Probabilmente è per lo stesso motivo per cui in Italia nell’ultimo mezzo secolo si sono fatte leggi con il preciso obiettivo di proteggere l’industria automobilistica indipendentemente dal fatto che ci fossero governi di destra di sinistra o di centro. Sintomatica, a tal proposito, l’intervista ad un noto manager del settore che, stimolato ad un commento sul nuovo governo, ha gentilmente e cortesemente fatto capire che a lui non interessa molto chi sta al governo, l’importante è che la sua azienda continui a dettare un certo tipo di politica come ha sempre fatto fino ad ora.
Purtroppo non è che gli italiani facciano finta di non sapere come funzionano le zone 30, proprio non lo sanno, nemmeno quelli che le frequentano come pedoni e ciclisti che avrebbero tutto l’interesse a tutelare la loro integrità fisica messa a rischio da comportamenti sconcertanti da parte degli automobilisti. Del resto siamo il paese dove fanno le piste ciclabili con gli scalini e dove le stesse disegnano una miriade di anse su rettilinei dove le auto filano indisturbate senza alcun rallentamento.
Contestiamo l’Unione Europea giustamente per alcuni comportamenti del tutto sconvenienti che ci fanno pensare che forse l’Unione Europea sarebbe più unita se un paio di paesi se ne andassero fuori dalle scatole invece di pretendere di comandare come se loro fossero l’unica vera Europa, però poi nascondiamo il fatto (e qui si che fingiamo…) che siamo stati segnalati come paese che non ha zone 30 in numero sufficiente e soprattutto non sa farle rispettare e funzionare. Non è che siamo l’unico paese che produce autovetture, anzi c’è qualcuno che ne produce pure più di noi, eppure non è che in tutti i paesi d’Europa si ignorino le norme a tutela di pedoni e ciclisti.
Io stesso ricevo critiche perché trattando questi argomenti vengo accusato di far politica. Ma cosa dovrei fare? Dare il numero di ripetizioni di sollevamento pesi da fare ben rintanati in una palestra mentre fuori 20 milioni di italiani patiscono problemi di salute legati alla sedentarietà perché quando si legifera non si pensa che la sedentarietà va combattuta soprattutto garantendo condizioni di sicurezza a pedoni e ciclisti? Perché non si ha il coraggio di ammettere che il vero problema della sedentarietà è questo e che la maggior parte delle persone che frequentano le palestre (private, perché di pubblico c’è gran poco) in palestra ci vanno in auto?
Come insegnanti di educazione fisica abbiamo l’obbligo morale e deontologico di evidenziare il problema. Il nostro sistema sanitario è sovraccaricato da problemi di sedentari che dovrebbero semplicemente usare meno l’auto, poi è vero che sarebbe bello avere molti più impianti sportivi, più piscine e più parchi ma la cosa più urgente da fare è tirare giù l’italiano medio ancora “quasi” sano dalla sua auto prima che prenda la forma del sedile: siamo ancora inesorabilmente malati di automobile come e più di trent’anni fa ma non siamo più nell’era della scoperta del grande giocattolo. Ormai il grande giocattolo che è l’auto l’abbiamo scoperto, ce l’abbiamo più o meno in tutte le famiglie, anzi in qualcuna c’è n’è più di una (ed in questo c’è similitudine con un altro flagello del nostro tempo, la televisione: una sola per casa non basta…) e dobbiamo solo capire come fare per usarlo in modo parsimonioso prima che ci rovini le articolazioni ed il cuore, oltre che l’ambiente.
