Non c’è dubbio che l’atletica italiana di vertice sia in gran forma, 24 medaglie ai Campionati Europei è un bottino notevolissimo. roba che nemmeno U.R.S.S. e D.D.R. riuscivano a fare ai miei tempi.
Il mio pensiero però va all’atletica di base, come sempre, ed in questo pensiero mi piace citare Filippo Tortu, quello che a me è più simpatico degli azzurri, l’atleta che quando corre col bastoncino della staffetta corre più forte che quando corre per i cavoli suoi.
Tortu si arrabbia, ed ha quasi ragione, perché nella prova individuale non riesce a tirare fuori quello che poi dimostra di valere in staffetta. Però stiamo sempre parlando di un atleta che anche nella prova individuale ha pigliato l’argento, non è che sia arrivato ultimo.
E allora io mi sento di rispondere virtualmente a Tortu che io ho un altro problema che forse è anche più grave del suo. Io penso al giovane che corre i 200 in 22″5 e dunque è un bravo giovane ma non ha certamente l’assistenza della nazionale, si deve allenare tanto perché se non ti alleni tanto non riesci a correre in 22″5, deve pagare la società sportiva che gli fa fare le gare e magari deve pagarsi pure la quota di iscrizione alle gare perché chissà se la sua società sportiva riesce a pagare le quote di iscrizione alle gare.
Non solo, il problema più grave è un altro, che, non avendo le Fiamme Oro o le Fiamme Gialle o le Fiamme Azzurre o le Fiamme Fuxia alle spalle, deve avere un accidenti di lavoro che molto spesso (quasi sempre…) non ti lascia abbastanza tempo libero per allenarti decentemente.
Non solo, se va a scuola (peggio ancora) non può ringraziare proprio nessuno perché non ha nessuno ad aiutarlo nel duplice compito di studente atleta (status che dovrebbe essere riconosciuto a tutti i ragazzi italiani e non, in modo fra l’altro finto, a poche centinaia di atleti che dimostrano un rendimento agonistico notevolmente superiore alla media) e li sarebbe bello che potesse almeno dire “Ringrazio il mio insegnante di educazione fisica che ha parlato con la profe di italiano e l’ha convinta a non bocciarmi perché le ha spiegato che mi va via molto tempo per gli allenamenti…” perché se il profe di educazione fisica fa una cosa del genere gli ridono dietro (non solo quello di italiano ma anche quello di matematica, quello di inglese e pure quello di latino…) e gli rispondono che lui pensi alla sua materia che loro pensano alla loro.
E così i problemi del simpatico Tortu, pur comprensibili per un’atleta che si allena con dedizione, sono ridicoli in confronto ai problemi del “duecentista medio” che ha ben altro tipo di problemi e che molto spesso… non esiste perché il vero problema del duecentista medio è che è una figura un po’ astratta più che concreta.
Perché astratta? Perché dopo un po’ di tempo, mentre Tortu col suo 20″40 ci prova e ci riprova fin che un giorno o l’altro sotto i 20″ ci va (ed io glielo auguro proprio) il duecentista medio dopo un po’ che fa 22″5 si stressa e finisce per non far più il duecentista medio tanto è vero che di gente che fa quei tempi a 25-30 anni proprio non ne trovi: o sono approdati ad un livello prestativo superiore o hanno mollato tutto e si sono dati alla mezza maratona come mezza Italia che corre più per buttare giù la pancia che per altro.
Mi piace l’atletica televisiva, anche se sarei più per seguire bene il record italiano del decathlon di Dester che i festeggiamenti pirotecnici del funambolico Tamberi, però rilevo come l’atletica di base abbia ancora problemi importanti che non c’entrano quasi nulla con quelli dell’atletica di vertice. A questo punto con un semplicismo stordente mi viene da dire: “Ben vengano i risultati dei campioni se servono per far luce sui problemi dei non campioni che avrebbero molta voglia di impegnarsi anche loro in un’ attività quotidiana ma devono fare i conti con mille problemi di non facile risoluzione”.
Lo so che non vedremo mai il ragazzo che ringrazia in televisione l’insegnante di educazione fisica che ha fatto capire alla collega di scienze che non si possono fare 45 ore di studio e solo 4 ore di sport ma francamente siamo un po’ stufi di sentire in televisione che i risultati dell’atletica italiana dipendono essenzialmente dal fatto che se un ragazzo finisce in un gruppo sportivo militare può fare atletica come si deve altrimenti deve essere condannato a fare il tapascione precoce. Esistono anche le vie di mezzo e se non esistono inventiamocele perché non si vive solo di medaglie.