MA POSSONO ESISTERE DELLE “TECNICHE” PER INCREMENTARE L’ENTUSIASMO?!?

Questa potrebbe essere la domanda del secolo. Se esistono di queste tecniche ci servono nello sport, nella scuola, nel mondo del lavoro e nella vita in genere, dappertutto.

Allora viene da pensare che queste “tecniche” non esistano, o meglio non si può chiamarle “tecniche” altrimenti, come tali, sarebbero utilizzate da tutti.

Forse è più proprio dire che possono esistere dei “trucchetti”, delle strategie per tentare di incrementare l’entusiasmo in più ambienti e, di volta in volta, questi trucchetti sono molto specifici e calati in una particolare realtà unica, irripetibile.

In tale contesto molto complesso, tuttavia, mi pare di rilevare un comune denominatore di molte storie dei nostri giorni.

Abbiamo sempre pensato che l’entusiasmo possa essere scatenato dalla rincorsa ad un certo obiettivo e così ci creiamo obiettivi sempre nuovi, sempre più ambiziosi, impegnativi e soprattutto difficili da raggiungere. Se questo atteggiamento in un primo tempo è vincente ed effettivamente porta ad incrementare l’entusiasmo verso una certa cosa, ad un certo punto ci si trova con livelli di stress non trascurabili che vanno a guastare tutto. A quel punto l’entusiasmo può essere rilanciato solo da obiettivi razionali che comportino un impegno meno stressante perché il vero obiettivo non è più il risultato finale ma la vivibilità e godibilità del percorso che si effettua per giungere a quell’obiettivo.

Dunque più che delle tecniche per scatenare l’entusiasmo possono esistere delle valutazioni che è opportuno fare per capire se questo benedetto entusiasmo può essere alimentato in modo efficace o meno.

In più ambiti un passo indietro è più efficace di una corsa all’innalzamento degli obiettivi. E così penso in principal modo al mondo dello sport dove un atleta, se non si dopa, deve avere un talento infinito per emergere oppure supplire con allenamenti semplicemente mostruosi ad una condizione fisica non assolutamente eccezionale.

Dunque lo sport, per alimentare l’entusiasmo, ha bisogno anche di obiettivi umili, quegli obiettivi che razionalmente si sa che possono essere raggiunti anche senza doparsi, senza sottoporsi a due sedute giornaliere di allenamento e senza avere una condizione fisica di partenza come ce l’ha solo un atleta su un milione.

Ma se questa è la condizione dello sport non molto diversa è la situazione della scuola e pure quella del mondo del lavoro.

Nella scuola occorrerebbe un ambiente meno stressante, meno competitivo, con orari di lezione meno carichi e programmi di studio più abbordabili senza dover stressare la memoria a breve termine in modo clamoroso.

I giovani moderni hanno capacità di immagazzinamento nella memoria a breve termine di una quantità di informazioni semplicemente mostruosa, poi nella memoria a lungo termine, che è quella che ci serve per utilizzare praticamente quanto appreso a scuola, non trattengono praticamente nulla perché non sono motivati a farlo, non hanno nessun entusiasmo a farlo, nessun contenuto emotivo che porti e volersi servire in tempi successivi di quanto appreso a scuola. In breve tutte le nozioni apprese servono esclusivamente a superare le tappe per il conseguimento del diploma finale ma non per formare in modo autentico lo studente che trattiene si e no il 20% di quanto appreso.

Nel mondo del lavoro la questione non è molto diversa e pare quasi che questa scuola senza entusiasmo deva preparare a questo lavoro altrettanto senza entusiasmo. Si lavora per portare a casa lo stipendio ma senza l’ambizione di svolgere un servizio effettivamente utile per la comunità. Si accetta di impelagarsi in mille vicende burocratiche senza combatterle per razionalizzare il lavoro e si accettano senza protestare orari improponibili pur di raggiungere una paga soddisfacente. Insomma anche lì comanda il “voto” che in questo caso è il danaro, sulla necessità di lavorare effettivamente bene e con entusiasmo.

Anche lì la prima cosa da fare sarebbe tornare ad orari di lavoro sopportabili perché lo stress che soffoca l’entusiasmo si può combattere solo in quel modo.

Con una immagine un po’ strana mi viene da dire che l’uomo contemporaneo è un po’ come un soggetto che si trova davanti ad un piatto di pastasciutta da mezzo chilo e sa che deve per forza mangiarla tutta. Non può averne entusiasmo perché anche se è fatta nel migliore dei modi alla fine risulterà troppa e pure nauseante. E così il lavoro e pure la scuola: se caricano troppo “lo stomaco” alla fine risulteranno stressanti e nauseanti anche se potenzialmente invece erano molto divertenti ed entusiasmanti.

Non esistono tecniche per aumentare l’entusiasmo, esiste una società che tende e buttarci in un vortice e a triturare tutto rischiando di farci perdere ,l’entusiasmo anche per le cose che ci piacciono. E’ nostro compito vigilare sui ritmi della nostra vita per renderla più vivibile perché tutto quanto ci circonda è riferito in primo luogo a noi stessi più che ad una irrefrenabile società dei consumi che ormai ha stressato tutti tranne che gli oligarchi del capitalismo.