LA SOLIDARIETA’ SOCIALE

Bisogna pensare a un “dopo” perché a pensare al presente si va in depressione. Negli Stati Uniti stanno facendo affari d’oro i negozi che vendono armi. Non è che gli americani pensino di sparare al virus con la pistola, no, lo sanno benissimo che il virus è molto piccolo e non si vede. Il problema è che non hanno fiducia nello stato sociale e sanno che chi viveva con 10.000 dollari al mese e adesso ne avrà 5.000 avrà qualche problema ma soprattutto che chi viveva con 1000 dollari al mese e adesso ne tirerà su sì e no 700 forse non ce la farà proprio ad andare avanti. Gli americani comprano armi per fronteggiare le possibili cattive idee di quei cittadini.

L’opzione è credere nello stato sociale, in uno stato che come è stato presente, anche se in un modo un po’ scoordinato, durante il disastro dovrà essere presente e ancora di più anche dopo.

Non ho mai fatto lotte di categoria su questo sito, le trovo di cattivo gusto e non penso che interessino a molte persone, forse nemmeno ai miei colleghi che sono abituati ad arrangiarsi in mille modi diversi e con molta fantasia senza elemosinare nulla dallo stato.

Però  non posso pensare ad uno stato che lascia che tutto vada a remengo, che tutto sia lasciato in balia dei grossi investitori che di attività motoria non ci capiscono nulla e che non hanno mai investito il becco di un quattrino per elevare la professione di esperto dell’attività motoria.

Le piccole palestre vivranno momenti terribili e potrebbero essere fagocitate dalle grandi palestre, dai cosiddetti “supermercati” dove l’attività motoria è declassata.

E’ arrivato il momento di distinguere fra chi lavora davvero e chi fa finta di lavorare. Tutte le piccole palestre avranno bisogno di sovvenzioni e sgravi fiscali perché se si lavora davvero i margini di guadagno sono risibili. E così le piccole palestre anche se non vengono considerati centri di riabilitazione perché non hanno collaborazioni con i medici (rapporto sempre controverso e conflittuale per quanto inneggiato e sbandierato come utile a più riprese) dovranno essere aiutate considerandole alla stessa stregua perché non si può immaginare che il servizio che da alla comunità una palestra dove il titolare è sempre presente ed il personale è qualificato possa essere paragonabile a quello di un supermercato dove il titolare non si sa nemmeno chi sia perché è un grosso investitore che di attività fisica non ci capisce niente e l’unico servizio offerto alla clientela è una serie di lustrini utili a rincorrere mode assurde sostenute da personale addestrato all’uopo.

La palestra come centro che da assistenza all’allievo e aiuta a diffondere l’attività motoria che conta deve essere sostenuta in tutti i modi. I grandi investitori che speculano sull’immagine di una attività motoria mercificata quanto accattivante non si meritano certamente di poter proseguire nella loro opera di distruzione della cultura dell’attività fisica.

Anche il mio specifico settore potrebbe avere bisogno di interventi concreti e sostanziali perché la terza età è una delle categorie a rischio economico oltre che fisico e se i vari enti locali non riusciranno ad intervenire per calmierare le quote di iscrizione ci potrebbero essere degli anziani che pur avendone bisogno non si iscrivono più ai corsi.

Ci saranno problemi di ogni tipo in ogni ambito. C’è da sperare che il criterio della solidarietà sociale possa informare le varie situazioni e che lo stato invece di lasciar via libera agli speculatori (che potranno essere anche più forti di prima) sia presente e possa muoversi energicamente laddove necessario.

E’ evidente che l’emergenza sanitaria va sopra a tutto. Uno scalino più dietro arriva la nostra attività, perché se nella  nostra attività non lavoriamo come si deve alla fine la salute della popolazione ne risente  e, a cascata, ne è danneggiato anche il sistema sanitario nazionale.

Pensiamo in modo positivo, non compriamo armi e immaginiamo un mondo che messo alle strette da nuovi problemi tenta di organizzarsi al meglio, in tutti gli ambiti, anche nell’attività motoria che non si merita di essere considerata un territorio di conquista dei grandi investitori ma deve essere considerata una cosa molto importante fruibile da tutta la popolazione. Meno marketing, più professionalità.