“L’ANELLO MANCANTE…”: CRITICHE DA UNA PALESTRA PRIVATA

Le critiche costruttive mi fanno piacere, sono anche più utili dei complimenti e riporto, un po’ con la coda fra le gambe, ma senza nemmeno disperare, la critica abbastanza secca e netta che mi piomba immediata da un mio amico, gestore di palestra privata, con riferimento all’articolo da me pubblicato nella sezione “Strategie per la lotta alla sedentarietà” intitolato “L’anello mancante della catena della salute” dove ad un certo punto citavo Zumba, Pilates e Cardio Fitness senza il dovuto tatto e con superficialità.

E’ chiaro che io sbaglio spesso, spero che non sia più opportuno dire che ogni tanto, per sbaglio, scrivo qualcosa di sensato ma, in ogni caso, sono proprio le critiche, anche severe, che mi giungono quando sbaglio a darmi la possibilità di rimediare almeno parzialmente all’errore.

A questo proposito chiedo subito scusa a chi gestisce con dedizione e passione Zumba, Pilates e Cardio Fitness nelle palestre private fra mille sacrifici. Ecco la critica e poi il mio solito goffo tentativo di replica.

 

 

“…caro PTG mi tocca dirti che predichi bene ma razzoli male. Quando rilevi che i 20 milioni di sedentari in Italia sono un costo insostenibile per la collettività scopri l’acqua calda e sfondi una porta aperta. Di questo ne sono già al corrente tutti, non c’è bisogno che continui a ripeterlo spasmodicamente sul tuo sito ed invece bisogna rimboccarsi le maniche per contrastare almeno in parte questa situazione.

Come gestore di palestra privata navigo fra mille difficoltà, ho costi di gestione sempre più elevati e la mattina, quando mi alzo, l’idea che mi fa affrontare la giornata è che comunque offro un servizio alla collettività e mi sto guadagnando il Paradiso ma, se non fosse per questo, mi verrebbe davvero voglia di cambiare mestiere.

Ovviamente anche noi, per sopravvivere, dobbiamo cavalcare l’onda delle mode ma ti garantisco che Zumba, Pilates e Cardio Fitness, che tu citi con una sorta di disprezzo ed altezzosità, sono condotti con grande professionalità e fanno certamente parte dei molti strumenti che abbiamo a disposizione per combattere la sedentarietà.

Quando  ti getti in modo ipercritico su ogni cosa che possa essere definita di moda, dimentichi che anche tu, per esprimere le tue opinioni, stai utilizzando uno strumento che tutto sommato è molto di moda: utilizzi Internet e pertanto, volente o nolente, alla moda ci sei anche tu. E se non fosse per rispetto ad alcuni tuoi articoli sui quali concordo pienamente, mi verrebbe da dire: “Se hai del tempo libero vieni a darmi una mano in palestra, invece di perdere tempo su Internet…”.

La mia vera critica è un’altra. Come hai trovato gli spunti per non criticare la categoria dei medici perché, come scrivi tu, giustamente in questa situazione non hanno punti di riferimento e non sono in grado di indirizzare le persone da nessuna parte per creare un vero piano di prevenzione, avevi anche tutti gli elementi per capire che noi gestori di palestre private siamo probabilmente la colonna portante di questa sacrosanta lotta alla sedentarietà e ci meriteremmo di avere questo riconoscimento più che essere derisi da uno che di palestre private probabilmente ne sa gran poco.

Non critico le tue idee nel voler combattere in tutti i modi la sedentarietà, critico la tua supponenza nel non voler ammettere che noi stiamo portando avanti questa lotta in modo concreto, senza tanti proclami, con costanza e dedizione. Tuo XXX.”

 

La “pappardella” è un estratto ma non ho stravolto i contenuti e l’ho mantenuta anonima perché non si pensi che voglio fare pubblicità a qualcuno.

Allora, ripeto, incasso con umiltà questa sonora batosta che, per dirla in gergo sportivo, mi pare quasi il 7 a 1 patito dalla nazionale brasiliana di calcio lo scorso anno contro la Germania, ma io, ovviamente, non sono il Brasile (magari!) e, soprattutto, il 7 a 1 devo ancora farlo perché al momento sarebbe ancora 7 a 0…

In effetti, forse l’unico modo per fare il gol della bandiera è proprio chiedere scusa punto e basta poi, però, voglio tentare di giustificarmi almeno parzialmente per far capire come io possa aver commesso l’errore di presunzione di deridere l’importante lavoro condotto con capillarità dalle palestre private.

Per conto mio le palestre private sono un po’ vittime della loro immagine. La loro pubblicità mette in evidenza sempre signorine in perfetta forma fisica orgogliose di indossare tute super aderenti che ne esaltano le forme mentre eseguono con grande maestria gesti atletici anche di notevole complessità. Così il vecchio, fuori forma e pure con una panza enorme si sente subito tagliato fuori come potenziale utente di quei centri. Sono palestre che sembrano istituti di bellezza.

Se io predico bene e razzolo male forse voi fate l’errore opposto. Razzolate bene perché offrite un buon servizio alla collettività ma predicate male perché sembra che vendiate il superfluo più che il necessario. In palestra si conquista in primo luogo la salute e poi, forse, si gettano anche le basi per migliorare l’aspetto esteriore. Ma se volete che il vostro lavoro venga riconosciuto e che lo Stato non vi penalizzi con tassazioni che sono più pesanti di quelle riservate a chi vende fumo e giochi d’azzardo, dovete puntare sul fatto che offrite un servizio per la salute della gente non per essere più preparati alla “prova costume” quando si va al mare.

Siamo tutti un po’ vittime delle mode ma le mode siamo anche noi stessi a costruirle. Anche il podismo è terribilmente di moda e molte volte, quando io consiglio ai podisti di adottare un po’ di ginnastica per integrare i benefici offerti dalla corsa, mi sento rispondere che loro non sono tipi da palestra. Possibile che non ci siano delle strategie per ospitare in palestra a prezzi modici anche persone che hanno bisogno di una semplice attività ginnica integrativa ad altre attività sportive? Perché questo cliché che hanno le palestre private per avvicinare un gran numero di utenti è lo stesso che ne tiene alla larga un numero altrettanto grande?

Ognuno la vede a modo suo, accetto la critica proveniente dalle palestre private e chiedo scusa ma non posso esimermi dal rilevare come l’immagine data dalle palestre private nella fantasia collettiva attualmente sia troppo limitante ed i gestori devono avere il coraggio di prendere le distanze da quel battage pubblicitario che rischia di far confondere le palestre con i centri estetici. Non ho nulla contro i centri estetici (ci mancherebbe che adesso mi piombasse addosso pure il missile della loro critica!) ma in palestra, pubblica o privata che sia, si cerca soprattutto la salute che è più importante dell’aspetto esteriore.