“Si fa fatica a capirti, hai una sorta di allergia per tutto ciò che è sovietico ma hai rispetto per il comunismo e ti viene da alzarti in piedi se senti l’inno russo… Insomma apprezzi ciò che è stato e per certi versi continua ad essere l’Est europeo o lo denigri? Poi non capisco dov’è che vedi tutta questa sovieticità che ci circonda. Se mi dici che il sistema capitalista del mondo cosiddetto occidentale ha invaso anche i paesi presunti comunisti posso capirlo ma questo presunto modello sovietico che comanda nello sport e pure nella società civile proprio non lo vedo…”
“Ognuno vede le cose a modo suo ed io le vedo nel mio modo. Una presunta democraticità mi permette di scriverle nel nostro sistema anche se dai più vengono ritenute fandonie ed io non mi vergogno a scriverle per questo. Semmai faccio fatica a farle capire perché molti altri che pensano le stesse cose che penso io si vergognano a scriverle perché sembrano troppo controcorrente.
Allora partiamo dalle cose semplici. Il modello sovietico nello sport. Ha trionfato e non si vede all’orizzonte un modello alternativo. C’è poco da squalificare gli atleti russi per quello che hanno combinato i loro nonni più di mezzo secolo fa. Potete squalificare tutti gli atleti russi che volete che il modello sovietico di organizzazione dello sport di alto livello detta legge e temo che continuerà a dettarla ancora per molto.
Il doping su vasta scala l’hanno inventato loro. Quello seguito dai medici, non inventato dai pirla che fanno il “doping fai da te”. Quello che non si chiama nemmeno doping da tanto che è fatto bene e che se fai qualcosa di diverso ti beccano subito positivo all’antidoping e ti dicono che sei dopato (gli altri invece no…). Quel tipo di doping esiste in tutti gli sport, è a disposizione di tutte le nazioni, pure quelle dove i bambini crepano di fame ed è forse la vera democraticità del pianeta. Peccato che sia una democraticità inutile perché si potrebbe benissimo fare sport anche senza farmaci anche se con risultati meno altisonanti e forse farebbe pure meglio alla salute (“forse” perché alcuni medici sentenziano che questo tipo di doping è essenziale per non far sballare alcuni parametri bioumorali in atleti che si allenano abitualmente troppo).
Dove vedo la sovieticità nella società civile oltre che nello sport? Allora qualcuno con la memoria corta si è dimenticato che in tempi molto recenti non hanno esitato a chiuderci in casa con le televisioni che all’unisono recitavano che bisognava assolutamente stare attenti ad uscire e che in giro c’erano dei pericolosi “No vax”. I presunti “No vax” (che per esattezza avrebbero dovuto chiamarsi “No farmaco”) erano dei soggetti pericolosissimi che avevano rifiutato di prendere un farmaco che la televisione ogni trenta secondi continuava a ripetere che era semplicemente miracoloso e salvava milioni di vite umane. Si dimenticavano di dire che purtroppo quel farmaco aveva anche pericolosi effetti collaterali e per qualcuno poteva risultare anche potenzialmente letale. Tanto per dire dove vedo la “mia” sovieticità, quella che pochi vedono perché quasi nessuno descrive, ricordo che mentre in U.R.S.S. per frequentare certi ambienti bisognava avere la tessera del partito e non era certamente una cosa carina e democratica, in Italia, paese apparentemente non sovietico, in quel tempo (e l’U.R.S.S. era già caduto da quasi trent’anni) per entrare in certi ambienti (ma tanti ambienti, quasi tutti, pure nei cessi…) era necessario dimostrare di aver preso un certo farmaco, altro che tessera del partito. Con la sola tessera del partito non andavi proprio da nessuna parte. O meglio per certi versi era pure quella una tessera di partito (la chiamavano con un nome inglese) ma te la davano solo se avevi preso un certo farmaco.
Io dico che in quei momenti abbiamo superato dieci a uno la mitica Unione Sovietica. Non è passato molto, ci sono stati pure dei processi, ed io dico che siamo ancora pienamente nel sistema sovietico perché i processi non sono stati a chi si è sognato di far applicare quelle regole folli ma… a chi le ha applicate con troppa elasticità e senza la tempestività ed il rigore necessari.
Insomma si è preso a pretesto un virus del quale non abbiamo mai capito un’acca e ancora adesso ci abbiamo capito ben poco per proporre una dittatura della televisione come se questa non fosse già onnipresente in ogni momento della nostra vita.
Ovviamente molti questa realtà non la vedono e sono ben contenti che praticamente tutte le televisioni raccontino la stessa cosa altrimenti nel caos dell’informazione poi la gente non saprebbe cosa fare.
La perla di sovieticità nel nostro stato è proprio questa monoliticità dell’informazione, Se non è la televisione sono i social e se non sono i social è internet. Viviamo la dittatura del mercato, ciò che non fa comodo al mercato non passa ai mezzi d’informazione.
Prima di essere spento io potrei passare questo sito ad un certo livello di diffusione. Sapete come potrei fare? Venire a patti col mercato. Avrei un breve bagliore e poi verrei spento perché oltre un certo numero di visualizzazioni queste cose non te le lasciano scrivere. Preferisco restare quasi morto, quel lumicino folle e tremante praticamente del tutto insignificante ma almeno ho il gusto di scrivere quello che sento io e non quello che vogliono farmi sentire gli altri. Pure di questo sovietismo imperante un po’ opprimente e che è l’eredità meno gradevole di quella che è stata la grande U.R.S.S..