OLIMPIADI E NON SOLO

Fra pochi giorni iniziano le Olimpiadi di Rio. Rischia di essere un’edizione un po’ particolare dei Giochi Olimpici, forse la prima volta che lo sport provoca danni a sé stesso senza interferenze politiche esterne. “Forse” nel senso che anche la storia del doping dei russi per qualcuno è una storia di politica più che di sport ed allora sarebbe una nuova scusa politica per confezionare una specie di boicottaggio al contrario, più che boicottaggio lo chiamerei “sabotaggio”. Che un evento di portata mediatica come le Olimpiadi possa essere indenne da pressioni politiche di tutti i tipi è utopia e dunque, boicottaggio o sabotaggio, avremo sempre a che fare in questi eventi che interessano le televisioni di tutto il  mondo e dunque hanno miliardi di spettatori, con strategie politiche anche abbastanza imprevedibili che potranno alterare l’esito delle competizioni. Per fortuna lo sport non è solo Olimpiadi e, da insegnante di educazione fisica, posso pure aggiungere che l’attività motoria non è solo sport. Per assurdo se tutti avessimo la sana abitudine di muoverci costantemente e con raziocinio lo sport potrebbe anche non esistere. Lo sport esiste come scusa, come “strumento” per aumentare e razionalizzare la nostra attività fisica, che soprattutto nella società contemporanea tende ad essere sempre meno, ed è utile per dare un senso a questa attività e renderla divertente. Se uno per un qualsiasi motivo è allergico allo sport inteso come insieme di regole che codificano un certo tipo di gioco può benissimo muoversi anche senza fare sport come e più di chi lo pratica.

Tempo fa avevo scritto un articolo su tre ipotetici livelli di prevenzione considerando l’attività motoria e mi sono cacciato in una questione complessa perché in gergo medico la prevenzione è un qualcosa che ha a che fare anche con indagini strumentali oltre che con stili di vita corretti. Così mi sono inventato tre categorie di prevenzione che hanno a che fare con l’attività fisica e spero di non aver fatto una sana confusione.

Parlando di attività motoria e sport le categorie devono diventare almeno quattro e spero di non fare ulteriore caos. Ci sono almeno quattro ambiti di attività motoria e sono tutti e quattro importanti, anche se a mio parere, quello che scuote di più l’opinione pubblica che è proprio quello dello sport spettacolo che va in scena alle Olimpiadi, tutto sommato è quello meno importante perché riguarda una elite di atleti che non è molto numerosa rispetto alla totalità degli sportivi, anche se non dobbiamo credere che gli atleti coinvolti nel fenomeno olimpico siano poi solo quelli che effettivamente partecipano alla manifestazione vera e propria.

La categoria più importante, la prima, penso che sia proprio quella che non si chiama nemmeno sport. E’ quella che bene o male riguarda tutti, dalla nascita alla morte, è quella dell’attività motoria quotidiana che nel sedentario è cronicamente deficitaria ed è l’unica categoria all’interno della quale, con l’attuale strutturazione del sistema sanitario, prevederei un obbligo di certificazione medica.  Da un’analisi dell’attività motoria quotidiana dovrebbero emergere le categorie a rischio e potrebbe essere utile obbligare tutti i sedentari cronici (che purtroppo sono molti)  a sottoporsi a controlli periodici per verificare l’entità dei danni provocati dalla sedentarietà. Chiaro che un obbligo in tal senso comporta degli oneri di assistenza sanitaria ma l’elevata incidenza di problemi di salute presso la popolazione sedentaria potrebbe riuscire a far rientrare questi costi grazie ad un probabile contenimento di patologie importanti con un elevato costo sociale.

