PARCHI SI’, PESI NO

Chi fa attività fisica all’aperto si ammala di meno e questo è già un buon motivo per dare molta importanza all’attività fisica all’aperto. Non è detto che tutta l’attività fisica deva essere assolutamente svolta all’aperto ma alcune attività peculiari dell’ambiente naturale devono proprio essere svolte all’aperto sforzandosi di farlo anche quando ad un primo momento non pare per niente gradevole, tratto del cammino in primo luogo e della bicicletta in secondo luogo. Purtroppo quando si parla di bicicletta i problemi oggettivi aumentano in modo esponenziale ed in certi luoghi possono decisamente mancare le condizioni idonee per potersi spostare in bicicletta senza rischiare la vita, a quel punto ci si deve rassegnare: o solo cammino o la terribile cyclette che piuttosto di stare fermi va bene anche quella.

Trattando del cammino, invece, bisogna assolutamente trovare le condizioni per farlo all’aperto perché se queste condizioni non ci sono il vostro comune di residenza non va supplicato ma va semplicemente denunciato. Non si possono continuare ad asfaltare le tangenziali per consentire ai camion di fare i 90 chilometri all’ora lasciando i marciapiedi in uno stato pietoso e decisamente pericoloso per chi vi cammina sopra. Il marciapiede va asfaltato almeno tante volte quanto la tangenziale e non una volta ogni cinque asfaltature di tangenziale.

Ovviamente fare attività fisica all’aperto quando le condizioni ambientali non sono le migliori è un certo stress per l’organismo ma il più delle volte è uno stress fisiologico, incassabile positivamente dall’organismo che migliora sensibilmente le sue capacità di difendersi dagli stress ambientali e migliora il livello generale di salute. Che sia un certo carico che deve essere graduato e ben ponderato non c’è dubbio. Non può mettersi a camminare costantemente a temperature sotto zero chi è sempre stato abituato a proteggersi in modo maniacale dal freddo, ci si deve abituare gradatamente. Da questo punto di vista è utile precisare che abbiamo migliori capacità di adattamento verso il freddo che non verso il caldo. E’ anche per questo che l’effetto serra ci sta un po’ fregando.  Da un lato gli inverni miti ci fanno trovare splendidi momenti per fare attività all’aperto anche in mesi tipo dicembre o gennaio e a mezzogiorno di alcune giornate invernali soleggiate ci sono dei momenti fantastici per farsi la camminatina pre pranzo o anche la camminatina digestiva, ovviamente bisogna avere il tempo per farlo e non tutti possono permettersi il lusso di trovarlo stritolati da orari continuati o con pause di lavoro sempre più brevi ed impossibili da gestire.  Dall’altro lato non altrettanto si può dire per le estati moderne da era del gasolio (speriamo di potercene liberare effettivamente presto e non solo a parole, le case automobilistiche stanno ignorando il problema e continuano a vendere veicoli a gasolio come se nulla fosse…) dove se vuoi provare a fare attività fisica a mezzogiorno rischi inutili  e pericolosi eroismi. Purtroppo non abbiamo grandi capacità di adattamento verso il caldo ed in certe giornate delle nostre estati è pericoloso fare attività fisica intensa pure alla mattina presto ed anche per i giovani. L’unica soluzione per evitare problemi anche gravi è, dopo aver scelto l’orario migliore, ridurre la quantità e la qualità di carico, il caldo non va assolutamente ignorato.

L’adattamento a situazioni climatiche avverse è comunque un certo carico per l’organismo, con gradualità io consiglio vivamente quello verso condizioni fredde, con molta attenzione dico che in Italia si può provare ad adattarsi pure alle giornate estive anche se i  conti con giornate decisamente torride bisogna un po’ farli. L’alternative resta l’aria condizionata delle palestre che pur non essendo la scelta migliore piuttosto dei 35° gradi di certe località invivibili resta un’ opzione da considerare attentamente.

