L’ACCENTO SU SPORT E SALUTE

E’ opportuno mettere l’accento su sport e salute, in tutti i sensi. E’ importante focalizzare l’argomento perché è di una portata decisamente rilevante in un paese evoluto ed è bene far sì che quell’accento finisca giustamente sulla congiunzione “e” per farla diventare un verbo sacrosanto: “Sport è salute”.

La nostra società sta vivendo un momento particolare, vogliono farci credere che è un momento drammatico ma probabilmente lo è solo per chi si ostina a tenere in piedi un sistema economico che era allo sfascio già prima della caduta del comunismo. Per trent’anni abbiamo vissuto nella menzogna che, visto che il sistema comunista aveva fallito, per esclusione il sistema capitalista doveva essere l’unico possibile e quello indubbiamente vincente. La grande menzogna presenta il conto adesso e basta un virus che non è nemmeno da paragonare alla memorabile spagnola per mettere in crisi tutta l’umanità e scardinare l’impianto sociale a tutti i livelli. Nessuno ipotizza che la società fosse gravemente malata già prima e questa è la dimostrazione che, se possibile, si proverà a reimpiantare il sistema sociale precedente basato sullo sfruttamento della manodopera, sull’iperproduzione e sulla finta lotta ecologica che non parte mai perché mina alla base un sistema che non ha futuro.

Che ruolo può avere lo sport in un contesto sociale simile? Lo sport necessita di tempo libero, senza tempo libero non si può praticare lo sport. Nella società della grande menzogna non c’è più tempo per praticare lo sport o meglio ce n’è solo per chi lo pratica ad alto livello che può anche praticarlo con ritmi esasperati visto che lo sport spettacolo si rende funzionale ad un’ immagine di sport che va d’accordo con l’iperproduzione.

Questa società va smontata pezzo per pezzo e ricostruita partendo dalla riappropriazione del tempo libero. In una società dove la retribuzione oscilla da meno di un dollaro all’ora ad alcuni milioni di dollari l’ora (fate quattro conti per capire se non è vero: alcuni africani pur lavorando tutto il giorno non incassano neanche 3000 dollari in un anno, altri personaggi che vivono in un altro contesto, con i giusti investimenti, in un anno riescono a mettere via anche 10 miliardi di dollari e calcolate quanto fa all’ora…) non ha senso lavorare più di otto ore al giorno. Se vi convincono a lavorare di più vuol dire che vi stanno sfruttando e che se ne stanno approfittando di voi mettendovi alla fame per costringervi a lavorare di più. Il fallimento della politica e del sistema capitalista sta nell’impossibilità da parte di molti, troppi abitanti della terra, anche in paesi cosiddetti evoluti quali è considerata l’Italia, di non riuscire ad evadere da questa logica. Siamo talmente evoluti che non abbiamo più nemmeno la possibilità di metterci a fare sport. Non si tratta di scioperare, si tratta semplicemente di riprendersi i propri diritti a partire da ragazzi quando, con una scuola idiota, impostata sul servilismo e sull’obbedienza, si comincia ad instradare sulla cultura del non cambiamento per sostenere all’infinito la logica dello sfruttamento.

La scuola si è via via sostituita alla Chiesa come principale distributore di valori e così si è passati dall’ideale di solidarietà sociale a quello di asservimento al potere. Ognuno deve arrangiarsi come può e tentare di farla franca in un sistema altamente competitivo, dove l’unica competizione non prevista è quella sul campo sportivo, luogo dove veramente andrebbe scaricato l’istinto di competizione.

Anche la Chiesa risulta inibita nel suo messaggio perchè in un contesto simile il messaggio cristiano risulta veramente devastante, destabilizzante e terribilmente rivoluzionario. Basta che guardate la notizia del momento, la guerra della televisione, quella sulla quale è deciso che devano essere puntati tutti i fari del mondo, per vedere la dicotomia con la quale viene presentato il problema. Secondo la Chiesa si tratta semplicemente di puntare alla pace, di smetterla con le armi che ammazzano le persone e non salvano nessuno. Secondo televisioni, politica, e drammaticamente anche scuola, si tratta di armare la Patria nel giusto per fare in modo che possa stabilire il suo ordine e tenere, grazie alle armi, quell’equilibrio che è già stato deciso dai potenti della terra. E questo avviene da entrambe le parti in fotocopia, dove ovviamente la Patria nel giusto è sempre quella alla quale si appartiene sia essa gialla e blu, rossa blu e bianca oppure nera a pallini rosa.