Le altre tre categorie, a diversi livelli, sono comunque categorie che riguardano lo sport e dunque, partendo dal presupposto che un soggetto che, a qualsiasi livello, pratica sport un minimo di salute deve avercela prevederei per questi soggetti dei controlli non obbligatori suggeriti di volta in volta dal medico di base, con l’accortezza di fare un giretto dal medico di base anche se si è sportivi e ci si sente in perfetta forma. In poche parole la precedenza ai moribondi, per la salute degli apparentemente sani che poi magari sono ugualmente moribondi, non stabiliamo urgenze che non possiamo permetterci il lusso di determinare visto che i veramente moribondi non sono per niente pochi.

Le categorie di sportivi potrebbero ulteriormente dividersi in tre sottocategorie a completare il quadro. Gli sportivi cosiddetti “non agonisti” che sono quelli che, pur praticando sport non praticano attività sportiva organizzata con continuità e quindi sono quelli che si improvvisano sportivi quando ci sono sfide fra amici (quelli delle partite “scapoli-ammogliati” tanto per intenderci).  A questi va raccomandata prudenza perché a volte questo tipo di attività nasconde insidie che sono più gravi di quelle degli sportivi agonisti nel senso che un’adeguata preparazione all’evento sportivo è il miglior sistema per porsi al riparo da sorprese.

Poi ci sono gli sportivi agonisti non professionisti che sono tutti quegli sportivi che partecipano a gare e/o campionati organizzati dalla varie federazioni sportive ma che non prendono parte a competizioni di alto livello e pertanto oltre a non avere introiti e rimborsi spese per la loro attività non hanno questa prospettiva nemmeno all’orizzonte e  non sono assolutamente invischiati in problematiche di necessaria ottimizzazione del rendimento sportivo. In pratica sono tutti quegli sportivi che pur praticando attività sportiva con impegno e dedizione non hanno bisogno di supportare la loro preparazione con alcun protocollo farmacologico e tanto meno hanno bisogno di partecipare a stage di perfezionamento tecnico della preparazione. Questi soggetti non costano praticamente nulla alle federazioni sportive ed anzi riescono addirittura a partecipare ai costi di gestione dell’attività agonistica tramite il pagamento di contenute quote di iscrizione che però, almeno si auspica, sono in numero cospicuo.

L’ultima categoria, e adesso potrete capire perché questo articolo si intitola “Olimpiadi e non solo” è quella degli sportivi professionisti e di quelli che, anche senza esserlo, puntano a diventarlo e pertanto hanno necessità di ottimizzare il rendimento sportivo e per questo motivo si sottopongono a preparazioni molto gravose che molto spesso necessitano di un protocollo farmacologico di supporto o comunque di un’assistenza medica di prim’ordine. E’ questa categoria di sportivi che ha creato gli spiacevoli incidenti diplomatici con la Russia ed è questa categoria di sportivi che a volte fa dire che dello sport di alto livello non si capisce più nulla, perché gli unici che possono capirci  veramente qualcosa sono i medici visto che anche i preparatori e gli allenatori vengono spiazzati e colti in contropiede da incursioni dell’antidoping che sanzionano questo o quell’atleta che non sono stati adeguatamente assistiti a livello medico.

Insomma lo sport di vertice purtroppo è uno sport per ricchi e chi non può godere di grande assistenza medica può anche attendersi uno stop improvviso dell’attività agonistica perché se non  si controllano costantemente certi parametri si può finire bloccati dall’antidoping a sorpresa.

E’ importante che abbiamo ben presente che lo sport non sono solo le Olimpiadi ma è anche e soprattutto quello praticato da milioni e milioni di sportivi che non hanno nessuna urgenza di arrivare a risultati sensazionali e pertanto non hanno la necessità di essere controllati a livello medico quasi tutti i giorni. Questi sportivi non sono certamente un costo per la comunità ed anzi la rendono più sana e felice. Non che gli sportivi di alto livello siano tristi ma teniamo presente che i due allenamenti al giorno non si sostengono con grande facilità e abbiamo il buon senso di capire che quando un atleta di questi risulta positivo all’antidoping molto probabilmente non è un criminale ma è semplicemente un atleta che, per chissà quale motivo, non è riuscito a beneficiare di una assistenza medica di alto livello.