Ho già scritto un articolo sulla “sostenibilità” dell’attività motoria ma era un articolo che si riferiva ad una sostenibilità in senso letterale riferita proprio all’utente che a volte non ce la fa a “sostenere” proposte di attività motoria impossibili da continuare nel lungo periodo.
Oggi, in “momento caldo” da lotta ai cambiamenti climatici (lotta durissima ed urgente), voglio scrivere di sostenibilità ambientale dell’attività fisica perché esiste un aspetto importantissimo anche di ciò.
Una volta tanto parto dalla mia categoria che quasi mai difendo per principio, per non fare del mio sito un sito di tutela degli interessi di categoria e vorrei focalizzare su una tendenza che ha avuto esiti nefasti sul modo di intendere la mia professione: la “meccanizzazione” dell’attività motoria. L’attività motoria degli ultimi decenni è stata infestata in modo indecente da un’utilizzazione spropositata e spasmodica delle macchine da palestra assolutamente inutili che hanno prodotto una dequalificazione inaccettabile del professionista del movimento ed alla fine pure una contrazione del numero degli addetti impiegati nel settore perché si è arrivati addirittura al concetto di risparmiare sul personale alimentando il business delle macchine da palestra come se potessero servire a scavalcare la competenza dell’insegnante.
La maggior parte dei movimenti eseguibili con le macchine da palestra sono perfettamente riproducibili a corpo libero sulla base delle indicazioni di un professionista del movimento e talvolta in modo anche molto più efficace di quanto possa avvenire con l’utilizzazione delle macchine.
La questione ambientale, come sempre va in conflitto con l’iperproduzione e pone un problema di riconversione della cosiddetta “industria inutile” nata per la bolla speculativa di un certo business. L’industria delle macchine da palestra, ingigantita in modo patologico negli ultimi decenni, può trovare una sua collocazione razionale e assolutamente opportuna nell’ulteriore sviluppo e perfezionamento del settore biomedicale. Mentre un esercizio suggerito da una macchina da palestra puoi benissimo farlo a corpo libero una TAC non puoi fartela fare da un professionista che legge attraverso i tuoi tessuti. Qui il professionista ha certamente bisogno dell’aiuto di macchine tecnologicamente all’avanguardia per poter emettere una diagnosi. Per cui l’economia verde, anche se tende alla recessione, inevitabile dopo anni di iperproduzione incontrollata, non è solo un’economia che chiude le fabbriche ma anche un’economia che tende a riconvertirle secondo bisogni più utili alla popolazione.
E’ chiaro che a fare da sfondo ad una maggior sostenibilità ambientale c’è una contrazione dei consumi e c’è poco da sperare che il PIL dei paesi coinvolti in questi necessari processi di adeguamento possa salire come ai tempi dello sviluppo economico. Siamo arrivati in un’ epoca dove il concetto di progresso non coincide più con il concetto di sviluppo almeno per un certo numero di paesi che inquinano in modo indecente. Il progresso coincide con lo sviluppo solo nei paesi dove ancora lo sviluppo è molto arretrato e l’iperproduzione non è stata ancora sfiorata. Il vero progresso passa da un livellamento dei livelli di sviluppo dei vari paesi che non può essere esagerato in alcuni e praticamente inesistente in altri.
Nei paesi sviluppati e soggetti a iperproduzione l’attività fisica sostenibile è un’attività fisica che costa poco o zero perché in tempi di crisi economica e di recessione non ci si può permettere il lusso di spendere troppo per l’attività fisica. Anche per questo è un’attività fisica che ci deve consentire di risparmiare sulle colossali spese in farmaci ed integratori alimentari (altre industrie gonfiate all’eccesso da motivi di business che dovrebbero orientare la loro produzione verso paesi che ne hanno effettivamente bisogno e allentare la morsa dei falsi bisogni nei paesi ricchi che stanno consumando in modo assolutamente irrazionale). Un’ attività fisica razionale e ben calibrata porta ad una sensibile contrazione dell’uso dei farmaci e ad un quasi annullamento del consumo di integratori alimentari che possono diventare praticamente inutili anche per la popolazione anziana, se ben assistita con un piano di preparazione fisica efficiente.
Da questo punto di vista bisogna impiegare nuove energie per la lotta contro la sedentarietà e bisogna anche mettersi in atteggiamento critico nei confronti dello sport professionistico che a volte invece che tutelare la salute degli atleti la mina.
In presenza di preparazioni fisiche esagerate sempre più presenti in un mondo dove lo spettacolo premia il numero uno con cifre spropositate, il ricorso all’uso dei farmaci è sempre più utilizzato e, al paradosso, lo sportivo di alto livello può diventare un soggetto che usa mediamente più farmaci del cittadino comune. Purtroppo si può arrivare a dire che un certo tipo di sport professionistico alla fine rischia di “inquinare” lo sport di base più che riuscire ad esercitare la sua sana funzione di traino per questo. Tale inquinamento non deve essere letto solo negli esecrabili episodi di corruzione quali scommesse e trattative per far girare lo spettacolo in un certo modo ma anche più semplicemente come un modello di preparazione che possa essere proposto effettivamente al cittadino comune. Faccio un esempio banale: un atleta che deve trovare il tempo per offrire una equa quantità di allenamento quotidiana al suo fisico fa la cosa più salutare che ci possa essere ed anzi si pone al riparo dai rischi derivanti da un eccesso di competizione scolastica che al giorno d’oggi è una patologia del mondo della scuola piuttosto diffusa (molti studenti dichiarano di aver mollato precocemente la pratica sportiva per problemi di studio e non sono bugie per farsi compatire dagli adulti ma la triste realtà). Ma un atleta che deve trovare il tempo di fare due allenamenti al giorno, perché così vuole lo sport di vertice, è un soggetto che dovrà iscriversi ad una scuola privata particolare o che dovrà fare i miracoli, oppure che dovrà addirittura interrompere gli studi per sostenere una preparazione decisamente non normale.
Il concetto di attività fisica “sostenibile” è un concetto molto importante a da valutare bene e può essere riassunto in un’osservazione curiosa ma anche abbastanza confortante: quasi sempre il tipo di attività fisica “sostenibile” per l’ambiente e che non produce danni ad esso è anche un’attività fisica sostenibile per il comune cittadino, molto utile, gradevole e che fa bene alla salute. Il modello al quale dovremo guardare in futuro, per tutelare la salute e l’ambiente dovrà essere un modello sempre più svincolato da ogni logica di iperproduzione e di business.