In estate ci sono più “buchi” per pensare. Le giornate invernali sono scandite da ritmi senza soluzione di continuità, non ci sono “buchi” per pensare e viaggiamo in automatico come dei veri e propri “automi”.
E’ difficile, in inverno, che improvvisamente ci chiediamo “Cos’è la felicità” mentre stiamo preparando la colazione in una qualsiasi giornata con i minuti contati dove anche il minimo inconveniente risulta devastante per i tempi dell’intera giornata e ce la sconquasserà fino a sera facendoci andare a letto pure più tardi del previsto alla rincorsa di un continuo ritardo che non si riesce mai a colmare.
Ciò è più facile che accada d’estate e non è nemmeno necessario essere in un momento d’ozio al mare in una spiaggia che sembra fatta apposta per porsi quel tipo di domande. Basta molto meno. Può bastare anche un programma televisivo insopportabilmente brutto che ci istiga a spegnere la televisione ad un orario curiosamente insolito, che so, alle 21.30, dopo pochi minuti che l’abbiamo accesa.
La tv contemporanea è sempre di bassa qualità. Quella estiva ha un vantaggio su quella invernale: che è apertamente scarsa, dichiaratamente sottotono e questo che sembra un handicap in realtà è un grande vantaggio: può portare a quel gesto eroico che accompagnato dal fatidico “Questa sera in tv ci sono veramente solo cagate pazzesche…” ci porta improvvisamente a liberarci la serata e a donarci un paio d’ore di vita. Magari anche in inverno si riuscisse a capire che è di qualità infima pure il programma mascherato da programma buono. La tv resta accesa, fuori c’è freddo, ed il presunto programma “di punta” fa disastri. Se riuscissimo ad affrontare il freddo sarebbe molto meglio sia per noi che per le sorti della televisione che confortata da alti ascolti non prova minimamente a cambiare la sua programmazione.
Così d’estate ci si può porre addirittura il fatidico quesito “Cos’è la felicità” ed i più umili si rispondono talvolta che, in questa epoca, la felicità può anche essere trovare la forza di spegnere la televisione e donare a se stessi un paio di ore di tempo per pensare a cose che non c’entrano niente con la routine quotidiana.
La mente libera segue percorsi tortuosi ed imprevedibili. Se è veramente libera inizia a svolazzare e si lancia in pensieri cosmici non ancorati ad alcun dogma terreno, se non è proprio del tutto libera, dopo brevi escursioni nell’immenso, torna a volare basso sulle miserie umane e sui problemi di tutti i giorni. A me accade che dopo pensieri che, fortunatamente per voi, sono slegati, senza senso, quasi astratti e dunque non facilmente descrivibili arrivino appena dietro altri pensieri che, anche se non sono quelli delle otto di mattina di una tipica giornata invernale, sono comunque ancorati ad un qualcosa che ha a che vedere con la mia professione e così, ahimè, finisco per scriverne.
Adesso non voglio rovinare in solo due righe un articolo che, una volta tanto, era partito bene ed è proprio per questo che vi dico: “sfruttate questa partenza, fate con me quello che a volte riuscite a fare con la televisione, spegnete l’articolo e pensate alle cose davvero importanti, quelle più alte che pochi momenti d’estate ci possono portare a pensare…”
Però alla quinta riga (di articolo, non di cocaina…) crollo sulle vicende umane più basse.
Parto proprio dalla cocaina in una battuta che è ancora abbastanza estiva per poi tornare nell’inverno-inferno delle mie osservazioni quasi razionali. Ieri sera, in gelateria, un cinese è entrato ed ha chiesto “Pel favole, cocaina…”. Sul leggendario “Pel favole” tutti hanno capito che era “Per favore” ma sul “Cocaina” non tutti hanno capito che non si trattava della famosa polverina bianca che purtroppo va ancora tanto di moda. C’è stato un certo brusio in gelateria e la commessa al bancone non ha migliorato la situazione chiedendo “Scusi, che cocaina?” Il cinese invece di dire “La solita” ha corretto dicendo “Cocaino” e quasi tutti gli avventori del locale (compreso la commessa) hanno capito che si trattava della richiesta di un innocuo “cucchiaino”.
Nell’inverno-inferno delle mie considerazioni quasi estive ma ancorate ad una presunta realtà io ne tiro fuori che il problema non è nella cocaina. Anche se quasi tutti hanno capito “cocaina” in quella gelateria di cocainomani per conto mio non ce n’era nemmeno uno. Forse i cocainomani sono addirittura meno di quello che vogliono farci credere ed è un sistema per farci accettare l’idea che tante cose non funzionano bene: “Siccome ci sono molti cocainomani il mondo va a rotoli”. Non so, non mi pongo il problema, per conto mio i cocainomani sono meno degli atleti che abusano di farmaci per migliorare le prestazioni sportive ma non sto lì a fare conti, il problema adesso è un altro.
Nel mio inverno-inferno la considerazione è che è l’intera società ad essere drogata ma drogata in senso figurato più che materialmente parlando. Ci sono droghe materiali di tutti i tipi, la cocaina, farmaci di tutti i tipi dei quali abusiamo anche senza essere malati o… atleti, le droghe da discoteca, l’alcool, il fumo da sigaretta (devastante) ed il fumo chiamato “fumo” (forse meno devastante e diffuso del fumo di sigaretta ma capace di innescare lotte politiche molto più cruente di tutti gli altri: ecco io non ho mai provato questo “fumo” e non ho intenzione di provarlo ma capisco perchè i giovani hanno questa forte curiosità a provarlo, con tutte le diatribe che ha scatenato, molto più di tutte le altre droghe, ti credo che sia quello che desta più curiosità…) ma la droga più droga è il marasma informativo nel quale siamo immersi. Siamo drogati di informazioni devianti che alterano in modo drammatico i nostri consumi ma anche e soprattutto il nostro modo di vivere. Se comprassimo tutte le scemate che ci dicono di comprare e dopo continuassimo a vivere normalmente saremmo già meno drogati, invece non solo compriamo un sacco di cose che ci peggiorano la qualità della vita ma poi finiamo pure per usarle tantissimo rovinandoci l’esistenza.
“Ma vai mai in vacanza con la mente?” Ve l’avevo detto di approfittare del mio consiglio a staccare dall’articolo e provare a pensare qualcosa di estivo, qualcosa di cosmico, qualcosa da mente libera…
Buona estate e approfittatene per pensare in modo libero. Se leggete qualche articolo sull’attività motoria qui sopra sappiate che sono immerso nel pastone della cultura invernale-infernale di tutti i giorni e faccio fatica a volare alto. L’estate forse potrebbe essere il momento migliore per inventarsi la propria attività motoria, senza farsi condizionare da nessuno, seguendo solo la propria fantasia, prima di entrare nel vortice dei volantini multicolore che ci assalgono poco dopo ferragosto per venderci l’inverno. Avete poco più di un mese per costruire nella vostra mente l’eterna estate della vostra attività motoria. Pensateci!