Trattando di carichi non si capisce perché mentre da più parti ci mettono in  guardia sulle insidie del freddo e del caldo (e sul caldo sono terrorista pure io…) non ci mettono in guardia sulle insidie di altri sovraccarichi che sono indubbiamente sovraccarichi perché lo sono per definizione: i pesi. Ormai si propongono i pesi anche agli anziani e ci manca solo che vengano proposti pure ai bambini e siamo a posto. Io li bollo per semplicemente inutili ma a volte sono pure dannosi. C’è da capire perché ci vengono proposti sempre con più insistenza ed il motivo è lo stesso per il quale non vengono mai decantati con sufficiente energia i benefici dell’attività fisica all’aperto: bisogna far funzionare una miriade di palestre private. Se di palestre pubbliche ce ne sono gran poche e questa è una lacuna del nostro paese che parlando di cose che funzionano ha quasi più campi da calcio che abitanti, bisogna ammettere che ci sono una infinità di palestre private e questa è una cosa che funziona parzialmente nel senso che la loro gestione è spesso ispirata a criteri di marketing non del tutto convenienti per l’utenza. Mi spiego: un campo da calcio è sempre un campo da calcio e che sia privato o pubblico ci si gioca a calcio punto e basta. In questo senso siamo un paese civile, ne abbiamo una infinità di pubblici e giocare a calcio non costa queste grandi cifre. In palestra non si fa sempre la stessa attività che sia pubblica o privata perché le strategie per riempire la palestra sono differenziate. Mentre il pubblico ti propone la sua attività il privato manca solo che abbia il soggetto che ti tira dentro la palestra come alcuni ristoranti di Barcellona dove ti trovi dentro al ristorante senza accorgertene. I pesi sono la diretta “emanazione” delle strategie di marketing delle palestre private. Guardate quante sale attrezzate con i pesi ci sono gestite dal pubblico e quante gestite dal privato. Si può quasi dire che quelle dotate di sala pesi sono tutte private. Praticamente tutte le palestre private hanno una sala pesi, quasi tutte le palestre pubbliche non hanno una sala pesi. Come mai? E’ diversa la struttura fisica del cittadino che frequenta la palestra pubblica dalla struttura di quello che frequenta la palestra privata? No, il problema è che i pesi per un certo tipo di attività fisica per la salute (quella più importante) sono assolutamente inutili e danno pure assuefazione. Sono semplicemente una strategia di marketing per accalappiare il cliente e tenerselo stretto perché una volta che cominci ad usare i pesi non te la cavi più ed hai pure bisogno di un periodo di disintossicazione graduale dai pesi per poterli smettere con tranquillità.

In un mondo dell’attività fisica popolato sempre più da imprenditori e sempre meno da tecnici preparati (purtroppo si studiano le strategie di marketing pure a Scienze Motorie, ci manca solo che le mettano anche a Medicina così poi abbiamo finalmente scoperto perché consumiamo una quantità spropositata di farmaci inutili…) la diffusione incontrollata delle sale attrezzate è la diretta conseguenza di strategie di mercato che nulla hanno a che fare con le reali esigenze di movimento della cittadinanza.

C’è bisogno di istruttori qualificati più che di sale pesi ma evidentemente gli istruttori costano più delle attrezzature  e mentre con le attrezzature si può pure imbrogliare il cliente e raccontargli quella dell’orso, con il tecnico qualificato la verità viene a galla e, a quel punto, il cliente frequenta la palestra solo per il tempo necessario e non anche per camminare sul tapis roulant (follia dei tempi moderni ammissibile solo quando fuori c’è -20° oppure grandina…).

Una mossa di vera civiltà sarebbe la diffusione di tecnici qualificati per l’attività motoria nei parchi pubblici ma questo è il futuro, è un futuro che potrà arrivare solo grazie a lungimiranza degli enti pubblici e forse sarà il vero ridimensionamento dell’inflazione dell’uso scriteriato dei pesi nella preparazione fisica . Ma allora forse non ci sarà più nemmeno bisogno dell’insegnamento dei principi di marketing a Scienze Motorie. Il vero marketing è far capire che l’attività motoria fa bene, è necessaria per stare bene e va fatta anche all’aperto, le altre sono tutte balle suggerite dal mercato.