Siamo ancora qui a credere che la politica del cambiamento la possano fare i partiti con la politica televisiva. Il cambiamento può arrivare se tutta la gente scende in piazza e comincia a fare la politica vera invece di vederla in televisione. E’ un po’ come lo sport: lo sport che funziona meglio è quello che fai al campo sportivo non quello che vedi per televisione, quello che vedi per televisione sarà anche divertente da vedere ma non serve per riguadagnare la salute che il sistema dello stress ci sta minando tutti i giorni.
La vera politica, più ancora che nelle piazze, andrebbe fatta a scuola perché sono solo i giovani che possono avere reali programmi di cambiamento, le persone mature non hanno la fantasia per immaginare il cambiamento, ne hanno paura e fondamentalmente vanno in piazza per protestare per cose antiche come il prezzo della benzina senza capire che il futuro è senza benzina ma con i mezzi pubblici che funzionano alla grande ed è per quello che devono protestare non per continuare ad andare in auto come nel ventesimo secolo.
A scuola invece, purtroppo non si fa politica, o meglio se ne fa una sola che è quella dell’omologazione sullo stile “Intanto non facciamo nulla, poi quando saremo fuori da scuola vediamo cosa si potrà fare.” Ed in questo modo la prospettiva non è rosea perché la fuori senza l’intervento dei giovani le cose vanno sempre peggio. E’ giunto il momento che devano essere i giovani a riprogettare il futuro, fin che sono ancora a scuola, non dopo perché dopo è troppo tardi, sono subito immersi nel tran tran dello stress (se non stanno molto attenti rischiano di esserlo già nei giorni della scuola finendo per uscire abituati all’idea che la vita è stressante).
La scuola senza politica è leggera, terribilmente leggera, perché si gioca su cose che dopo avranno poca attinenza con la realtà. Non dovrebbe essere molto stressante questa scuola perché se ti va male sai benissimo che dopo te la puoi cavare ugualmente se, invece, va bene sai pure che dopo può essere un autentico disastro perché la garanzia di un’occupazione non ce l’ha proprio nessuno.
L’unico vero stress probabilmente è la consapevolezza che non stai costruendo nulla di ciò che potrà esserti utile dopo. Fai “allenamento” a subire un certo tipo di realtà ma nel concreto non la modifichi e la stai già accettando implicitamente con la tua adesione a questo tipo di scuola.
La lieta novella di una scuola “pesante” ma pesante in senso buono, nel senso che può pesare talmente tanto da arrivare a modificare la società, la possono portare solo gli insegnanti, se aspettiamo che se la inventino i ragazzi attendiamo ancora chissà quanti anni, non ne hanno la volontà, non sanno nemmeno da che parte cominciare ed hanno pure paura ad essere etichettati per contestatori a provarci.
Per certi versi questa è una scuola leggera, nulla di ciò che vi accade dentro ha risvolti decisivi per quanto accade fuori ma questa leggerezza ormai è ancronistica, c’è bisogno urgente della fantasia di giovani, il tempo dell’insostenbile leggerezza della scuola è passato, largo ai giovani.