Avevo già scritto un articolo sulle fobie dei genitori del ventunesimo secolo e rischio di ripetermi ma gli eventi mi stimolano a ribadire dei concetti che ritengo importanti.
A scuola di mia figlia vengono proposte delle ore (non di lezione, non so di che cosa…) gestite da uno psicologo perché… possono essere utili per tanti motivi.
So anch’io che ci sono tante cose che non può offrire la scuola italiana che potrebbero essere utili ma da insegnante di educazione fisica che vede la terribile carenza di gioco nei bambini di oggi e da veronese che a volte non riesce fare a meno di esprimersi in dialetto per esternare certi stati d’animo mi verrebbe da rispondere così (poi traduco):
“Caro pisicologo, la me fiola la g’ha bisojo sopratuto de sugar parchè la suga masa poco.
Quanto a ignoransa penso che la sia sa abastansa gnorante anca sensa l’aiuto delo pisicologo e pertanto preferiria che la fasese un corso straordinario de ginastica più che dele ore con lo pisicologo, anca parchè me par che anca i altri buteleti no i suga mia masa tempo.
Fra l’altro el maestro de palavolo el n’ha dito che la buteleta la g’ha bisojo de sugar parchè altrimenti la riscia de averghe un “ritardo nell’apprendimento delle capacità motorie” che no ho mia capì ben cosa sia ma penso che sia ‘na roba mia divertente che dopo no so mia se andando dal pisicologo la se riese a metar a posto… distinti saluti, papà di xxx (per la privacy… ometto il nome di mia figlia altrimenti diventa famosa…)”
Traduzione: Caro psicologo, mia figlia ha bisogno di giocare perché gioca troppo poco.
Quanto ad ignoranza penso che sia già abbastanza ignorante anche senza aiuto dello psicologo e pertanto preferirei che facesse un corso straordinario di ginnastica più che delle ore con lo psicologo, anche perché mi pare che pure gli altri bambini non giochino troppo.
Fra l’altro l’allenatore di pallavolo ci ha detto che la bambina ha bisogno di giocare altrimenti rischia di accusare un “ritardo di apprendimento di alcune capacità motorie di base” che non ho capito cosa voglia dire ma temo che non sia una cosa di poco conto e non so se dopo sia sufficiente portarla dallo psicologo per porci rimedio… distinti saluti, papà di xxx (ed il nome continuo a non aver voglia di metterlo perché mi rendo conto che sono cose delicate, anche se ci si scherza su)
Continuo a vedere una società dove l’incubo che i bambini siano deficienti ed in ritardo di apprendimento prevarica assolutamente la paura che questi giochino troppo poco. In realtà i bambini di oggi sono molto più preparati di quelli di qualche decennio fa ma giocano molto meno e per questo motivo in certi casi rischiano di crearsi dei problemi di ritardo nell’apprendimento delle capacità motorie che non possono assolutamente essere trascurati.
So di attirarmi le ire degli psicologi con queste affermazioni (dopo i dietologi… anche gli psicologi) ma, a mio parere, in una società dove lo “strizzacervelli” è decisamente di moda e gli adulti che lavorano troppo vanno a farsi dire che lavorano troppo e poi, per questa consulenza, sono costretti a lavorare ancora di più perché sono costretti a pagare pure il conto dello psicologo, è inevitabile che si pensi anche allo psicologo per i bambini sottraendo loro importanti ore di gioco che già mancano nei loro “orari”. Siamo stritolati dagli “orari”, come adulti e come bambini. Se lo psicologo riesce sinteticamente a farci capire questo senza farci perdere troppo tempo contribuisce a consolidare un sentimento che ormai dovrebbe essere nella coscienza di tutti, anche senza intervento dello psicologo.
Capire cosa c’entra l’abbandono del dialetto con queste cose non è difficile.
Abbiamo perso la capacità di ragionare in modo semplice, di comunicare in modo semplice.
Quando dico che mia figlia è già abbastanza ignorante anche senza l’aiuto dello psicologo non intendo offendere la categoria degli psicologi, al contrario voglio affermare che i nostri bambini sono già in grado di affrontare concetti complessi in gran quantità, quello che manca loro, invece, è la possibilità di giocare. Sono pieni di giocattoli ma non hanno spazi e tempi per giocare.
E così anche noi adulti siamo pieni di “giocattoli” (uno per tutti l’automobile, ma poi una marea di “giocattoli ipertecnologici”) ma non troviamo spazi e tempi per “giocare”.
Ad un livello molto alto (temo politico più che altro…) gli psicologi devono capire perché questa società ha rinunciato a cercare spazi e tempi per muoversi in spazi autentici più che in spazi virtuali.