Lo sport ci serve per pensare, per non bere continuamente le informazioni trasmesse dai grandi della politica (che sono sempre più terribilmente coincidenti con quelle dei grandi della finanza) che monopolizzano il linguaggio televisivo e lo rendono sterile ed improduttivo. La televisione come strumento rimbecillente per anestetizzare le masse, dove anche lo sport non è più necessario perché tanto con tutto quello spettacolare dei grandi campioni il vostro non ha più senso ed è invece una ridicola e inutile pagliacciata da non far vedere a nessuno.

Forse questo è il vero nodo dello sport, far capire che è lo sport per tutti a salvare la società, quello dove il più sfigato dei contendenti conta come il numero uno e prende lo stesso identico stipendio, cioè zero, perchè fare sport prima ancora che un mestiere è un divertimento.

Se anche lo sport ci insegna che un ragazzino con i genitori in bolletta sparata deve pagare per andare al campo sportivo (una volta si giocava per strada senza pagare un bel niente) mentre il campione affermato, che fa pure la pubblicità delle mutande in televisione, può arrivare a prendere anche 1000 euro l’ora o più senza nemmeno essere fra i più forti del mondo in assoluto, allora non ci sono speranze che si combatta se in altri ambiti siamo giunti all’assurdo insostenibile, alla disuguaglianza patologica che nessun sistema sano e nessuna religione del mondo può rifiutarsi di combattere.

Lo sport ossigena il cervello e fa pensare. Lo sport libera l’uomo e mai come in questa era di falsi miti, schiavizzati in tutto e per tutto dal dio danaro, abbiamo avuto bisogno di pensare, di mettere in discussione tutto ciò che ci circonda armati della buona volontà di costruire una società migliore.

Non è solo uno sport per la salute del fisico ma anche per quella psicologica, per scardinare quell’incubo secondo il quale solo lavorando di più e sacrificandosi di più si può tenere in vita questo sistema economico che è l’unico possibile. La grande menzogna sta venendo a galla. Forse se ci svegliamo fuori una nuova realtà è possibile.

Io sono sempre convinto che nuovi impulsi possano arrivare dai giovani che sono i più elastici e mentalmente aperti ed è per quello che sono altresì convinto che se non cominciano loro dal riformare quella scuola che nessun adulto avrà mai il coraggio di riformare, siamo distanti dal compiere mosse decisive in altri ambiti.

Cominciate dal diritto alla salute, dal diritto allo sport, a non dovervi subire altre folli ore di filastrocca a memoria dopo cinque ore di banco alla mattina. da quello forse scoprirete che esiste anche un diritto al lavoro, al non farvi prendere in giro in tempi successivi da gente che ha il coraggio di dirvi “Le faremo sapere” su proposte che nessun lavoratore di un paese civile dovrebbe nemmeno prendere in considerazione.

Un certo tipo di società è al capolinea, ci sono tutti i presupposti per costruirne una di migliore se abbiamo il coraggio di accettare il cambiamento. Oppure si può credere che bisogna studiare sempre di più, lavorare sempre di più per aumentare la produzione, aumentare il pil ed essere decisamente più competitivi sul mercato. Il mercato ci ha stressato tutti e alimenta le guerre (vedi quello del petrolio) la nuova cultura è quella della solidarietà con meno armi, meno accidenti, probabilmente anche meno smartphone e meno velocità di collegamento. Non conta la velocità di collegamento, conta che riusciamo ancora a parlare fra noi ed evidenziare la cose che vogliono farci bere ma non è opportuno bere, dal farmaco per tutti, alla necessità di produrre di più fino alla guerra giusta.