OTTIMIZZAZIONE DEL GESTO SPORTIVO

La razionalizzazione del gesto sportivo seguendo più la via del miglioramento degli aspetti tecnico-coordinativi che quella del potenziamento delle doti condizionali è una questione vecchia quanto lo sport.

Eppure, ancora nel terzo millennio, e forse ancora con più vigore che verso la fine del millennio scorso, siamo ad investire tempo e danaro sullo studio dell’incremento delle capacità condizionali.

Non ci interessa avere un atleta che ha bisogno di poca forza per compiere un gesto sportivo efficace e di grande qualità, ci interessa un atleta con doti di forza eccezionali che può permettersi anche il lusso di non avere una tecnica sopraffina da tanto forte che è. In termini di resistenza non ci interessa un atleta che spenda gran poco e, per dirla con gergo automobilistico, “fa tanti chilometri con un litro” ma ci interessa un atleta con un serbatoio di una capacità incredibile.

Continuando a parafrasare il mondo delle automobili forse questo  modo di agire deve essere compreso andando a valutare gli interessi dei distributori di carburante. Così come nel settore automobilistico saremmo pronti da un bel po’ all’uso di sistemi di propulsione alternativi ma continuiamo ad andare a petrolio in barba all’inquinamento crescente, nell’attività motoria abbiamo tutti i numeri per studiare soluzioni razionali per il miglioramento del gesto sportivo ma continuiamo a preferire la scelta della costruzione dell’uomo bionico in palestra. L’atleta del terzo millennio non è un atleta che ha migliorato la tecnica, è un atleta che ha cambiato il suo aspetto e lo potete vedere guardando il fisico dei campioni di molte discipline sportive. Facile capire perché le auto continuano ad andare a petrolio anche se siamo nel terzo millennio, meno facile capire perché gli atleti devono essere sempre più grossi e/o dotati di depositi energetici mostruosi per fare nuovi record’s.

Pensare che il progresso tecnico sia stato frenato dalla continua evoluzione delle tecniche dopanti è istintivo ma non penso che si possa attribuire un rallentamento dell’evoluzione delle tecniche di allenamento solo a questo fattore.

Con il supercarburante o con l’alimentazione normale comunque l’atleta tende a cercare sempre più in palestra e sempre meno sul campo quegli adattamenti muscolari che lo potranno proiettare verso nuovi rendimenti. Si da più importanza agli adattamenti muscolari che a quelli nervosi. Si ha quasi paura ad andare a cercare la modificazione delle mappe cerebrali inerenti ad un certo gesto sportivo quasi per timore di turbare delicati equilibri ed incappare nell’inconveniente del caos totale. Ci si fida molto di più dell’incremento di doti semplici quali la forza e la resistenza e si pensa che il miglioramento di queste potrà facilmente venir tradotto anche in un incremento delle prestazioni in un determinato ambito sportivo.

La grande diffusione delle macchine da palestra probabilmente ha favorito questo atteggiamento. La constatazione che il miglioramento dell’efficienza muscolare si può tradurre facilmente nel miglioramento delle prestazioni in molte discipline sportive ha fatto perdere di vista l’importanza dell’alta specificità del gesto sportivo.

Facendo un esempio specifico considerando una disciplina molto tecnica dell’atletica leggera qual’è quella del lancio del disco se è vero che un certo gruppo di macchine da palestra possono incrementare delle doti di forza che dopo potranno anche tornare utili anche per incrementare la prestazione purtroppo bisogna anche ammettere che pur nella continua innovazione dei macchinari da palestra siamo ancora ben lontani dal creare un macchinario che possa simulare l’azione specifica del lancio e, se anche lo inventassimo, certamente non potrebbe fornirci l’alta specificità che può darci l’azione dello scendere sulla pedana vera e propria. E così può esserci l’atleta che ha migliorato di molto in alcune esercitazioni di forza ma ha migliorato le proprie performances nel lancio del disco solo di poco, al contrario può esserci l’atleta che nonostante non sia migliorato in modo significativo in alcuna esercitazione di forza né con macchine né senza grazie ad un buon affinamento tecnico è riuscito a migliorare il rendimento nel lancio del disco in modo molto apprezzabile.

La via dell’affinamento tecnico è molto più tortuosa e difficile da indovinare, spesso si sceglie quella dell’incremento delle doti condizionali per una sorta di pigrizia mentale, si ha più fiducia sul fatto che l’incremento delle doti condizionali sia più facilmente monitorabile e suscettibile di miglioramento grazie anche ad atteggiamenti che non c’entrano con la preparazione. Per esempio se un atleta degli sport di resistenza può aumentare il valore dell’emoglobina nel suo sangue anche semplicemente andando a dormire in un luogo in quota per un certo periodo, non altrettanto si può dire dell’incremento delle doti tecniche visto che uno può dormire in quota e sognarsi pure di fare il record del mondo ma non riuscirà mai a portare variazioni al gesto tecnico in quel modo. Non a caso in atletica leggera gli allenatori che riescono a seguire le discipline molto tecniche sono diventati più rari in questi anni.

Atleti e tecnici potranno tornare ad evolversi in tal senso solo ricominciando a considerare un rapporto di ore di allenamento fra campo e palestra in netto favore verso quelle sul campo in un rapporto che deve collocarsi almeno a 3:1. Ciò vuol dire che se l’atleta passa tre ore alla settimana in palestra per curare l’aspetto condizionale della preparazione, dovrà passarne almeno altre nove alla settimana sul campo per sviscerare le novità dell’aspetto tecnico. Vi sono atleti di buon livello che passano in palestra anche più di sette ore per settimana, quante ore dovrebbero passare sul campo per curare con un uguale attenzione l’aspetto tecnico? Almeno 21? Evidentemente grazie all’esasperazione della preparazione in palestra si è anche riusciti a risparmiare tempo nella strutturazione del piano di allenamento. In un primo tempo effettivamente è proprio così, i progressi innescati dal miglioramento delle doti condizionali sono abbastanza repentini, poi però tali progressi vanno mantenuti nel tempo. Per quanto riguarda invece tutti i miglioramenti dovuti all’affinamento della tecnica del gesto sportivo c’è da dire che anche se questi miglioramenti richiedono più tempo quando vengono innescati sono praticamente irreversibili e stampano dei circuiti nervosi che non verranno più persi. Non c’è bisogno di mantenere nessun condizionamento nervoso perché questo è come una sorta di abbonamento che non scade più. Certamente se torniamo a meditare ed a studiare su queste cose c’è una certa categoria di prodotti che ci appariranno un po’ meno determinanti per la preparazione e allora si tratta anche di scelte di mercato. Si tratta se decidere di acquistare alimenti e macchinari per incrementare la massa muscolare o se cercare le istruzioni per far funzionare meglio questa massa muscolare senza incrementarla. I primi si trovano dappertutto, le istruzioni si trovano solo dopo lunghe ed estenuanti ricerche.