta su tratti più brevi di quelli di adesso, ora si può contare sulla bici elettrica per fare in modo che le nuove distanze da percorrere non siano improponibili.
La bici, elettrica e non, in un solo momento ci aiuta a ripristinare la quota di movimento necessaria a stare in salute, fa questo in momenti della giornata durante i quali eravamo occupati a guidare un mezzo a motore e dunque ci fa trovare il tempo per l’attività motoria sostituendo un’ attività che non siamo più costretti a fare e ci aiuta a contenere i costi di carburante e di danno ambientale. Non è poco. C’è solo da chiedersi perché non viene incentivato il suo uso in modo più deciso. E’ chiaro che non può sostituire in tutto e per tutto l’uso dell’automobile. Non c’è dubbio che bisogna anche attrezzare le nostre città ad un cambiamento di usi e costumi epocale ma le spese per sostenere questo non sono impossibili. La rete ciclabile, soprattutto quando è da impiantare in toto, più che da perfezionare (molte nostre città non hanno ancora nemmeno una parvenza di rete ciclabile) è decisamente costosa, ma se il traffico automobilistico cala si possono risparmiare soldi sulla rete stradale ordinaria. Se la rete stradale ordinaria è meno congestionata perché molti cittadini in più usano la bici (e tante volte una bici è in più è una macchina in meno, perché molti usano l’auto anche da soli) si possono evitare lavori faraonici per continuare a rendere fluido un traffico automobilistico che richiede sempre più grandi opere. Una tangenziale costa certamente molto di più di una pista ciclabile.
E’ anche vero che i cittadini che scoprono che hanno assoluto bisogno di fare movimento perché la loro salute lo richiede con urgenza non possono attendere che mutino le abitudini di tutta la popolazione, così c’è chi si rassegna ad andare a pedalare su una bicicletta ben ferma a terra in una palestra oppure a correre su un tappeto rotante attorno al quale il panorama non cambia mai. Ciò non fa altro che attestare l’urgenza di questi nuovi atteggiamenti. Se la città non è pronta io la bici la devo comunque usare, vera o finta che sia. Ma purtroppo è decisamente autentica anche la necessità delle nostre città di essere sgravate da una quota di traffico automobilistico decisamente insopportabile ed il ciclista che si rinchiude in palestra non contribuisce minimamente a risolvere questo problema.
Migliorare le tecniche di movimento è cosa sacrosanta perché non deve esserci un limite al miglioramento e, proprio perché siamo pieni di impegni e con sempre meno tempo libero a disposizione, abbiamo certamente bisogno di fare in modo che quella poca attività motoria che somministriamo al nostro organismo sia della miglior qualità possibile e ci possa portare i maggiori benefici. Ma qui c’è un discorso ancora più urgente che riguarda la tipologia del nostro movimento che, se viene compreso nella sua interezza, ci darà la possibilità di muoverci in modo più che sufficiente alle nostre esigenze di salute, è inutile andare a studiare i cavilli quando la soluzione è a portata di mano. La bici da palestra ipertecnologica potrà anche servire a qualcuno ma la bici che ci serve davvero è quella che ci consente di andare a lavorare e contemporaneamente fare movimento.