NOSTALGIA DEI TEORICI DELLA GRAPPA DI POMI

Domani vado a trovare i teorici della grappa di pomi. Per curiosità mi sono letto l’articolo che avevo scritto qualche anno fa proprio per ricordare il tempo nel quale studiavamo insieme all’ISEF. Sono passati altri nove anni da quell’articolo e tutto è ancora terribilmente attuale.

Mi sento invece in dovere di precisare una cosa un po’ fastidiosa e che non deve essere assolutamente tenuta nascosta. Quando qualcuno di noi afferma orgoglioso che l’ISEF di allora (sto parlando della fine degli anni ’80) era decisamente più evoluto e all’avanguardia dell’Istituto di Scienze Motorie di adesso perché fondamentalmente ci si sono gettati dentro troppi medici incapaci di trattare la materia (all’ISEF ci avevano insegnato che i medici andavano bene per curare i malati ma erano incapaci di allenare i sani…) rischia incidenti diplomatici e peggio. Va bene essere diplomatici ma essere falsi non è bello, se la realtà è questa è inutile negarla ed anzi l’evidenziazione della realtà potrebbe essere un’ottima occasione per dare motivo di rivalutazione all’Istituto di Scienze Motorie visto che non è mai troppo tardi e la pena per aver gettato il bambino con l’acqua sporca ai tempi della riforma potrebbe anche essere più corta di un ergastolo.

Ebbene il fatto che domani ci troviamo a discutere di queste cose ed a capirle siamo solo noi ed una ristretta elite di curiosi del movimento è semplicemente scandaloso. La vera colpa dell’attuale istituto di Scienze Motorie è quella di aver ignorato questa cosa e se noi, per falso pudore o per comodità del quieto vivere, rinnegassimo l’autentico fervore intellettuale di quegli anni probabilmente saremmo i veri assassini di una corrente di pensiero che ci vedeva avanti decine e decine di anni.

Io stesso, talvolta, quando non vengo compreso da miei colleghi ben più giovani di me, taglio corto dicendo che “io vengo fuori dal vecchio ISEF, sono un un’insegnante all’antica e la penso in un certo modo per quello…”.

In alcune situazioni dentro di me pecco terribilmente di presunzione e mi sento accerchiato da giovani che vedo circa vent’anni dietro a ciò che insegnavano a noi allora. Non credo nella poesia disfattista ed è per questo che invece di chiudermi in una dolce malinconia a volte mi scontro in modo anche piuttosto aspro con alcuni miei colleghi pur di spiegare il mio punto di vista. Ovviamente tento di essere rispettoso ed educato, e spero di riuscirci, perché penso che sia buona cosa anche essere rispettosi del passato.

L’unica cosa strana, e quella faccio proprio fatica a spiegarla, è che io ritengo che il passato siano loro che sono mediamente trent’anni più giovani di me, ma forse questa cosa l’aveva già spiegata Gian Battista Vico molti anni prima…