Per emergere nello sport occorre sia passione che tecnica non c’è dubbio ma il classico bambino che fa giustamente domande infantili potrebbe dire “Ma è più importante la passione o la tecnica?” Formulando così un quesito che alla fine è meno infantile e stupido di quanto si possa pensare ed offre invece spunti per dispute di carattere… tecnico.
Diciamo subito che una disputa su tale confronto non può portare ad una risposta razionale e veramente attendibile però io azzardo un’ipotesi suggestiva quanto criticabile: la passione è più importante della tecnica e questa consapevolezza può portare a scelte tecniche di indubbia importanza.
Mi spiego (quando io esordisco così alla fine faccio solo che casino ed è un modo come un altro per dire che è una questione molto cavillosa e complessa…) io ritengo che la passione sia il motore e la tecnica tutto il resto. Senza motore non si muove nulla. Qualcuno dice che le biciclette non hanno motore. No, le biciclette un motore ce l’hanno ed è il ciclista. Una fantastica bici senza ciclista sta completamente ferma ed è bella solo da vedere invece una sgangherata e pesante carrozzella a pedali da lungomare se ha su un buon motore (un buon ciclista) scatta agile nel traffico. Di questa cosa me ne me ne sono accorto una sera che a fianco di me su una di quelle carrozzelle avevo un buon padre di famiglia ex ciclista di buon livello (ex da poco…) che aveva preso paura e si è sentito in dovere di sgombrare in fretta un incrocio per lui pericoloso. Quel risciò sovraccarico (non mi ricordo più quanti eravamo sopra ed il secondo pilota ero solo io imbranato e distratto…) ha messo il turbo ed è schizzato avanti. Ho sentito quasi un colpo alla schiena come quando acceleri in modo maldestro su un’auto superpotente e mi sono svegliato fuori capendo subito che eravamo in mezzo alle scatole in un punto pericoloso.
Dunque il motore è importantissimo per le formula uno e lo è ancora di più per le biciclette.
Resta da spiegare perché ritengo che la passione sia il motore. Senza passione non si muove nulla e puoi avere tutta la tecnica che vuoi che resta sprecata, inutile. Ma solo con il motore non si va da nessuna parte anzi se è sovradimensionato è pure pericoloso perché ti trovi su un mezzo ingovernabile. In fin dei conti lo scrivente corre ancora in tarda età per il semplice motivo che da giovane avevo un motore un po’ esagerato che mi ha fatto terminare la carriera agonistica anzitempo. Il mio motore non erano certo i muscoli praticamente inesistenti bensì una motivazione forte, addirittura troppo forte che mi ha portato ad esagerare con gli allenamenti e ad un approccio all’attività sportiva di tipo professionistico anche se professionista non lo ero proprio per niente. Un mio amico che ha navigato per un tot. di anni nello sport professionistico ha sentenziato che io mi sono rovinato presto perché non ho avuto il coraggio di buttare giù un po’ di quelle porcherie che già allora si buttavano giù per sostenere la preparazione. Altri, meno drastici, hanno semplicemente detto che ho sbagliato con i recuperi, che ero un non professionista che tagliava i recuperi con atteggiamento da professionista. Su queste considerazioni io rispondo che se non avessi avuto una grande passione non avrei combinato proprio nulla nello sport e sarei rimasto solo un ragazzino bravo in matematica (forse adesso sarei insegnante di matematica e meno arrabbiato con la scuola in generale…) ma con risultati sportivi disastrosi da soggetto al limite fra l’incapacità e la patologia.
E inevitabile che con la mia storia io dica che la passione conta più della tecnica mentre chi sostiene a spada tratta l’importanza della tecnica dice che alla fine si è trattato di lacune tecniche anche per me che dovevo essere “tecnicamente frenato”. Allora dico che chi tirava in ballo i farmaci forse aveva ragione: per me occorrevano i tranquillanti per non farmi bruciare le tappe della carriera sportiva.
Sostengo che la passione sia determinante perché quella ti fa superare tutte le difficoltà, ti inventi sempre un qualcosa per andare avanti e, sempre tirando in ballo il sottoscritto, da un certo punto di vista io l’attività sportiva non l’ho proprio più smessa. Da soggetto artrosico corro ancora ed ancora una volta rinuncio a quegli stramaledetti farmaci che altri soggetti artrosici si illudono di poter usare per combattere l’artrosi. La mia passione si è concretizzata nella convinzione che l’attività fisica sia l’unica cura contro il flagello dell’artrosi che prende una gran parte di personaggi di una certa età, sportivi, ex sportivi e sedentari assoluti senza nessuna distinzione.
Un buon motore, e quindi una grande passione occorre anche nella considerazione del movimento contro l’artrosi perché se è vero che con il movimento bisogna saperci fare altrimenti si rischia di peggiorare il quadro artrosico e di patire dolori sempre più insistenti, è anche vero che senza passione per il movimento si finisce per affidarsi in modo miracolistico esclusivamente a quelle pastigliette che tanto promettono ma alla fine aggiungono ai sintomi artrosici pure problemi di stomaco e di reni affaticati.
Resto del parere che la motivazione, la passione per il movimento sia importante a tutte le età e se, potendo disporre in un sodalizio sportivo di un gruppo di tecnici fra i quali alcuni sono soprattutto buoni motivatori ma con alcune lacune tecniche e altri che invece sono ottimi tecnici ma con alcune lacune come motivatori, finirei per assegnare alle categorie giovanili che sono il futuro della società, quelli che possono scrivere la storia dello sport, i buoni motivatori ed assegnerei i buoni tecnici a chi questa storia l’ha già scritta. La scelta pare molto contraddittoria ma torno a dire che la tecnica senza motore non muove nulla, mentre con la sola passione si approda in tempi successivi anche all’affinamento tecnico se si è veramente motivati in modo autentico e non superficiale. L’atleta navigato, per non dire un po’ su con gli anni, ormai non ha più bisogno di un buon motivatore perché se non ha preso la passione per il movimento prima è difficile che la prenda per incanto o per magia in tempi successivi. Un buon tecnico può apparire sprecato per questo soggetto ma visto che più su si va con gli anni e meno il fisico perdona certi errori in sede di carico diciamo che è forse meno utile rischiare e sperimentare proprio andando su con l’età. L’esperimento che in tenera età può essere occasione di crescita ed acquisizione di informazioni sul movimento, più su con l’età può rivelarsi una inutile perdita di tempo ed un danno potenziale.
Ovviamente una buona formazione tecnica è importante per tutti, ma, per mia indole, io invito ad aver meno paura a sbagliare con i giovani. Con questi bisogna sorvegliare sulla pericolosità immediata di certe esercitazioni ma non aver paura dell’inutile nel senso che se un certo stimolo da motivazione non è quasi mai inutile anche se non è specificamente lo stimolo allenante più efficace, questo verrà messo a punto in tempi successivi e verrà messo a punto con più alta probabilità di successo in rapporto ad una buona motivazione.
La disputa “Passione versus tecnica” non è una questione stupida e anche se può apparire un quesito infantile in realtà ci abbiamo a che fare tutti i giorni in tutte le società sportive.
Io, che ho strani tarli sulla scuola, dico che tali quesiti dovrebbero porseli anche a scuola per promuovere un apprendimento più autentico e meno ipocrita delle materie di studio. Ma lì i metodi dello sport non hanno spazio ed il voto comanda sovrano. Vietato proporre alternative.