Ascolto la radio, un’ emittente di quelle con molti ascolti. Sette spot pubblicitari: automobile, automobile, automobile, prodotto alimentare inutile, automobile, prodotto alimentare inutile ed infine assicurazioni.
Poi si lamentano se gli italiani vanno troppo in automobile e mangiano troppo. Io mi stupisco che non stipulino anche troppe polizze assicurative. Ma in effetti uno su sette non è tanto, la pubblicità per essere vincente deve essere martellante, anzi più che martellante un bombardamento. L’uno su sette delle assicurazioni è un misero 14%, serve sì e no per sopravvivere.
Non ci sono gli spot per l’attività motoria perché quello non è un prodotto da vendere. Non ci sono spot per le piste ciclabili ne quelli sulle bici elettriche. Tutto sommato un po’ di business ci potrebbe essere anche lì perché l’Italia delle piste ciclabili è più o meno tutta da fare come la rete stradale negli anni ’50. Di bici elettriche se ne potrebbe vendere qualche milioncino ed è un business da miliardi a lanciarlo come si deve. Ma i miliardi guadagnati lì evidentemente vanno persi da altre parti e non conviene. Non a caso nessuno dei quattro spot di automobili che ho sentito stamattina pubblicizzava vetture a carburante ecologico e, per esempio la mia vettura, che ha quasi vent’anni inquina meno di tutte e quattro le vetture “del futuro” (il futuro perennemente del petrolio…) pubblicizzate dagli spot.
Stranamente (ma non ho sentito la radio ancora per molto) non ho sentito spot di prodotti farmaceutici e quando sento quelli resto veramente disorientato. Con che coraggio si pubblicizza una medicina? Una medicina è un rimedio che devi prendere se hai una determinata patologia, la devi prendere con un certo dosaggio punto e basta. Devi prendere quella e te la prescrive il medico e non la scegli certamente tu. Che senso ha farne uno spot? Uno si deve ammalare per consumarla? Non è un bene a consumo variabile. Non c’è la possibilità di prenderne di più o di meno come si può fare con una merendina. C’è un messaggio che passa trasparente ed è semplicemente scandaloso e fa più o meno così: “Guardate che anche sulla vostra salute noi ci facciamo un sacco di soldi tanto è vero che ci investiamo pure in pubblicità, non solo ma se acquistate tanto di questo accidenti che si usa solo quando si sta male noi siamo veramente contenti. In breve siamo ad augurarvi di stare male così potete acquistare il nostro prodotto, anzi, quasi quasi se lo acquistate anche se non state male è meglio poi usatelo, buttatelo via fate quel cavolo che volete tanto la salute è vostra..”.
Sembra una caricatura questa ma non lo è tanto perché la lettura, obbligatoria per legge, del fatto che quel farmaco può anche essere nocivo alla salute se non usato a dovere è letta alla velocità della luce e sembra proprio una cosa di poco conto. L’unico messaggio autentico che deve passare invece è che in Italia consumiamo troppi farmaci inutili, troppe volte lo facciamo senza consultare il medico e ci improvvisiamo medici di noi stessi maneggiando farmaci che sono potenzialmente molto pericolosi. Per tutelare la nostra salute e finirla con questo atteggiamento irresponsabile sarebbe proprio il caso di vietare ogni spot sui farmaci e di ribadire invece che non si assumono farmaci senza aver interpellato preventivamente il medico.
La lotta contro la deflazione pare la lotta del secolo. Ormai pur di vendere ci si guasta anche la salute. Ma perché non si possono vendere prodotti che fanno bene alla salute? Solo perché costano meno degli altri? Ma se ne vendi tanti il business aumenta. E’ meglio vendere centomila auto perfettamente inquinanti che un milione di bici elettriche meno inquinanti? E’ meglio vendere un miliardo di pastigliette inutili invece che qualche migliaio di tonnellate in più di ortaggi che devono passare dalla nostra tavola per farci stare bene? Viene da pensare che sia solo un problema di pubblicità. Il prodotto che si pubblicizza meglio è alla fine quello che si può vendere di più, poi che faccia bene o no quello non conta. Una delle caratteristiche del prodotto è che deve essere facilmente pubblicizzabile.
E così l’attività motoria non è facilmente pubblicizzabile, non almeno quella che fa davvero bene alla salute, perché al paradosso è più pubblicizzabile quella dei supermercati dell’attività motoria che vendono il prodotto più scadente. Ricordo un mio amico che lavorava molto bene in palestra, anni fa e si trovò costretto a chiudere perché non si era piazzato bene sul mercato. Mi disse che ormai era costretto a lavorare per sostenere l’immagine della palestra e non per migliorare la qualità del suo servizio. Era molto più importante centrare la pubblicità che migliorare la qualità. Purtroppo stiamo ancora vivendo quei tempi, anzi forse la situazione è pure peggiorata e ci manca solo che arriviamo a quei livelli pure nell’offerta pubblica di attività motoria.
Quattro spot di autovetture, due di cibo scadente ed uno di assicurazioni. Perché non torniamo a Carosello? Non è possibile tornare indietro sulla pubblicità?
Dicono che si fanno gli anticorpi anche verso la pubblicità, è pure possibile, ma non è possibile che si riescano a pubblicizzare le cose che fanno bene alla salute?
Io pubblicizzo l’attività motoria qui sopra ma per farlo in modo più incisivo vi invito ad analizzare in modo critico tutta la pubblicità che subite. Di tutti i prodotti dei quali vi viene proposto l’acquisto pensate se ce n’è qualcuno di veramente necessario. Pensate se ce n’è qualcuno che è determinante per la vostra salute, più di una camminata in mezzo alla natura, pensate se c’è qualcosa per la quale vale veramente restare un’ora in più in ufficio e rinunciare ad un po’ di salute. Fate un bilancio della salute e pensate se quel prodotto porta ad aumentare il vostro livello di salute o porta a diminuirlo.
La pubblicità è un bombardamento, per difendersi da questo bombardamento l’unica possibilità è sviluppare il pensiero critico, vi auguro che la vostra attività motoria, meno mercificata possibile e più salutare possibile vi porti tutto l’ossigeno necessario a far funzionare al meglio il vostro cervello in questo delicato compito. Sopravvivere alla pubblicità non è certamente facile. Se l’attività motoria ci può aiutare in tal senso cominciate anche voi a fare pubblicità all’attività motoria, in tutti i modi, anche con il passaparola che pur essendo un sistema arcaico è ancora un sistema piuttosto valido. Buona pubblicità “attiva” a tutti.