I genitori sono sempre stati iperprotettivi, ciò è assolutamente normale nella specie umana. Il problema è che attualmente lo sono nel modo sbagliato. Sono eccessivamente presenti in ambiti nei quali la loro presenza è soffocante ed inopportuna, sono pressoché assenti in circostanze nelle quali la loro presenza sarebbe necessaria.
A scuola sono fin troppo presenti quando si tratta di sorvegliare sul rendimento scolastico dei bambini. Controllano i quaderni, controllano che siano fatti “tutti” i compiti, a volte intervengono a correggere direttamente i compiti prima ancora che li corregga la maestra. Questo atteggiamento non favorisce certamente la serenità del bambino che percepisce l’impegno scolastico come una cosa decisamente importante. Non ci si può permettere il lusso di sbagliare e bisogna essere sempre preparati ed efficienti.
I genitori non si preoccupano affatto di quanto giocano a scuola i bambini. Non drammatizzano certamente se il bambino gioca troppo poco e appare nervoso e/o poco sereno, basta che abbia un buon rendimento scolastico. Se poi è stanco probabilmente ciò è dovuto al fatto che si applica molto e dunque è stanco… per una causa nobile.
Il gioco viene controllato nelle feste organizzate con gli altri bambini. Tipiche le feste di compleanno nelle quali si contatta l’ormai classico animatore che regola il gioco dei bambini e contribuisce alla buona riuscita della festa. In realtà i bambini non avrebbero bisogno di alcun animatore per fare una confusione infernale che è quanto di più spontaneo possa emergere dopo una settimana di duri impegni scolastici.
Nella quotidianità non c’è bisogno dell’animatore, c’è la televisione a tenere tutto sotto controllo è così, invece di ore di gioco incontrollato ci sono lunghe ore di poltrona davanti alla TV magari con tanto di patatine e merendine varie a completare un quadro piuttosto desolante.
Quando finalmente vanno a fare sport i bambini possono pure avere un insegnante lungimirante che li lascia finalmente scatenare in tutta la loro dinamicità. Ma anche lì il mito dell’efficienza incombe e sovrasta il divertimento e così se il bambino non impara più che in fretta alcune regole del gioco può essere che, secondo i genitori l’istruttore “… si è bravo, li fa divertire, ma insomma potrebbe anche pretendere un po’ più disciplina per insegnargli qualcosa di più e tanti allenamenti degenerano in una indegna gazzarra…”.
L’indegna gazzarra è quel guazzabuglio di idee che hanno in testa i genitori sulle reali esigenze dei bambini in fatto di gioco e di movimento quotidiano.
Per imparare a muoversi bene i bambini hanno bisogno di giocare tanto, hanno bisogno di giocare a giochi non codificati dove la fantasia sia libera di esprimersi, hanno bisogno di perdere e vincere senza commenti di genitori che spiegano perché hanno perso o come possono fare per vincere ancora meglio.
Non trasferiamo la nostra società estremamente competitiva sui bambini, lasciamoli giocare liberamente, lasciamoli divertire e se anche sbagliano i compiti a scuola permettiamo loro addirittura questo “lusso”. Lasciamo che sbaglino a scuola come nel gioco. A quell’età non è il gioco che deve essere un compito ma i compiti che devono essere un gioco. E poi… sbagliando s’impara!