PARTIRE SEMPRE DALLA PROPRIA REALTA’

Una delle prime domande che rivolgo a chi mi chiede consigli sull’attività motoria è: “Come stai e cosa stai facendo ora?” Conoscere le condizioni di salute di un individuo che si appresta ad affrontare un qualsiasi piano di attività motoria è determinante. Sapere anche cosa sta combinando ora, oltre ad un certo quadro storico del suo vissuto motorio, è essenziale per andare a focalizzare l’ambito delle proposte sulle quali si potrà giostrare.

Può capitare che io sia il più deludente dei consulenti perché, dopo che mi ha detto che sta bene e mi ha esposto le sue sanissime, normali e razionali abitudini motorie, io chiedo ancora: “E, scusa, dov’è il problema?!” Alche, l’interlocutore, quasi offeso, sbotta: “Ma come, non vedi, sono oltre 10 chili in sovrappeso!” Per lo più si tratta di gente assolutamente normopeso che però guarda troppo la televisione e/o guarda le riviste “patinate”. Non posso criticare il “modello televisivo” perché quello è Vangelo. La televisione è il vero Vangelo dei nostri giorni. Allora, timidamente, chiedo: “Ma, scusa, tu sei mai stato 10 chili meno di adesso?” risposta “Si, una trentina d’anni fa, e stavo meglio…” Allora, una trentina di anni fa, più che “stare meglio” se mi hai appena detto che anche adesso stai bene, eri semplicemente più performante per il semplice fatto che eri più giovane e dunque il tuo fisico era normalmente capace di risultati sportivi decisamente superiori a quelli di adesso, poi il tuo peso di trent’anni fa non può certamente essere paragonato a quello di oggi per motivi più che fisiologici. Non c’è assolutamente nessuna patologia in un cinquantenne che pesa 10 chili più di quando aveva vent’anni, salvo che non ci fosse già allora un sovrappeso patologico, ma anche in qual caso, bisogna ammettere che, almeno, la malattia si è praticamente fermata (l’obeso grave mette su sovrappesi molto più consistenti).

Così la “lotta” è contro un modello astratto, il modello televisivo. E allora si tratta di vedere se un incremento di attività motoria può consentire dimagrimenti che, anche se non assolutamente necessari, sono particolarmente apprezzati da chi mi chiede consigli. Insisto nel fare il consulente deludente e sondo sull’effettiva propensione al movimento, nel senso che vado ad indagare se davvero l’unica motivazione è buttare giù la pancetta o, peggio ancora, sviluppare la mitica “tartaruga” degli addominali. Quando la risposta è proprio questa mi deprimo e stravolgo il mio ruolo diventando un comico sponsor della pigrizia. “Senti tu stai già conducendo un’attività motoria razionale ed equilibrata, se non hai obiettivi sportivi specifici non c’è motivo per cui tu debba aumentare il carico di attività motoria solo per definire la muscolatura per motivi estetici.”

Mi trovo a sponsorizzare un tipo di attività che fa stare bene, che non prevede grossi carichi di allenamento, che non prevede nemmeno un riproporzionamento delle masse muscolari del mio interlocutore. In una parola, non sono alla moda. La moda, infatti prevede che a fianco di venti milioni di italiani che si inventano ogni scusa immaginabile per non fare neanche un po’ di movimento, ce ne sia qualche milione che esagera con il solo obiettivo di inseguire un modello estetico. Io posso capire il professionista che esagera perché deve primeggiare in qualche disciplina sportiva, posso anche capire il dilettante che, animato da sano spirito agonistico, ogni tanto esagera pure lui per raggiungere un particolare stato di forma, continuo a far fatica a capire chi si serve dell’attività fisica magari in modo anche piuttosto “logorante” per correre dietro alle mode.

Mi piacerebbe lanciare la moda del sedentario che comincia a muoversi. Poco, non tanto, quel tanto che basta per stare bene. E comincia ad usare meno l’auto e cammina normalmente perché ha visto che si può riacquistare la salute anche senza servirsi del “cammino veloce” e rinuncia alla “tartaruga” perché ha capito che i suoi addominali sono splendidi e splendidamente funzionanti anche se non si vedono e sono ricoperti da un sottile strato di sanissimo “grasso”. Le vie di mezzo non sono di moda. E il sedentario estremista ha dei buoni argomenti per restare sedentario estremista: ha visto il suo amico che ha appena partecipato all’Ironman (competizione, diffusa anche fra i dilettanti che prevede 4 chilometri a nuoto, 180 di bici e 42 chilometri a piedi: tutti di fila!) e, tutto sommato, sta peggio di lui.

L’attività fisica per stare bene non è un’attività estremizzata, è meno di quella necessaria a costruirci il fisico da “televisione”, è decisamente meno di quella necessaria a frequentare alcuni sport molto di moda, purtroppo è un po’ eccentrica: in un mondo dominato da input di mercato è maledettamente anonima, fuori mercato e tutto sommato curiosa perchè informata dal buon senso che è quell’accidente che non ci vendono da nessuna parte.