L’Europa ci deride perché le zone 30 non sappiamo nemmeno cosa sono anche se qua e là le abbiamo, giusto per far finta di rispettare le direttive europee. Ma non le usiamo o, almeno non le usiamo come andrebbero usate. Io stesso ho il privilegio di abitare in una “zona 30” ma non me ne accorgo nemmeno perché il quartiere dove risiedo viene utilizzato da molti automobilisti come “quartiere scorciatoia” per evitare il transito su strade molto trafficate che pur essendo più larghe portano a tempi di spostamento più lunghi. Non pretendo che tutti evitino di passare da questo quartiere perché ci abito io e considerarlo un grande parco giochi (come dovrebbero essere realmente considerate le zone 30) ma pretenderei semplicemente che quando gli automobilisti transitano dal mio quartiere si rendessero conto che stanno attraversando un quartiere con strade strette e pericolose dove non è possibile fare i 50 km/h senza mettere a repentaglio la sicurezza di pedoni e ciclisti e pertanto chi rispetta il limite non va superato ed insultato gridando “Oggi non c’è il vigile!”. Pare che il limite dei 30 vada rispettato solo quando c’è il vigile.
Qualcuno dice che l’auto fa fatica ad andare ai 30 e a quell’andatura consuma di più che ai 50. Quel qualcuno mente sapendo di mentire. Se l’auto non riesce ad andare ai 30 vuol dire che ha dei problemi di funzionamento gravi e certamente quell’auto consuma più di quello che dovrebbe consumare perché non è a posto. Che il limite dei 30 possa aumentare i consumi questo può avvenire solo se l’automobilista infastidito da tale limite si produce in accelerazioni vistose per i ridurre i tempi e sgasando continuamente: in quel modo dimostra di non aver capito proprio nulla della filosofia dei 30 che vuol dire che con l’acceleratore ci devi andare decisamente piano. Se fai da zero a trenta in un secondo è chiaro che consumi molto e diventi pericoloso pure facendo i 30 perché un’accelerazione improvvisa è pericolosa anche a quell’andatura. Chi non ci crede provi a sbattere la testa ai 30 chilometri all’ora da qualche parte e dopo, se riesce ad andare al pronto soccorso, veda un po’ cos’è successo.
Altri dicono che il limite dei 30 aumenta i tempi di scorrimento del traffico automobilistico e dunque può aumentare i problemi di inquinamento perché possono aumentare le code. E questo può essere anche vero, ma questa affermazione cosa vuol dire? Che dobbiamo rinunciare alle zone 30 perché tutti devono continuare ad usare l’automobile? E’ chiaro che le zone 30 devono essere abbinate ad un’educazione automobilistica che ti dice che l’auto deve essere usata meno possibile dai normodotati proprio perché esiste la necessità di estendere le zone 30 ed il sacrificio di usare meno l’auto non potremo certo chiederlo a disabili e persone anziane, saranno proprio i normodotati a dover valutare seriamente altre soluzioni di trasporto per fare i conti con nuove realtà che non sono più ignorabili nel terzo millennio.
Einstein diceva che non sapeva con che armi si sarebbe combattuta la prossima guerra mondiale ma prevedeva che la successiva si sarebbe combattuta con la clava. Forse il discorso non è così drammatico perché come esseri pensanti abbiamo tutti i numeri per evitarci la terza guerra mondiale (tanto più che anche la lobby delle armi ha bisogno di tante piccole guerre e non di una gigantesca che ci cancelli dalla faccia della terra…) però la guerra sulle strade non è da meno. Io non so con che veicoli si investiranno i pedoni dei prossimi anni ma ho il motivo di pensare che per lo più fra qualche decennio gli incidenti stradali dovranno essere solo fra biciclette perchè se la civiltà avanza finalmente riusciremo a smettere di farci ammazzare dalle automobili.
Le zone 30 teoricamente sono dei giganteschi campo giuochi dove le strisce pedonali non dovrebbero nemmeno esistere perché il pedone può stare tranquillamente in mezzo alla strada, tanto la strada è sua (sfido gli italiani a dirmi quanti sanno questa cosa…) in pratica sono zone “strane” dove un gran numero di automobilisti maleducati insulta un numero un po’ minore di automobilisti che provano a fare i 30 ma non ci riescono perché c’è sempre dietro uno a rompere le scatole. Se vogliamo davvero essere europei dobbiamo mediare fra queste due posizioni estreme, altrimenti ci troviamo a criticare l’Europa solo per le cose assurde che vuole imporci ma non la ascoltiamo dove vuole suggerirci comportamenti più civili e meno da Far West.