A parità di tempo dedicato alla preparazione, se non si bara con i farmaci, fra due atleti di pari livello alla fine vince chi ha pensato meglio. Qualcuno dice: “Non è vero ci sono atleti che reagiscono meglio alla preparazione, sono dei talenti anche per quello e va a finire che vincono anche se si sono preparati meno bene dell’avversario, è determinante la loro grande capacità di reagire in modo positivo ai vari stimoli allenanti”. D’accordo, ma la mia premessa era di considerare due atleti di pari livello, anche se in senso astratto due atleti veramente di pari livello è difficile che possano esistere.
Pensare alla preparazione è determinante per poterla razionalizzare e la deve pensare l’atleta come il tecnico, sono finiti i tempi dell’atleta che non pensava ed eseguiva a testa bassa ciò che aveva pensato l’allenatore al posto suo. Con i moderni carichi di allenamento un atleta che esegue e basta è condannato a farsi del male, certamente farà molte cose inutili ed in ogni caso non da una mano all’allenatore a formulare il miglior carico di preparazione. La testa è sempre più determinante non solo come capacità di reggere allo stress di un’attività sportiva che riferita all’alto livello è sempre più stressante. La testa è determinante anche per gli atleti delle categorie amatoriali che hanno poco tempo per potersi allenare, sempre meno perché viviamo in una società alienata (c’è tempo per l’alienamento ma non per l’allenamento…) e pertanto devono razionalizzare al meglio quel poco allenamento se vogliono che possa essere concretamente produttivo.
Nella marea di fesserie che ci passano sott’occhio in questo periodo di corona virus, ero incuriosito, alcuni giorni fa, dal filmato di un signore che diceva che “pensiamo per non pensare”.
E’ vero, ha perfettamente ragione, non è un personaggio che si occupa di attività motoria e me ne spiace ma questo concetto andrebbe traslato con successo al mondo dell’attività motoria. Anche con riferimento all’attività motoria pensiamo troppo per non pensare. Cosa vuol dire questa cosa strana? Che pensare è molto impegnativo in tutti gli ambiti, anche nell’attività motoria e pur di pensare meno pensiamo a molte cose che ci consentano di risparmiare fatica mentale. Alla fine finiamo per svolgere allenamenti inutili o meno utili di quelli che potremmo fare perché “abbiamo pensato per non pensare…”.
Il concetto resta nebuloso. Ma se pensare è costoso, è faticoso, perché pensiamo per non pensare, non è una contraddizione in termini? Facciamo a meno di pensare punto e basta! No, magari fosse così semplice, siamo sistemi complessi, non ci possiamo prendere in giro in quel modo. Però è vero che ci prendiamo in giro anche a pensare di non pensare, solo in un modo più complesso, meno trasparente, più subdolo. Alla fine pensiamo davvero di aver fatto la cosa migliore che potevamo fare.
Ma facci un esempio concreto. Quand’è che pensiamo per non pensare?
L’esempio mi viene fin troppo facile e lo so che dopo mi prendete in giro, mi dite che io ho le solite fisse ma visto che c’è bisogno dell’esempio questo è il più facile che si possa interpretare. L’esempio è la mania del cardiofrequenzimetro che molti atleti degli sport di resistenza (e non solo) hanno da tanti anni e non vogliono abbandonare anche se la letteratura scientifica ha ormai smentito chiaramente l’effettiva utilità di dedicare troppo tempo ad essa. Sul cardio frequenzimetro si perde ancora tanto tempo da far paura ed è la classica scusa per pensare a non pensare. Ormai pensare al cardio frequenzimetro è facilissimo per tutti, ci sono quattro parametri stupidi da rielaborare, sono sempre quelli ed il gioco è fatto. Richiede tempo sì, controllo quasi costante delle frequenze cardiache ma non è per niente difficile pensarci, sarebbe molto più impegnativo pensare in quali altri ambiti della preparazione andare a cercare un vero controllo dei riscontri della stessa e non solo indagando sul numero di volte che batte il cuore in un minuto.
Il cardio frequenzimetro è il classico pensiero per non pensare. Di tecnica di corsa non ne capiamo un cacchio, quelle poche volte che ci abbiamo provato abbiamo rischiato di farci del male e ci siamo sovraffaticati senza raggiungere risultati apparenti apprezzabili (non c’è la pazienza di attenderli, troppo da pensare…) tanto vale pensare alla problematica delle frequenze cardiache che ci riempie la testa in modo molto meno affaticante.
Anche come atleti facciamo una grande fatica a pensare e siamo disposti a dire sì ad un allenatore che molto probabilmente sta sbagliando carico di allenamento pur di non pensare a dove può essere l’errore. Peggio, “pensiamo” addirittura di andare in cerca di una app che non può nemmeno farci domande così abbiamo risolto definitivamente il problema della preparazione: ci pensa un qualcosa che non ci farà pensare a niente. Però abbiamo trovato la forza per “pensare” alla ricerca di una app per l’attività motoria che è quanto di più illogico e irrazionale ci possa essere. Eppure le app sono diffusissime e potrebbe anche essere difficile trovarle perché siamo disposti a pensare per cercarle. Pensiamo “troppo” per non pensare. Visto che l’app ci aiuta a non pensare allora vale la pena pensare bene quale andare a cercare.
Siamo nel mondo degli automatismi, molti dei quali andrebbero distrutti per vivere meglio, come quello che ti dice che puoi pensare ai cacchi tuoi fin che guidi un’ auto in un centro abitato ai 50 chilometri all’ora. Ai 50 all’ora in un centro abitato puoi ammazzare tutti quelli che non hanno avuto l’idea di usare l’auto come te per spostarsi da un punto all’altro della città. Bisogna iniziare a pensare automaticamente, come si faceva circa cento anni fa, che l’eccezione non è quel pirla che va in bicicletta ma sei tu che ti stai spostando troppo rapidamente con un mezzo che pesa più di una tonnellata e che ha una forza d’inerzia che è la prima cosa che dovrebbero studiare i bambini a scuola per far capire loro cosa rischiano quando sono a piedi in mezzo ad una strada dove le auto transitano ai 50 chilometri all’ora.
Pensiamo troppo per non pensare. Dobbiamo smetterla di pensare a tutto ciò che serve a non pensare. Il risultato finale è un’attività cerebrale decisamente più costosa ma con riferimento alla preparazione sportiva porta certamente a preparazioni più razionali e calibrate, con riferimento alla vita comune forse è pericolosissimo perché visto che siamo immersi in un sistema folle di iperproduzione incontrollata potrebbe portare alla rivoluzione. Almeno con riferimento all’attività motoria, per quanto possibile, smettiamola di fare gli automi.