S’inventano anche l’interrogazione di educazione fisica adesso, non potendo svolgere le normali lezioni in palestra, e da commento io dico subito che, se fosse per me, le interrogazioni le abolirei pure in tutte le altre materie.
Si confonde troppo spesso lo strumento con l’obiettivo. L’obiettivo direi che sia piuttosto chiaro che è l’apprendimento ed uno dei mezzi (non certamente l’unico…) per raggiungere questo fantastico obiettivo è l’istituto della valutazione che purtroppo si regge ancora sulla mitica interrogazione perché con altri mezzi (vedi gli splendidi test a crocetta) sono riusciti a fare pure di peggio.
Che l’insegnante di educazione fisica possa lanciarsi su una clamorosa interrogazione mi può andare anche bene nel momento in cui questa è una scusa per far capire a tutti che anche l’educazione fisica ha una sua importanza e non sono solo ore di ricreazione per recuperare lo stress delle altre più impegnative. Poi sarebbe opportuno che l’insegnante di educazione fisica si adoperasse per far capire che comunque la valutazione resta uno strumento per migliorare l’apprendimento e non è un accidenti per rompere le scatole agli allievi perché, se usato male, ogni strumento di valutazione, sia un fantomatico test a crocetta o un più sensato e razionale colloquio con l’allievo, rischia di risultare un inutile fastidio e non un utile strumento.
Abbiamo questa immagine dello studente lanciato in una corsa ad ostacoli dove gli ostacoli sono le continue verifiche che ostacolano il processo di apprendimento invece di favorirlo perché ad ogni ostacolo (verifica) lo studente cambia passo per affrontare nel modo migliore l’ostacolo, poi affronta questo stramaledetto ostacolo che la maggior parte delle volte è troppo alto (leggi anche tre ore di studio il pomeriggio precedente, rischiando di compromettere il tempo per la seduta di allenamento) a alla fine piomba a terra in un’azione che non è per niente fluida perché questo atterraggio è pesante e rallenta notevolmente tutta la corsa.
La prima cosa da dire è che l’apprendimento non dovrebbe essere una corsa perché non deve esserci nessuno che corre dietro all’allievo mentre perfeziona il suo processo di apprendimento e la seconda scontatissima cosa da dire è che se proprio devono esserci degli ostacoli a fare da stimolo perché l’attenzione sia sempre elevata e l’allievo non si addormenti, questi eventuali ostacoli non devono essere troppi e non devono nemmeno essere troppo alti, altrimenti il percorso più che restare un percorso fluido e gradevole diventa un percorso di guerra.
Non è sconosciuto il fatto che gli studenti moderni siano degli abili superatori di verifiche verso le quali hanno sviluppato tutta una serie di tecniche e molto spesso siano poco interessati al processo di apprendimento vero e proprio. Quando è incamerato il buon voto come sia arrivato questo non ce ne frega proprio nulla, non è importante aver imparato qualcosa, è importante avere buoni voti.
Allora l’interrogazione in educazione fisica, che può nascere come un’idea un po’ bizzarra dell’insegnante che vuole fare il verso agli altri, può diventare un’ottima occasione per rivedere completamente questo tipo di approccio e far capire, per esempio, che anche il tempo dedicato alla valutazione può essere tempo utile per perfezionare il processo di apprendimento e non per torturare l’allievo con inutili, pedanti e pure inopportune domande.
Fondamentalmente, soprattutto in educazione fisica, all’interrogazione va sostituito il colloquio dove l’obiettivo non è un voto che non serve a nessuno ma uno scambio di opinioni e dove, una volta tanto, non vince inesorabilmente chi ha studiato di più ma solo chi ci sta in modo sincero ed appassionato a tentare di capire cose che in modo compiuto non può aver compreso nemmeno l’insegnante perché la cosa fantastica dell’educazione fisica è che non è una scienza esatta tanto è vero che ci hanno provato a chiamarle “Scienze motorie” ma hanno dovuto tornare indietro e puoi studiarti tutti i testi che vuoi che non potrai mai prendere 10 perché il dieci, la perfezione, in educazione fisica non può mai esistere (anche se Nadia Comaneci potrebbe avere qualcosa da ridire ma può essere solo lei ad obiettare ciò…) e non solo ma puoi pure essere superato in efficacia delle argomentazioni da uno che non ha studiato nessun libro ma su un preciso argomento è semplicemente più attento e reattivo intellettualmente. Insomma l’insegnante di educazione fisica, in breve, dovrebbe insegnare a tutti gli altri che a scuola non si va per ripetere a memoria quanto si è letto sui libri ma si va per produrre cultura. Cultura che può essere prodotta solo se ci si mette onestamente e con passione del proprio, indipendentemente dalla marea di testi più o meno ortodossi consultati. E’ sul metodo che l’insegnante di educazione fisica deve avere una marcia in più ed indicare a tutti gli altri una nuova via verso nuovi sistemi di apprendimento, meno meccanici e più autentici.
In educazione fisica se apprendi qualcosa e non produce frutti vuol dire che era solo teoria sterile ed invece qualsiasi cosa che metti a punto e che consente di migliorare le prestazioni ha una sua dignità ed un suo diritto di attenzione anche se non si è mai letta da nessuna parte e pare una cosa proprio curiosa che non ha nessun fondamento scientifico. Dick Fosbury non ha mai letto da nessuna parte come si faceva il salto in alto, se l’è inventato e nei primi momenti di questa scoperta qualche tecnico poteva pure sostenere che lui era un pazzo svitato che aveva tempo da perdere invece di pensare a saltare bene in alto visto che era comunque un ottimo saltatore.
Per cui sono anche d’accordo con l’interrogazione di educazione fisica a patto che sia permeata da un grande umiltà e a tal proposito direi che sia il caso di chiamarlo colloquio più che interrogazione e siccome di questo colloquio non siamo assolutamente in grado di stabilire l’efficacia e l’utilità a priori, ma possiamo semmai valutare solo l’autentico interesse e la passione a sostenerlo, direi che per il bene dell’insegnante sia proprio il caso di rinunciare all’assegnazione di un qualsiasi voto.
Con l’apposizione del voto l’insegnante andrebbe solo a certificare il grado di entusiasmo trasferito sull’allievo, siccome questo dipende da un’infinità di fattori dei quali nemmeno l’insegnante può colpevolizzarsi è inutile che l’insegnante stesso si metta “4” se l’allievo, come in tutte le altre materie viene li avendo studiato il testo a memoria (esiste anche in educazione motoria che non crediate, per conto mio dovrebbe comprarne uno solo la scuola, se lo vuole l’insegnante, e metterlo in biblioteca a disposizione di tutti ma evidentemente il business dei libri di testo è arrivato pure lì…) e dimostra chiaramente di non aver nessun interesse autentico per la materia.
Con l’interrogazione in educazione fisica quello che impara di più è certamente l’insegnante, poi, se è molto bravo forse trova i sistemi per fare in modo che il colloquio sia occasione di crescita anche per l’allievo, ma questo non è garantito. Certamente è una grande occasione per far capire che l’interrogazione vecchio stampo dove c’è un luminare che sa tutto e un povero idiota che al massimo ha studiato quattro cose a memoria non funziona più molto bene. In educazione fisica sappiamo bene che non è così e non c’è bisogno di dimostrarlo, nelle altre materie se a volte è così vuol dire che bisogna trovare i numeri per migliorare assolutamente la qualità (e non la “quantità) della scuola.